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Telefonata fake a Meloni, opposizioni incalzano: "Chiarisca"

Schlein: "Non basta nota, rassicuri Parlamento e Paese". Conte: "Premier ha mentito, non è più convinta su invio armi a Kiev"

Giuseppe Conte - Fotogramma
Giuseppe Conte - Fotogramma
02 novembre 2023 | 21.17
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Le opposizioni, da Iv a M5S, chiedono chiarezza alla premier Giorgia Meloni sulla telefonata fake che da ieri tiene banco nei Palazzi. Sia su come sia stato possibile 'bucare' in modo così clamoroso la sicurezza di palazzo Chigi. Sia nel merito di quanto detto dalla presidente del Consiglio in quella telefonata sulla guerra in Ucraina circa la "stanchezza" attorno al conflitto. Per un veterano come l'ex-premier Lamberto Dini, è "sorprendente" che Meloni abbia parlato così liberamente con uno sconosciuto, "è stata un'imprudenza".

Renzi e Conte d'accordo: "Figuraccia mondiale"

Le opposizioni tengono accesa l'attenzione sulla vicenda. Dice Elly Schlein: "Ciò che è successo è sconcertante. Se non ha funzionato l'attività di filtro e verifica preliminare alla telefonata, non basta ora che Palazzo Chigi si limiti a una breve spiegazione in una nota". Per la segretaria Pd è "necessario che il governo intervenga per rassicurare Parlamento e Paese: situazioni di questo genere, che mettono a rischio la nostra immagine e il nostro profilo politico sul piano internazionale, non possono più verificarsi".

Per Matteo Renzi quanto accaduto non è semplicemente "uno scherzo telefonico" ma una "figuraccia mondiale del team Meloni" che "danneggia la credibilità del Paese". Consiglia Renzi: "Io dico alla nostra premier: Giorgia, non fare la vittima. Fatti aiutare. Perché la storia della telefonata dei due comici russi non può essere derubricata a scherzo telefonico". Anche Giuseppe Conte parla di "una figuraccia mondiale". E non solo: "Parlando con i due comici russi, scopriamo che Meloni è venuta in Parlamento a mentire agli italiani, perché non è più convinta della strategia delle armi all'Ucraina".

Borghi: "I responsabili si dimettano"

Il capogruppo di Iv al Senato e membro del Copasir, Enrico Borghi, si concentra sulle falle nelle sicurezza: "Non sono materie su cui scherzare. E' chiaro che c'è un baco nel sistema. Bisogna assolutamente ricostruire la filiera delle responsabilità e delle procedure per individuarlo ed evitare che fatti simili si riproducano". E chiedere le dimissioni dei responsabili perchè "ai vertici dello Stato, quando c'è in ballo l'onorabilità delle nostre massime istituzioni e la sicurezza della Repubblica non sono ammesse facilonerie o pasticci''.

Dal punto di vista politico, poi, ''Meloni confessa un senso di impotenza che è piuttosto sintomatico, e totalmente disallineato con il racconto mediatico che vuole Giorgia Meloni nel cuore delle decisioni globali. Temo che dopo questa telefonata, la perdita di credibilità del nostro governo - e quindi dell'Italia - sul piano internazionale aumenterà''.

Anche per Ettore Rosato, sempre nel Copasir, "penso che ci sia ragionevolezza nel far saltare qualche testa. Probabilmente c'è stato qualche incompetente che è andato in un posto dove la competenza è indispensabile quindi su questo uno sforzo evidentemente a Palazzo Chigi dovevano farlo". Secondo Rosato non c'è un "regia" dietro quanto accaduto, nè che abbia indebolito Meloni: "Il vero attacco al presidente Meloni penso arrivi dall'incapacità di trovare soluzioni ai problemi economici del paese perché agli italiani interessa questo".

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