Lo spiega una autorevole fonte di governo all'Adnkronos. Pacchetto in arrivo, credito d'imposta e prezzi gas e elettricità calmierati per 'energivore'
Il problema è il contenitore più che il contenuto. L'Italia resta al livello di preallerta: per il nostro Paese non scatta l'allarme o peggio ancora l'emergenza, i tre livelli collegati al dossier gas. E questo nonostante l'ultima impennata dei prezzi, con la soglia psicologica dei 300 euro superata quest'oggi di ben 17 euro, 317 euro al MWh. "Il gas c'è, non c'è motivo di pensare a razionamenti - spiega un'autorevole fonte di governo all'Adnkronos -, semmai il problema è un altro, ovvero il rigassificatore. Se non se ne realizza almeno uno in tempi stretti, nel 2023 andremo in emergenza, soprattutto non potremo affrancarci, come stiamo facendo, dal gas russo. Cinque miliardi di metri cubi di gas resterebbero fuori perché senza un 'contenitore' dove poterli accogliere appunto, e questo nonostante gli accordi stretti dal governo per diversificare: sarebbe la beffa più grande".
I tubi italiani sono ormai 'pieni', saturi, c'è bisogno di altro spazio per accogliere gas liquido, il cosiddetto Gnl. Il governo ne è perfettamente consapevole, e anche questo è uno dei crucci che si sta ponendo in queste ore. Ore in cui, sul tavolo, c'è il pacchetto di aiuti per le imprese che arriverà a settembre, ieri al centro di una riunione, riferiscono le stesse fonti, tra i ministri Daniele Franco e Roberto Cingolani.
Per le aziende in affanno, che continuano a lanciare il loro grido d'allarme, si farà nuovamente leva sul credito d'imposta, mentre per le energivore, spiega la stessa fonte, "ci saranno due pacchetti importanti a prezzi calmierati, uno riguardante il gas e l'altro l'energia elettrica. E' tutto quello che si può fare". Oltre a portare avanti la battaglia in Europa sul tetto massimo al prezzo del gas.
Ma il problema rigassificatore resta centrale, con gli occhi puntati su Piombino, dove la nave dovrebbe attraccare. Marzo è la deadline, perché i 'tubi' italiani saranno saturi entro l'inizio della primavera, dunque rischiano di non trovare dimora 5 miliardi di metri cubi di gas necessari per 'sforbiciare' ancora il fabbisogno da Mosca, portandolo dal 18% al 10%. E di centrare l'obiettivo 2024 per esserne completamente indipendente. "La beffa più grande", ribadisce la stessa fonte.