Comparator Report: cure sempre più su misura, nel Paese riduzione maggiore rispetto a media europea
Non è solo il coronavirus a insidiare la salute in Italia e in Europa. Molte forme di tumore rimangono una minaccia anche se, grazie alla ricerca, negli ultimi 10/15 anni sono stati fatti importanti passi in avanti. Risultati messi a rischio dall’emergenza pandemica, che ha comportato pesanti ritardi per attività di cura, prevenzione e diagnosi. In generale - secondo un recente studio del 'British Journal of Surgery' - si stima che a livello mondiale siano stati 28 milioni gli interventi annullati o posticipati per l'emergenza coronavirus. E in Italia - secondo Nomisma - sono stati circa 410mila gli interventi chirurgici rimandati a causa del trasferimento di anestesisti e infermieri verso i reparti Covid-19. Nel nostro Paese i tumori sono responsabili del 29% dei decessi, al secondo posto dopo le malattie cardiovascolari. E solo nel 2019 ci sono stati più di 370 mila nuovi casi di tumore maligno (52% negli uomini e 48% nelle donne).
E' quanto emerge dal 'Comparator Report on Cancer in Europe 2019', un documento di 230 pagine realizzato da Ihe, the Swedish Institute for Health Economics e commissionato da Efpia (European Federation of Pharmaceutical Industries and Associations). Negli ultimi anni però la ricerca oncologica ha fatto grandi passi avanti, è il risultato più evidente è una riduzione della mortalità a partire dal 1995: -23% in Italia rispetto al -20% degli altri Paesi europei.
Parallelamente è cresciuto anche il tasso di sopravvivenza, fattore che ha consentito di far aumentare i pazienti che vivono dopo una diagnosi di tumore da 2,6 a 3,6 milioni in 10 anni (fonte Aiom-Airtum). Sfogliando il report si evince inoltre che nel Vecchio Continente dal 1995 al 2018 si è registrata un’importante riduzione della mortalità (-20% in media, appunto, in base ai dati Oecd), perché l’innovazione - in particolare quella farmaceutica - ha dato risposte sempre più efficaci e con minori effetti collaterali, che hanno portato all’aumento della sopravvivenza a 5 anni dalla diagnosi.
Ma come sta la ricerca oncologica 'made in Italy'? In base ai dati Iqvia elaborati dal centro studi Farmindustria, in Italia i nuovi farmaci oncologici sono passati dal 17% sul totale delle nuove molecole lanciate ogni anno nel periodo 2004-8 al 30% nel periodo 2019-23. Sempre in Italia gli studi clinici in oncologia sono circa il 40% del totale (fonte Aifa, dato 2018).
Quanto alla pipeline a livello globale, un recente report Iqvia segnala la crescita del numero dei prodotti oncologici nelle fasi finali di sperimentazione: da 711 nel 2017 a 849 nel 2018, ovvero un +19%. Dal 2013 l'aumento è stato del +63%. Si scommette soprattutto su immunoterapie e next-generation biotherapeutics (terapie geniche, cellulari e nucleotidiche), le cosiddette targeted therapy che rappresentano oggi oltre il 90% della pipeline. Sono più di 40, inoltre, le tipologie di tumori a cui si rivolge la pipeline; le 5 principali sono linfoma, leucemia, tumore del polmone, tumore della mammella e melanoma.
Tornando ai dati del Comparator Report, i nuovi casi in Italia in relazione alla popolazione sono più che negli altri Paesi europei. Tuttavia - corretta per la composizione della popolazione - la posizione del nostro Paese migliora sensibilmente e il dato è del 3% inferiore alla media (anche per la mortalità il dato medio è più basso e la riduzione dal 1995 più evidente). Parallelamente, come abbiamo visto, è cresciuto anche il tasso di sopravvivenza, fattore che ha consentito di far aumentare i pazienti che vivono dopo una diagnosi di tumore. Progressi importanti, ma è ancora necessario investire per rispondere alla domanda di salute, in particolare nel caso dei tumori a pancreas, esofago, fegato, stomaco e ovaio.
I miglioramenti nelle condizioni di salute sono in larga parte dovuti all’innovazione farmaceutica: il numero di nuovi farmaci approvati dall’Ema (Agenzia europea dei medicinali) è cresciuto da appena 5 nel periodo 1995-1999 a ben 43 tra il 2015 e il 2018, e anche in questo caso ad aumentare sono stati terapie personalizzate e immunoncologici (da 1 a 38). Inoltre, segnala il report, è aumentato il numero dei nuovi farmaci approvati dall’Ema e somministrati per via orale: da 3 nel periodo 1995-1999 a 21 tra il 2015 e il 2018. Soluzioni che cambiano i percorsi di cura e in particolare riducono l’ospedalizzazione, con benefici per i pazienti e una riduzione dei costi per il Servizio sanitario.
Se la ricerca contro il cancro corre in Europa, i risultati si riflettono nella riduzione dei giorni di ospedalizzazione: nel decennio 2008-2018 c'è stato un calo del 18% in media e ancora di più in Italia (-24%). E se aumenta la spesa per farmaci, al contempo si riducono altre voci di spesa. Come risultato la spesa sanitaria totale in Europa è cresciuta in termini reali meno del 2% all’anno (in linea con i nuovi casi) e in Italia è sostanzialmente stabile, a fronte dell’aumento del 40% dei pazienti.
I confronti internazionali del Comparator Report indicano infine che in Italia la spesa sanitaria pro capite per patologie oncologiche è inferiore dell’11% rispetto alla media europea e di ben il 26% rispetto agli altri grandi Paesi (Germania, Francia, Gb e Spagna). Nel frattempo, è proprio il concetto di terapia oncologica ad essere cambiato: da farmaci uguali per tutti a terapie 'su misura' per ogni paziente. E i dati del Comparator Report fanno ben sperare: la pipeline di ricerca è in crescita e, fino al 2023, ci saranno ben 54 nuovi prodotti lanciati annualmente (rispetto ai 46 tra il 2014 e il 2018), con una quota in oncologia che salirà dal 25% del totale al 30%. E il 70% di queste terapie sarà personalizzato. Un progresso che vede protagonista anche l’Italia.