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Scoperto nutriente alleato contro l'Alzheimer

(Fotogramma/Ipa)
(Fotogramma/Ipa)
08 gennaio 2019 | 19.33
LETTURA: 5 minuti

Un singolo nutriente si è rivelato un prezioso alleato per combattere l'Alzheimer, addirittura nell'arco di diverse generazioni. In un nuovo studio, firmato dai ricercatori del Biodesign Institute dell'Arizona State University (Usa), fra cui l'italiano Salvatore Oddo, si fotografano le potenzialità di un possibile trattamento, "semplice e sicuro", contro il morbo di Alzheimer. Nel mirino di Oddo e Ramon Velazquez gli effetti della colina, una sostanza nutritiva presente in alcuni alimenti (fra cui ad esempio tuorlo d'uovo, germe di grano) che sembra essere promettente nella lotta al ladro di memoria.

Lo studio, pubblicato su 'Molecular Psychiatry', è stato condotto su topi con sintomi simili all'Alzheimer. E i risultati hanno mostrato che, quando a questi animali vengono somministrati alti livelli di colina nella dieta, i figli mostrano miglioramenti nella memoria (di tipo spaziale), rispetto a quelli le cui madri avevano ricevuto una dieta normale.

Sorprendentemente, gli effetti benefici dell'integrazione a base di colina sembrano essere transgenerazionali: non proteggono solo i topi che ricevono la supplementazione durante la gestazione e l'allattamento, ma anche la progenie di questi animali. Se infatti la seconda generazione non ha ricevuto una supplementazione diretta, gli esemplari hanno comunque mostrato benefici dal trattamento, probabilmente a causa delle modifiche ereditate nei loro geni.

Proprio l'esplorazione di queste alterazioni epigenetiche potrà aprire nuove vie alla ricerca e suggerire approcci per trattare un'ampia gamma di patologie transgenerazionali, tra cui la sindrome fetale alcolica e l'obesità. Ma come agisce la colina per proteggere il cervello dalla malattia di Alzheimer? In almeno due modi, secondo il nuovo studio. Innanzitutto, questo nutriente riduce i livelli di omocisteina, un amminoacido che può agire come una potente neurotossina, contribuendo ai segni distintivi di Alzheimer: neurodegenerazione e formazione di placche amiloidi.

In secondo luogo, la colina riduce l'attivazione delle cellule della microglia, responsabili della rimozione dei detriti nel cervello. Se la loro funzione di pulizia è essenziale per la salute del cervello, queste cellule possono però andare fuori controllo, come in genere fanno in caso di Alzheimer. L'eccessiva attivazione delle cellule della microglia causa infiammazione cerebrale e può portare a morte neuronale. Ebbene, l'integrazione con la colina riduce l'attivazione della microglia.

"Nessuno aveva mai mostrato finora i benefici transgenerazionali dell'integrazione con colina", sottolinea Velazquez. Questa sostanza è dunque un candidato per il trattamento dell'Alzheimer, con un elevato profilo di sicurezza. I ricercatori sottolineano che occorre superare di almeno 9 volte la dose quotidiana raccomandata per produrre un effetto collaterale dannoso. Ma sono necessarie ulteriori ricerche per esplorare gli effetti della sostanza e dimostrare la sua utilità come nuova arma nella lotta all'Alzheimer.

"La cosa più eccitante emersa dal nostro studio è stata proprio scoprire i benefici di questo nutriente, la colina, nella prole degli animali trattati", spiega Salvatore Oddo raggiunto telefonicamente dall'Adnkronos Salute. Un effetto benefico contro l'Alzheimer che sembra ereditario, "e che dobbiamo ancora indagare. Pensiamo però che la somministrazione in una dose che è 4,5 volte superiore a quella attualmente raccomandata negli Stati Uniti modifichi il Dna in modo permanente. Un cambiamento che viene trasmesso alla prole. Oggi la colina", presente anche in alcuni alimenti, "viene consigliata negli Usa alle donne in gravidanza. Si tratta di una sostanza che non è tossica e che potrebbe costituire una strategia interessante per contrastare l'Alzheimer". Il team di Oddo sta già studiando gli effetti di questa sostanza "in topi che presentano manifestazioni patologiche, per capire se oltre a un effetto protettivo si può parlare di effetto terapeutico. Fra qualche mese avremo i risultati". Dati essenziali per poter pensare a un trial sull'uomo, obiettivo del gruppo di ricerca.

Oddo, negli Usa dal 1999, è un 'cervello in fuga' con poche prospettive di rientro. "Sono venuto in America 4 mesi dopo la laurea a Catania, e oggi ho qui la mia vita e il mio laboratorio", racconta. Lo scienziato, papà di 2 bambini, è specializzato nello studio dei meccanismi molecolari alla base dell'Alzheimer, tema al quale ha dedicato oltre 70 pubblicazioni. "Nessuno prima aveva mostrato che i benefici della supplementazione di colina si conservano nell'arco di generazioni diverse", conclude.

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