Niente rottura sul partito unico, ma la polemica non accenna a placarsi nonostante le rassicurazioni dei leader di Italia Viva e Azione
Niente rottura su Terzo Polo e partito unico - "figuriamoci", "la linea non cambia" -, ma la polemica che nelle ultime ore tiene puntati i riflettori su Italia Viva e Azione non accenna a placarsi nonostante le rassicurazioni dei leader. E così, in una giornata contraddistinta da botta e risposta al vetriolo, rimpalli di responsabilità e timori, ecco svelato il clima decisamente ad alta tensione tra il partito di Matteo Renzi e quello di Carlo Calenda, impegnati dalla mattina in una 'battaglia' a colpi di dichiarazioni, tweet, accuse e attese.
Tutto ha inizio con l'annuncio dell'ex premier del suo nuovo incarico di direttore del Riformista. "C'è il rischio di un conflitto di interessi", aveva commentato Calenda nei giorni scorsi. Dubbi rilanciati ieri da Richetti: "Uno deve decidere se nella vita fa politica o informazione. Quando mi telefona Renzi mi parla del partito o mi intervista per il Riformista?". Poi ecco arrivare "l'uscita scomposta" dalle parti di Azione, così la definisce un esponente Iv, sui "tatticismi" di Renzi che starebbero mettendo a rischio la nascita del partito unico. Di qui la reazione dei renziani dopo giorni di silenzio. "Basta, sono 10 giorni che ci menano", sbotta un parlamentare Iv. E quindi ecco arrivare il primo attacco della giornata ad opera di Ivan Scalfarotto: "Leggiamo che Richetti ha dubbi sulle scelte di Renzi. Prima gli chiedono il passo indietro, poi non sono convinti. Fortunatamente - dice - con il 10 giugno parte il congresso del partito unico e tutti i dubbi saranno sciolti nel fisiologico gioco democratico".
Poco dopo anche una nota ufficiale di Italia Viva a replicare alle accuse di 'tatticismo': "Non c'è nessun tatticismo di Italia Viva. Abbiamo deciso di fare un congresso democratico in cui ci si confronti a viso aperto e non con le veline anonime'', si legge nella nota in cui si conferma la volontà di andare avanti nel partito unico. "Noi siamo pronti al congresso che Calenda ha chiesto di fare. E ci mettiamo nome e cognome. C'è qualcuno che cambia idea una volta al giorno, ma quel qualcuno non siamo noi. Quanto a Renzi: gli è stato chiesto di fare un passo indietro, lo ha fatto".
Interviene anche Davide Faraone: ''Stiamo aspettando che Calenda convochi il tavolo di lavoro delle regole, stiamo aspettando che Calenda convochi il comitato politico, stiamo aspettando che Calenda spieghi come candidarsi al congresso. I tatticismi sono tutti di Calenda, non di Renzi. Meno male che dal 10 giugno si vota in modo democratico''.
Ed ancora Luciano Nobili: ''Il problema non è se si scioglie Italia Viva, l'impressione è che si stia sciogliendo Azione per le proprie divisioni interne. Meno male che arriva il 10 giugno e parte il congresso''. E poi Teresa Bellanova: "Facciamo il congresso e in quella sede discutiamo di tutto. Nei partiti democratici si fa così. Chi ha paura della democrazia?", chiede l'ex ministra renziana.
"Leggo polemiche dentro il Terzo Polo. Mi dispiace. Abbiamo scelto di fare un partito unico e abbiamo già definito le date. Noi non cambiamo idea e lavoriamo in questa direzione #10Giugno", rilancia Maria Elena Boschi.
"La verità? La verità è che Calenda ha paura di perdere il congresso", attaccano quindi i parlamentari di Italia Viva parlando all'Adnkronos del "nervosismo" di Azione per quel congresso 'classico' nato dal basso, dai territori come vorrebbero i renziani e che potrebbe mettere in difficoltà un partito meno strutturato come Azione. Di qui, secondo Iv, le tensioni. "Se siamo alla rottura? Diciamo che Calenda sta facendo tutto da solo", spiegano quindi fonti di partito di primo piano all'Adnkronos. I renziani, insomma, respingono al mittente non solo le accuse di non voler fare sul serio ma addossano al leader di Azione la volontà della rottura.
