Rumors di Palazzo girano con insistenza all'Udc ma per i Dem per avere i numeri al Senato non bastano certo arrivi dal misto o gli attuali fuoriusciti, servono innesti anche da Fi e Iv
La strada maestra è quella dei costruttori. Ovvero i ben più noti responsabili, con un maquillage semantico per allontanare l'etichetta degli Scilipoti. Luigi Di Maio lo dice a chiare lettere su Facebook, dove mette nero su bianco il suo 'mai più con Renzi', in linea con Alessandro Di Battista, e rivolge un appello "ai costruttori europei che, come questo governo, in Parlamento nutrono la volontà di dare all’Italia la sua opportunità di ripresa e di riscatto. Insieme, possiamo mantenere la via". Dal Pd intanto trapela lo sconforto, fonti del partito fanno filtrare la preoccupazione dei dirigenti: i responsabili - dicono - non ci sono, il rischio del voto a giugno è concreto.
Per un attimo, in tarda mattinata, i due principali partiti di maggioranza sembrano imboccare direzioni opposte, con un avvitamento della crisi. Ma a Palazzo Chigi si respira un cauto ottimismo. Poco dopo, nel corso della segreteria dem, Nicola Zingaretti chiude definitivamente la porta a Matteo Renzi, tacciando il partito di essere "inaffidabile politicamente". Ribadisce il mai con i sovranisti e il sostegno al premier, "avanti con Conte". Se è vero che si va verso la parlamentarizzazione della crisi, per il presidente del Consiglio sembra aprirsi uno spiraglio significativo. Anche i dem, infatti, sembrano guardare ai responsabili. Ma per costruire questo percorso - spiega all’Adnkronos un ministro di peso - serve obbligatoriamente un contenitore unico, e per avere i numeri al Senato non bastano certo arrivi dal misto o gli attuali fuoriusciti, servono innesti anche da Fi e Iv".
Il partito renziano, appunto. Perché adesso la speranza che si fa spazio è che Iv pian piano si spacchi, e inizino a delinearsi le crepe di una scelta che potrebbe tornare indietro come un boomerang. Per far presto - perché il Colle richiama alla rapidità di una soluzione - l'ideale sarebbe servirsi di un gruppo già esistente, ecco perché in queste ore rumors di Palazzo girano con insistenza all'Udc, sebbene il presidente Lorenzo Cesa sia fermamente contrario a dare l'appoggio a Conte. Le stesse voci indirizzano al ministro grillino Vincenzo Spadafora, che alcuni descrivono in pressing sul suo ex partito. Altra ipotesi sul campo è far confluire i responsabili nella componente Maie, del gruppo misto.
Guardiamo alle due strade. L'Udc al Senato appartiene allo stesso gruppo di Forza Italia. Ma se i responsabili dovessero raggiungere un numero significativo, il partito centrista potrebbe 'staccarsi' e formare gruppo autonomo. Fornendo quella stampella, quella terza gamba, indispensabile a Conte per andare avanti. E imprimendo un'accelerazione per realizzare in tempi stretti l'operazione che consentirebbe a Palazzo Chigi di uscire rapidamente dalla crisi.
Chi conosce bene Cesa afferma che non si presterebbe mai a una simile operazione, dunque si consumerebbe uno strappo. Ma non è escluso che qualcuno dei suoi posso autonomamente disobbedire alla linea imposta da Cesa e dare la propria disponibilità a Conte anche perché – fanno notare alcuni esponenti Udc – in tanti sanno che in caso di elezioni non verrebbero non solo rieletti ma nemmeno ricandidati. Ma i voti per consentire al governo di andare avanti, come detto dallo stesso Conte e fatto trapelare dal Quirinale, non possono essere "raccolti qua e là", tirando a campare.
La soluzione della crisi deve essere solida, tale da consentire al premier una continuità reale e la forza necessaria per navigare nelle acque agitate della pandemia. L'altra ipotesi dunque, che appare più possibile, è usare il logo Maie, attuale componente del Misto: anche in questo caso, con un sostanzioso innesto di responsabili potrebbe formare gruppo a sé. Ma la partita è complessa. Anche perché, raccontano alcuni beninformati all'Adnkronos, il premier non sarebbe disposto a fare "grandi concessioni" ai 'costruttori', e questo starebbe complicando, e di molto, la partita. Mentre il tempo stringe e l'opposizione chiede a gran voce che Conte affronti la prova dell'Aula quanto prima.
Tra i 'papabili' costruttori del Maie c'è il senatore Saverio De Bonis secondo il quale l'unica via d'uscita per evitare una crisi al buio dagli esiti imprevedibili è un Conte ter: "Secondo me non ci sono alternative a Conte". Il "Conte ter -dice all'Adnkronos- è una strada possibile e auspicabile, è l'unica strada se non vogliamo andare alle elezioni anticipate e mettere in crisi ulteriormente il Paese".
"Ci sono senatori che sono 'indipendenti'" e "devono decidere se favorire la nascita di un nuovo gruppo o stare alla finestra...", spiega. Dalla riunione dei parlamentari del Maie di questa mattina al Senato è emerso "l'assoluto sostegno al presidente del Consiglio Conte". “In Parlamento non cerchiamo responsabili, ma costruttori - ha detto Ricardo Merlo -. Siamo convinti che una maggioranza disposta a sostenere il premier Conte sia ancora possibile".