Mannino chiede incontro a Meloni e Piantedosi: "A ogni ora ricevo chiamate dalle forze dell'ordine che mi comunicano l'arrivo di cadaveri"
"Ieri ho inviato una richiesta di incontro urgente al premier Meloni e al ministro dell'Interno Piantedosi. Ho chiesto loro di vederci a Lampedusa o a Roma per discutere della gestione del fenomeno migratorio e dell'impatto sulla mia comunità". A dirlo all'Adnkronos è il sindaco di Lampedusa, Filippo Mannino, dopo l'ennesima notte insonne. Sul molo Favaloro gli uomini della Capitaneria di porto hanno sbarcato il corpo senza vita di un neonato. Appena 20 giorni, morto durante la traversata del Mediterraneo insieme alla mamma per ipotermia.
"La madre ha detto che sin dalla nascita soffriva di problemi respiratori, era venuta in Italia per farlo curare", dice il sindaco, il cui telefono non smette di squillare. "A ogni ora del giorno e della notte ricevo chiamate dalle forze dell'ordine che mi comunicano l'arrivo di cadaveri - ammette -. Sono numeri da bollettino di guerra e davvero sta diventando pesante, faticoso lavorare cosi". Anche dal punto di vista umano. "Mi auguro che ci sia un'attenzione, un gesto di solidarietà verso questo territorio".
Nella lettera inviata al presidente del Consiglio dei ministri e al capo del Viminale il primo cittadino ha sottolineato una serie di emergenze con cui la più grande delle Pelagie si trova a fare i conti. Questioni legate ai flussi migratori e agli sbarchi che su questo piccolo scoglio in mezzo al Mediterraneo sono quotidiani. "Dal problema delle salme e della loro sistemazione nella camera mortuaria a quello delle barche accatastate al molo e che con il maltempo, come è accaduto tre notti fa, creano un danno ambientale incalcolabile oltre ad aver distrutto il molo". Problemi che, ribadisce Mannino, "non possiamo continuare a gestire da soli, non abbiamo le risorse finanziarie e umane. Serve una struttura commissariale che se ne occupi".
In 147 hanno raggiunto la più grande delle Pelagie durante la notte, si aggiungono ai 374 approdati ieri. In 28, tra cui 8 donne, tutti di origine subsahariana, sono stati bloccati dai finanzieri a Cala Francese, dove erano riusciti ad approdare autonomamente. Nessuna traccia dell'imbarcazione usata per la traversata. Poco dopo al molo Favaloro dalla motovedetta della Capitaneria di porto sono sbarcati 51 migranti, tra cui 13 donne e 5 minori.
C'era anche, invece, il cadavere di un neonato tra i 37 migranti, tutti uomini, arrivati intorno all'una. La carretta del mare su cui viaggiavano è stata rintracciata dagli uomini della Capitaneria di porto e dopo il trasbordo è stata lasciata alla deriva. Il piccolo che soffriva di problemi respiratori è stato trovato senza vita dai soccorritori. Sempre gli uomini della Guardia costiera hanno intercettato altre 31 persone a bordo di un barchino alla deriva. Tra loro anche 17 donne e un minore. Dopo un primo triage sanitario sono stati condotti nell'hotspot di contrada Imbriacola, dove le presenze sono tornare a superare quota mille.
"Quello davvero mi indigna è che sta diventando una quotidianità nel silenzio e nell'indifferenza dell'Europa. Sono numeri da guerra e nessuno interviene. Mentre si litiga sulle ong di fatto l'Ue continua a rimanere ferma e sorda sulle proprie posizioni", è l'amaro sfogo di Mannino.
"Ormai non ci resta che sperare nel maltempo", dice all'Adnkronos il primo cittadino, che a proposito del braccio di ferro che si è consumato a Catania tra il Governo e le ong, aggiunge: "Se ci sono delle vite a rischio vanno salvate e poi si ragiona sul diritto e sulla politica. Ma è giusto dare un segnale all'Europa, dove ci si appella alla solidarietà, alla collaborazione tra gli Stati senza di fatto voler cambiare il regolamento di Dublino. E' da troppo tempo che si è immobili su questo tema, l'Europa non può pensare che tutto ricada su spalle dell'Italia o, addirittura di Lampedusa. E' ovvio, però, che salvare le persone ha la priorità. Prima di arrivare a bloccare le navi si stabilisca un protocollo. Inutile lasciare le persone a bordo nell'attesa. Le regole ci devono essere ma devono essere umane".
Sulla piccola isola i riflettori sembrano spenti da tempo. "Ormai Lampedusa non fa più notizia, continua a ricevere migranti e morti da 30 anni - dice con amarezza -. Sono preoccupato per il silenzio delle Istituzioni e perché si lascia un'isola a gestire un fenomeno di portata epocale". Ancora oggi nell'hotspot di contrada Imbriacola ci sono più di mille persone a fronte di una capienza di 400 posti. "Quello che manca è l'organizzazione per non farsi trovare impreparati - sottolinea il sindaco -. Basterebbe mettere una nave ferma in rada e ogni volta che i migranti dentro il centro superano la capienza massima procedere immediatamente ai trasferimenti, senza creare le vergognose condizioni di sovraffollamento nel centro che tutti conosciamo e di cui ogni volta ci scandalizziamo".
Insomma, l'invito del primo cittadino è a una gestione "strutturale e organica il fenomeno". "Che si inizi a farlo adesso però, non si può chiedere a un sindaco di un territorio di 20 chilometri quadrati di farsi carico di tutto questo. Non è giusto né umano". Per questo ha preso carta e penna e scritto al premier Meloni e al ministro Piantedosi. "Ho chiesto un incontro urgente. A Roma o a Lampedusa. Purché sia presto".