Scontro sul Copasir: l'ex dem non ha intenzione di lasciare
"Ci danno sempre per morti ma Italia Viva è più viva che mai". Matteo Renzi non nasconde la soddisfazione per il 'colpo' battuto con l'ingresso di Enrico Borghi che lascia il Pd per aderire a Italia Viva. Una botta per i dem, spiazzati dalla decisione di Borghi, appresa dallo stesso capogruppo Francesco Boccia leggendo la rassegna stampa. Dem che perdono un senatore e lo perdono in polemica con la linea "massimalista" (copyright Borghi) di Elly Schlein che starebbe portando il Pd a una "mutazione genetica".
E non c'è solo questo. L'ex-collega è anche membro del Copasir e il Pd si ritrova così senza un rappresentante nell'organismo, tolto il presidente Lorenzo Guerini. Mentre Iv, che conta già Ettore Rosato, raddoppia. "Ora Borghi lasci il Copasir", incalza Boccia. E parlando in Transatlantico al Senato, avrebbe minacciato barricate: "Su questa cosa siamo pronti a scatenare l'inferno". Ma Borghi non è tenuto a lasciare l'organismo e neanche ha intenzione di farlo.
"Ci sono delle prassi parlamentari e sono precise e puntuali", ha ribadito oggi in conferenza stampa a fianco a Renzi. E lo stesso Guerini da presidente Copasir mette agli atti: "La legge prevede che ci sia parità di rappresentanti di maggioranza e opposizione. Cinque membri a testa. E cosi è rimasto. Quindi il Comitato rimane correttamente costituito". L'ingresso di Borghi in Italia Viva, non è solo un colpo al Pd. Ma sarebbe anche un "monito" a Carlo Calenda, per dirla con alcuni parlamentari Iv. Ora Renzi ha i numeri per costituire un gruppo autonomo al Senato. Per ora non c'è l'intenzione di farlo. Ma da oggi in poi la cosa è diventata possibile.
"Borghi non è il sesto senatore di Iv ma il decimo del Terzo Polo. Non rompiamo il gruppo del Terzo Polo", assicura il leader di Italia Viva. E Renzi allude al fatto che altri potrebbero arrivare. "Chi sarà il prossimo? Non lo so. Se ci sarà? Sì. Borghi non sarà l'ultimo ad arrivare". E accompagna la previsione a una riflessione politica: ''Se Schlein è fedele sui temi su cui ha vinto il congresso, va verso il massimalismo. Se non lo fa, tradisce se stessa''. Questo ''tema politico c'è, esiste ed è un macigno per il Pd".
Da Schlein, a sera, nessuna parola sull'addio di Borghi. Della segreteria dem ne parla Marco Furfaro a Sky: "Prima delle primarie del 26 febbraio, il Pd era ai minimi storici, alcuni commentatori davano persino a rischio esistenza del Pd. Oggi il Pd è il primo partito dell'opposizione, è cresciuto di 5-6 punti nei sondaggi, è un partito che viene applaudito come ieri a Milano con Schlein e non contestato. Mi spiace ma Borghi è poco comprensibile rispetto al fatto che il Pd si stia restringendo...". Aggiunge Furfaro: "Se vedo una mutazione genetica semmai è che cresciamo tanto nei sondaggi perché il Pd è tornato ad un essere il partito che vogliono gli elettori, un partito netto in quello che dice e quello che fa ma sempre largo e plurale. In una parola: democratico".
Boccia che perde uno dei suoi senatori, sottolinea: “Sono amareggiato sul piano personale e deluso sul piano politico. Personalmente penso che non siamo in Parlamento a rappresentare solo noi stessi. E sinceramente non vedo le ragioni che motivino la sua scelta, né nel merito, né nel metodo". Sul caso Borghi interviene anche Guerini: "Rispetto la scelta di Enrico Borghi ma non la condivido. Sono sempre stato contrario all'idea di risolvere i problemi politici con le scissioni e infatti mi sono sempre impegnato in passato per evitarle''. Ma avverte il presidente del Copasir: ''Dopo di che non bisogna né drammatizzare l'uscita di Borghi, ma neanche derubricarla e risolverla con un'alzata di spalle".