Il capo della comunicazione voluto dal governatore Rocca nel mirino dell'opposizione per una canzone antisemita e un post in cui strizza l'occhio a Himler
Gli ebrei cantati come "una razza di mercanti" che "ci violentano le donne" in un brano scritto 30 anni fa e poi un post, più recente, sulla sua pagina Instagram che sembra strizzare l'occhio al nazista Himmler riaccendono la polemica su Marcello De Angelis, capo della comunicazione della Regione Lazio già finito nel mirino per le dichiarazioni fatte tempo fa sulla strage di Bologna di cui negava la matrice fascista.
A difendersi dopo l'indignazione espressa anche dalla comunità ebraica, ieri è intervenuto lui stesso chiarendo che quella canzone 'riesumata' dagli archivi non lo rappresenta più. "Il testo della canzone 'Settembre Nero' - spiega De Angelis - risale a un periodo della mia vita in cui non mi riconosco. A rileggere quelle parole oggi provo imbarazzo e orrore, così come oggi non riscriverei altre canzoni realizzate in passato", assicura.
"Negli ultimi vent’anni anni la mia vita è radicalmente cambiata, anche e soprattutto grazie alla mia esperienza umanitaria in Croce Rossa - prosegue De Angelis - In questi vent’anni ho radicalmente cambiato la visione della vita, dell’umanità e di me stesso. Sono consapevole che il testo di quella canzone possa provocare ancora oggi offese e sofferenza. Non posso purtroppo tornare indietro e cancellare il passato - afferma - Posso solo impegnarmi ogni giorno per riparare".
Ma la bufera politica non si placa e oggi si rinnova con il Pd che all'unisono chiede dimissioni e l'intervento della premier. "Il caso De Angelis è un problema nazionale perché è un vulnus per la nostra democrazia e per la nostra Costituzione antifascista", attacca dal Pd Sandro Ruotolo, responsabile Culture e memoria nella Segreteria nazionale del partito. "La presidente Meloni non può lavarsene le mani - insiste Ruotolo - derubricando il caso ad un fatto locale". E definendo "scuse di comodo" quelle fatte da De Angelis dopo le dichiarazioni sulla strage di Bologna afferma come "la dimostrazione del suo mancato ravvedimento sta in quel post antisemita di un anno fa nel quale inneggia al nazista Himmler e che non è stato rimosso. Per noi Marcello De Angelis non può più ricoprire quel ruolo istituzionale".
"L’ex leader del gruppo fascio-rock 270 bis non fa in tempo a fare pubblica ammenda per i suoi ex ideali nazisti che giurava di aver relegato ad un passato che non può cancellare, che si vengono oggi a scoprire nuovi particolari raccapriccianti", attacca la consigliera regionale del Lazio e coordinatrice della Segreteria nazionale Pd, Marta Bonafoni. "Solamente qualche mese fa, nella sua pagina di Instagram - sottolinea Bonafoni - compare la foto di un candelabro che sembrerebbe rievocare le gesta del criminale di guerra Heinrich Himmler''.
"Le dimissioni di De Angelis sono ormai un atto dovuto" anche per il deputato dem Andrea De Maria che invoca l'intervento della presidente Meloni. "Intervenga Fdi. Serve un segnale di rispetto per la memoria delle vittime della strage del 2 agosto, del nazifascismo e del neofascimo".