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Dubbi

Stamina e curriculum, Conte nel mirino

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22 maggio 2018 | 15.16
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Non ancora premier, già nel mirino della stampa estera e dell'opinione pubblica italiana. L'affaire Giuseppe Conte scuote la giornata politica del Bel Paese: con la partita dell'esecutivo alle sue ultime battute, a minare gli equilibri arrivano infatti i dubbi del New York Times sul curriculum del 'presidente del Consiglio in potenza' insieme al rituale fact checking di giornali e rete, che rispolvera il passato recente del professore, nel 2013 legale della famiglia della piccola Sofia, simbolo della vicenda Stamina.

NYT - Secondo il prestigioso quotidiano americano, Conte - nel curriculum pubblicato sul sito della Camera dei Deputati in occasione delle elezioni a componente del Consiglio di presidenza della giustizia amministrativa - avrebbe aggiunto una parte riguardante il perfezionamento degli studi presso la New York University, circostanza che non sembrerebbe invece risultare alla stessa università interpellata proprio dal cronista Jason Horowitz: "Giuseppe Conte, potenzialmente il prossimo leader italiano, ha scritto che 'perfezionò e aggiornò i suoi studi' alla New York University, ma, quando abbiamo chiesto, ci è stato risposto: "Una persona con questo nome non compare nei nostri archivi come studente o membro di facoltà".

Conte, ha replicato invece il M5S in una nota diffusa dall'Ufficio Comunicazione "non ha mai citato corsi o master frequentati presso quella Università. Quindi la stampa internazionale e quella italiana si stanno scatenando su presunti titoli che Conte non ha mai vantato!". Inoltre c'è uno scambio di mail, in possesso dell'Adnkronos, che proverebbe gli studi del professor Giuseppe Conte alla New York University.

SOCIAL JUSTICE GROUP - Quella scoperta dal New York Times non sarebbe però l'unica incongruenza presente sul curriculum. Secondo quanto verificato da Il Post, infatti, anche la voce 'Princiali incarichi scientifici' presenterebbe un'anomalia: se nel curriculum si legge infatti che Conte "è stato designato a far parte del Social Justice group istituito presso l'Unione Europea", Il Post fa notare che nell'Unione quest'organo non esiste.

"Nei primi anni Duemila - spiga Il Post - era invece attivo un collettivo di professori di varie università europee chiamato 'Social Justice in European Private Law' e definito con quel nome, che aveva pubblicato un Manifesto nel 2004. Martijn Hesselink, capo dei professori che ha coordinato la stesura del documento, ha detto al Post che Conte "non è stato membro del Social Justice Group che ha scritto, firmato e pubblicato il manifesto". Hesselink contesta anche la formula "designato" con cui Conte ha presentato la sua presunta collaborazione: "Il collettivo si è auto-costituito, nessuno è stato designato a farne parte". Da un libro universitario pubblicato nel 2009 sembra che Conte si sia limitato a firmare il manifesto un anno dopo la sua pubblicazione, assieme a una ventina di altri esperti".

INTERNATIONAL KULTURINSTITUTE - Un altro dubbio sul curriculum dell''aspirante' premier è stato poi sollevato dalla giornalista Jeanne Perego che, su Twitter, scrive: "Il prof. Giuseppe Conte ha perfezionato gli studi giuridici a Vienna, all'International Kulturinstitute. Che non esiste. Esiste, invece l'Internationales Kulturinstitute, che è una scuola di lingue".

STAMINA - A scuotere l'opinione pubblica è poi il ruolo di Conte nella vicenda Stamina. Nel 2013 il professore era infatti il legale della famiglia di Sofia, la bimba affetta da una malattia neurodegenerativa diventata simbolo proprio del 'metodo Vannoni'.

Come ha segnalato il Manifesto, Conte sarebbe stato tra i promotori di una fondazione creata appositamente durante il caso Stamina per sostenere la 'libertà di cura'. Si tratterebbe della fondazione 'Voa Voa', che fra i suoi primi beneficiari vedeva proprio la Fondazione Stamina di Vannoni.

"Giuseppe Conte non chiese alcun compenso professionale, fece tutto pro bono per aiutare la nostra famiglia. E la sua vicinanza alla nostra causa fu di natura solidaristica: si vuole far coincidere il suo rapporto con la nostra famiglia ad un appoggio a Stamina, ma è tutto un grande fraintendimento", ha però dichiarato all'Adnkronos Guido De Barros, papà della piccola Sofia, venuta a mancare a dicembre dopo la lunga battaglia che passò anche per i tentativi di cura con il controverso metodo Stamina.

"Il professor Conte - ha aggiunto De Barros parlando all'Adnkronos Salute - lo avevamo conosciuto all'indomani del ricorso al tribunale di Firenze, che non andò bene, attraverso amicizie comuni. Il suo intento è stato quello di fare in modo che Sofia riuscisse a ottenere quello che le era stato negato: ricordo che mia figlia, che è venuta a mancare a dicembre, era affetta da una malattia senza speranza di cura". De Barros precisa anche che Conte "non è fra i firmatari del comitato Voa Voa", che comunque "ha come intento quello di aiutare famiglie come la nostra e in nessuna parte sostiene il metodo Stamina".

"Uno dei cardini su cui Conte imperniò la sua difesa - prosegue il papà di Sofia - fu proprio l'assenza di cure alternative. Ma non ci sono argomenti utili ad affermare che lui supportava Stamina: la sua fu solidarietà verso la causa di una bambina con una patologia rara che non aveva soluzioni alternative. Il suo coinvolgimento con noi come famiglia è stata l'unica sua vera leva, non la volontà di partecipare a una crociata a favore di Stamina".

"Anche il comitato Voa Voa - conclude - ha messo nero su bianco la natura del nostro sforzo, e comunque Giuseppe Conte non è fra i suoi componenti. Personalmente penso si stia mettendo in atto una strumentalizzazione a regola d'arte e con Giuseppe ci siamo anche sentiti per inorridire insieme di questo".

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