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M5S: le sviste di Fucksia la ribelle, dallo chapeau a Boschi al caso Bilardi/Adnkronos

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28 dicembre 2015 | 15.44
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L'ultimo caso, l'ennesimo, risale appena a 10 giorni fa. Serenella Fucksia, medico del lavoro di Fabriano a un passo dall'espulsione dal M5S, non è nuova a 'scivoloni' che in passato hanno mandato su tutte le furie i vertici pentastellati, colleghi e attivisti del Movimento. Il 18 dicembre scorso fece infuriare la base grillina incensando la ministra Maria Elena Boschi per l'intervento in Aula sulla vicenda delle banche. Già di per sé una stranezza nel pianeta M5S, ma resa ancor più stridente dal fatto che la ministra era arrivata in Aula per difendersi dalla mozione di sfiducia presentata dagli stessi 5 Stelle. Così, mentre Alessandro Di Battista tuonava in Aula contro Boschi tentando di smontarne l'intervento un pezzo alla volta, Fucksia scriveva su Fb: "Diamo a Cesare quel che è di Cesare. Possiamo dire, al di là di tutto, che questo discorso merita gli applausi di tutti? O è disdicevole perché i giudizi sono categorie a priori precostituite?".

A Boschi Fucksia rivolgeva il suo personale "Chapeau!", aggiungendo che "le ferite non saranno guarite né da un cattivo governo, né da una opposizione che invece di scandire i fatti preferisce le facili scappatoie demagogiche". Parole, le sue, che hanno fatto saltare sulla sedia il direttorio al completo ma anche lo stesso Casaleggio, riportanto fonti qualificate all'Adnkronos. Eppure nel Movimento alle uscite controcorrente della Fucksia - ormai considerata il Bastian contrario del Movimento - in molti avevano fatto il callo. Da alcune sviste erano nati veri e propri casi politici, come quando, nel settembre scorso, aveva tentennato sull'ok agli arresti domiciliari per Giovanni Bilardi, il senatore di Ncd coinvolto nell'inchiesta calabrese sulle spese pazze in Regione.

Ma Fucksia in passato aveva messo a disagio i colleghi prendendo anche le difese di Roberto Calderoli, finito nei guai per aver paragonato l'ex ministro Cécile Kyenge a “un orango”. Più volte, poi, aveva votato in Aula in dissenso dal gruppo e a favore di emendamenti o intere misure che avevano visto contrari i 5 Stelle, oltre a rinnegare alcune scelte epocali del gruppo, come la decisione di non votare Romano Prodi al Colle. Celebri, poi, le sue uscite in difesa di alcuni colleghi espulsi dal Movimento, quando lamentava con veemenza la scarsa democrazia dei 5 Stelle. Per molto meno, altri colleghi erano stati espulsi da Movimento. Eppure lei ha resistito a lungo prima che dall'alto calassero il 'cartellino rosso'.

La senatrice marchigiana vantava il rapporto privilegiato con Grillo, una sorta di 'scudo' contro le espulsioni. Ma fonti autorevoli spiegano che nessuno finora l'aveva messa alla porta per una mera questione di budget, visto che per ogni parlamentare viene riconosciuto un 'tesoretto' al bilancio del gruppo da destinare alle spese, in primis la comunicazione.Dopo l''emorragia' di parlamentari M5S a Palazzo Madama, tra espulsioni a addii, mandare via Fucksia avrebbe messo seriamente in crisi i conti e fatto vacillare i contratti di alcuni dipendenti. Ma alla fine si è optato per la linea dura. Anche perché, riportanto fonti M5S, i rapporti tra Fucksia e alcuni colleghi si sono fatti sempre più tesi.

La dice lunga lo scontro in assemblea dei senatori M5S all'indomani degli insulti sessisti in Aula di D'Anna e Barani contro la grillina Barbara Lezzi. "Sei disgustosa, mi fai schifo", aveva gridato Lezzi rivolgendosi a Fucksia. Per poco le due non erano arrivate alle mani, tanto che alcuni colleghi erano dovuti intervenire per placare gli animi. Oggi il blog di Grillo, avviando la procedura di espulsione, contesta al 'Bastian contrario' del Movimento di non aver restituito le eccedenze degli stipendi di aprile, maggio, giugno, luglio, agosto e settembre 2015. Ma i dissidi sono di lungo corso, e non è escluso che sul piatto della bilancia abbia avuto un peso determinante anche lo 'chapeau' al ministro Boschi, ultimo scivolone della 'pasionaria' Fucksia.

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