A replicare agli attacchi è quindi è il diretto interessato, prima con un post su Twitter - "Per quanto concerne @Azione_it la prospettiva di un partito dei liberal-democratici aperto e inclusivo resta l’unica utile al paese. Va perseguita seriamente e rapidamente con i soggetti realmente interessati. Polemiche da cortile non ci interessano e non vi prenderemo parte" e poi, dopo la smentita sulla imminente rottura affidata all'Adnkronos - "Ma figuriamoci", dice Calenda - ai microfoni di DiMartedì su La7. "C'è un punto fondamentale: abbiamo promesso un partito unico e Renzi su questo non sta rispondendo. Questo non va bene", dice il leader di Azione aggiungendo: "Renzi credo possa avere legittimante una idea diversa, 'nulla questuo', ognuno è libero di cambiare idea quando vuole. La cosa importante è che sia trasparente e chiaro. Lui vuole mantenere Italia Viva ma non può nascere un partito nuovo se rimangono i due di provenienza. Deciderà confrontandosi con i suoi, ne prenderò atto". E ancora: "Ho visto dichiarazioni molto dure, attacchi personali di molti dirigenti di Italia Viva. Non ho sentito Renzi, non risponderò a niente per rispetto degli elettori che ci hanno votato, l'8%, il simbolo con il mio nome e che odiano le polemiche da cortile".
Polemiche chiuse? Nemmeno per sogno. In serata, infatti, a intervenire dopo una giornata di silenzio è Matteo Renzi, che riunisce i suoi proprio per discutere di partito unico. "Non c'è nessun cambio di linea da parte nostra, anzi. Abbiamo accettato di tutto, il passo indietro mio, prima il partito unico, la polemica sui simboli. Non so cosa altro poter accettare, persino che il tesseramento valesse anche per il tesseramento unico", tuona Renzi, che sbotta: "E' inspiegabile, non c'è alcun motivo politico per rompere il progetto del Terzo Polo. Qualcuno dice che la rottura che viene paventata da Azione nasce per esigenze legate ai soldi, al Riformista, allo scioglimento dei partiti di origine. Si tratta di alibi e di finte motivazioni".
"Sui soldi: dall'inizio dell'unione Italia Viva-Azione abbiamo dato circa 1 milione e mezzo di euro, la maggior parte per promuovere il volto e il nome di Calenda, ci sono le fatture", puntualizza Renzi, che continua: "E' evidente che se facciamo il partito unico si scioglie Italia viva e si scioglie Azione. Ma lo scioglimento anticipato non si è mai visto nella storia, prima si fa il partito unico".
"Da parte mia - aggiunge il leader Iv - non farò nemmeno mezza polemica nei confronti di Calenda, non ho elementi di frizione personale con nessuno. Questo atteggiamento fa male ai sogni e ai desideri di chi vorrebbe fare politica, ma non mi faccio trascinare nelle beghe politiche. E' folle mandare a monte tutto, se Calenda dirà di no si assumerà le responsabilità. Nessuno faccia o alimenti polemiche, se vogliono - passa la palla Renzi - le facciano loro, noi no".
E "sul Riformista voglio essere molto chiaro. Nella telefonata che ha preceduto la mia conferenza stampa Carlo era entusiasta e mi ha spiegato che bisognava fare il giornale del Terzo polo. Io gli ho spiegato di no, non aveva senso", dice.
E mentre alla riunione i toni si fanno "durissimi" contro Richetti e Calenda - gli interventi più decisi, si apprende, sono stati quelli di Teresa Bellanova, Roberto Giachetti, Sandro Gozi, Ivan Scalfarotto, Lisa Noja - ecco che arriva l'ultima controreplica della giornata. "Questa è la proposta mandata a Renzi per la costituzione del partito unico settimane fa e da lui respinta. Non prevede alcuno scioglimento preventivo di Italia Viva e Azione, anzi si parla del 2025. E sono presenti tutte le garanzie di democraticità. Aspettiamo risposte di merito", fanno notare fonti di Azione dopo le parole di Renzi mostrando un lungo documento, in attesa di una nuova risposta.