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Di Maio all'attacco di Repubblica

(Fotogramma)
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07 ottobre 2018 | 21.11
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"Noi siamo qui con le piazze piene, loro continuano a perdere lettori". Dopo averne evocato la chiusura, il vicepremier Luigi Di Maio, intervenendo ad un comizio in Basilicata, torna ad attaccare 'Repubblica' ed i suoi giornalisti. "Stamattina su Repubblica si parla di beffa fiscale. Non è vero, ma sono sicuro che se anche inviassi a Repubblica una smentita non la metterebbero mai", sostiene il leader M55, prima di scagliarsi contro la stampa.

"Ci sono giornali che ogni giorno attaccano questo governo, a me sta anche bene perché ci hanno portato fortuna", spiega Di Maio, secondo cui "i giornali hanno il dovere di fare le pulci al governo ma con la verità, non con le bugie". "Con le stesse bugie, a quelli di prima, facevano i salamelecchi", aggiunge, sostenendo che "è arrivato il momento di fare una legge contro il conflitto di interessi" in editoria.

L'ATTACCO DI DI MAIO - L'attacco alla stampa di Di Maio era arrivato ieri via social. Il vicepremier, in un video su Facebook, aveva dichiarato: "Per fortuna ci siamo vaccinati anni fa dalle bufale, dalle fake news dei giornali e si stanno vaccinando anche tanti altri cittadini tanto è vero che stanno morendo parecchi giornali tra cui quelli del Gruppo L'Espresso che, mi dispiace per i lavoratori, stanno addirittura avviando dei processi di esuberi al loro interno perché nessuno li legge più perché ogni giorno passano il tempo ad alterare la realtà e non a raccontare la realtà".

LA REPLICA DI REPUBBLICA - Parole cui è seguita la replica dei cdr di Repubblica e L'Espresso. Di Maio "non solo ignora che il Gruppo Espresso non esiste più da due anni, confluito nel più articolato gruppo Gedi che è leader in Italia nell'informazione quotidiana e multimediale - si legge in un comunicato - Ma dimostra per l'ennesima volta di non conoscere la differenza tra bufale e notizie, evidentemente perché espertissimo della prima fattispecie e allergico alla seconda".

"Nella sua dichiarazione - prosegue il comunicato - Di Maio parla inoltre senza cognizione di causa, ed è grave essendo lui anche ministro del Lavoro, di 'processi di esuberi' e di 'giornali che stanno morendo': tradendo così una sua speranza recondita. Ma può mettersi l'anima in pace: Repubblica, L'Espresso e le altre testate del gruppo Gedi non moriranno e, Costituzione alla mano, continueranno a fare quello per cui sono in testa alle classifiche della diffusione digitale e cartacea nel nostro Paese: raccontare la verità, soprattutto quando è scomoda per il potente di turno".

FNSI - Al fianco della redazione di 'Repubblica' ieri si è schierata anche la Federazione nazionale della Stampa italiana. "Gli insulti del vicepremier Luigi Di Maio ai giornalisti di Repubblica e dell'Espresso sono l'ennesima dimostrazione del disprezzo nutrito nei confronti dell’informazione libera e del ruolo che questa è chiamata a svolgere in ogni democrazia liberale", hanno sostenuto in una nota, Raffaele Lorusso e Giuseppe Giulietti, segretario generale e presidente della Fnsi.

"Di Maio - continuano Lorusso e Giulietti - come del resto buona parte del governo, sogna di cancellare ogni forma di pensiero critico e di dissenso e si illude di poter imporre una narrazione dell’Italia lontana dalla realtà. Auspicare la morte dei giornali non è degno di chi guida un Paese di solide tradizioni democratiche come è l'Italia, ma è tipico delle dittature. È bene che il vicepremier se ne faccia una ragione: non saranno le sue minacce e i suoi proclami a fermare i cronisti di Repubblica e dell’Espresso, ai quali va la solidarietà del sindacato dei giornalisti italiani, e a piegare il mondo dell'informazione ai suoi desiderata", concludono Lorusso e Giulietti.

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