Il legale: ''Possibile soluzione bonaria". L'avvocato della conduttrice: "La querela sporta da risale a cinque anni fa e non aveva ad oggetto "siparietti ironici o sarcastici""
Stamattina si è svolta la prima udienza presso il Tribunale di Alessandria che vede imputata la figlia di Ornella Muti, querelata dalla conduttrice Barbara D'urso per due video pubblicati nel 2019 in cui l'influencer commentava due episodi avvenuti nel corso della trasmissione 'Pomeriggio Cinque' che, secondo la conduttrice, sono lesivi del suo onore e della sua reputazione. "La signora D'Urso non ha individuato quella che è l'ironia e il sarcasmo di Naike nel dire alcune cose su un siparietto di un momento della trasmissione di 'Pomeriggio 5' - spiega l'avvocato della Rivelli Antonio Pelle poco dopo l'udienza all'Adnkronos - il primo video riguardava un intervento di Sgarbi dove si parlava del suo appeal sessuale e dove sia Sgarbi che la D'Urso scherzavano tra loro e Naike ha fatto un commento su quel modello di televisione, che in quel periodo aveva un enorme audience, e ha detto 'come è caduta in basso l'Italia che si guarda questi programmi trash'.... Il secondo video - prosegue il legale - riguardava una intervista fatta dalla D'Urso a Silvio Berlusconi prima della campagna elettorale in Sardegna del 24 febbraio 2019. Nel video Naike, sempre con sarcasmo, metteva in evidenza che quella con il Cavaliere non era un intervista ma sostanzialmente un monologo in cui parlava solamente lui e ha fatto una battuta dicendo che se magari la signora D'urso accavallando le gambe faceva vedere la biancheria intima al presidente lui smetteva di parlare a raffica richiamando alla memoria degli incidenti in cui effettivamente si era vista la biancheria intima della conduttrice''.
Nella udienza di oggi è stata sentita la D'urso che, presente in tribunale con il suo avvocato, ha ripercorso i motivi che l'hanno portato a querelare la Rivelli per diffamazione. ''Per quanto riguarda noi avvocati della difesa - spiega ancora Pelle - oltre a me c'è anche la collega Domenica Macrì e abbiamo cercato di puntualizzare e mettere in evidenza il contesto in cui quei video sono stati fatti e il fatto che era la stessa D'urso che scherzava con Sgarbi di cose ammiccanti. Nell'altro video pubblicato da Naike si dava atto di un dato oggettivo e cioè che Berlusconi stava parlando in maniera prolissa senza dare la possibilità alla sua interlocutrice di inserirsi con delle domande. Il nostro obbiettivo era quello che questi spezzoni di 'Pomeriggio Cinque' entrassero nel processo e questo avverrà nella prossima udienza, li produrremo noi - continua il legale della figlia della Muti - Nella prossima udienza avverrà una cosa ancora più importante perché oggi per la prima volta abbiamo discusso con gli avvocati della D'Urso per una possibile definizione bonaria del processo. La signora D'Urso ha dichiarato in tribunale che lei non ha interesse ad avere del denaro, se si tratta di manifestare delle scuse perché lei si è sentita offesa dalle parole di Naike valuteremo questa possibilità e quindi il processo si chiuderà. Se invece - aggiunge - entro il 4 aprile, data della prossima udienza, non si troverà un accordo bonario, verrà sentita Naike e il processo andrà avanti''. "Ho incontrato la D'Urso e per educazione l'ho salutata ma quando l'ho fatto lei si è girata dall'altra parte - racconta Naike all'Adnkronos poco dopo l'udienza - con me c'era anche mia madre (Ornella Muti, ndr) ma ha preferito rimanere fuori''.
Non la pensa così il legale di Barbara D'Urso che in una mail inviata all'Adnkronos il 15 marzo precisa: "La querela sporta da Barbara d'Urso nei confronti di Naike Rivelli risale a cinque anni fa e non aveva ad oggetto "siparietti ironici o sarcastici", né commenti critici "su un modello di televisione'. Difatti, come puntualmente riportato anche nei capi di imputazione, la querela riguardava le dichiarazioni con cui Rivelli aveva pubblicamente sostenuto che Barbara d'Urso avesse "un amante in Mediaset", utilizzando espressioni sessiste e locuzioni di irripetibile volgarità, la cui valenza offensiva è stata riconosciuta anche dalla Procura di Alessandria che ha ritenuto di processare Rivelli per il delitto di diffamazione aggravata".
"Le esternazioni della Rivelli, come peraltro ha spiegato proprio in occasione dell'udienza di ieri - continua il legale - si inserivano per di più nel contesto di una ossessiva campagna denigratoria, attestata da numerosissimi post e video-messaggi contro Barbara d'Urso che Rivelli ha pubblicato prima e anche dopo la querela, a riprova del suo intento assai poco ironico e per nulla sarcastico. In ragione di tutto ciò e del fatto che il processo si era aperto già nel gennaio del 2023, la generica disponibilità per una 'composizione bonaria' manifestata solo all'udienza, sembra il frutto di un pentimento tardivo e assai poco sincero, come del resto dimostra anche il tenore delle dichiarazioni della signora Rivelli per come riportate dalla stampa".
(di Alisa Toaff)