Occhi puntati su Siena, Massa e Pisa. La trincea di Ancona e Brescia nel mirino del centrodestra. Pd e M5S insieme solo in 6 capoluoghi su 16
Domenica e lunedì si gioca la prima prova del fuoco per Elly Schlein. Intesa come quella delle urne. Quasi 6 milioni al voto per la prima tornata elettorale di Schlein da quando è segretaria del Pd. Una campagna che la leader dem ha vissuto in prima linea battendo il territorio in lungo e in largo nelle ultime settimane. Sono 16 i capoluoghi al voto. Di questi 8 governati dal centrodestra (Vicenza, Treviso, Sondrio, Imperia, Siena, Massa, Pisa, Ragusa) e 5 dal centrosinistra (Ancona, Brindisi, Brescia, Teramo, Trapani). A Siracusa il sindaco è di Azione e a Latina e Catania c'è una gestione commissariale.
L'obiettivo per il Pd è tenere, ovviamente, le amministrazioni in cui governa ma soprattutto puntare a strappare comuni al centrodestra. Come è stato qualche settimana fa con la vittoria a Udine. In particolare gli occhi sono puntati sulla Toscana e sulla possibile riconquista di ex roccaforti storicamente a sinistra come Pisa, Massa e Siena.
Non a caso Schlein chiuderà proprio in Toscana domani la campagna delle amministrative: prima a Pisa con il candidato Paolo Martinelli e poi gran finale nella storica piazza del Mercato di Siena con la candidata sindaca Anna Ferretti. Un'altra città 'attenzionata' è Vicenza dove corre l'under 35 Giacomo Possamai, capogruppo Pd in regione Veneto e chiamato giovanissimo a palazzo Chigi da Enrico Letta. Se si andrà al ballottaggio, c'è chi scommette sul colpaccio ai danni del centrodestra.
Delicate per il Pd invece le due partite di Ancona e Brescia: entrambe amministrate dal centrosinistra. Nella prima corre l'assessora uscente Ida Simonella e nella seconda la vicesindaca, Laura Castelletti. Ancona è una delle pochissime roccaforti del centrosinistra mai espugnate finora: nel capoluogo marchigiano dal dopoguerra ad oggi non ha mai governato il centrodestra. Che stavolta, invece, ci punta e molto. Tanto che Giorgia Meloni con Matteo Salvini e Antonio Tajani hanno scelto Ancona per la kermesse elettorale con Pino Insegno. "Governo e regione - ha detto la premier Meloni - sono una filiera che funziona. Manca solo Ancona...".
Su Brescia scommessa analoga. Non a caso il centrodestra ha scelto il capoluogo lombardo domani per la chiusura della campagna elettorale e si replica lo schema di Meloni, Tajani e Salvini insieme sul palco. Sul versante alleanze, anche nella tornata delle amministrative di domenica, si conferma l'onda lunga delle politiche. Nel senso della mancanza di una coalizione stabile di centrosinistra. Pd e M5S sono alleati sono in 6 capoluoghi sui 16 al voto: Brindisi, Latina, Pisa, Teramo, Catania e Siracusa. E' stato chiuso poi l'accordo per le regionali in Molise di fine giugno. Insomma, intese sporadiche e a macchia di leopardo.
Del resto lo stato dei rapporti è quello che è se Giuseppe Conte è andato domenica scorsa in tv - a una settimana esatta dal voto amministrativo - a dire che al momento "non ci sono le condizioni" per un'alleanza strutturale con il Pd senza nascondere che in gioco c'è la leadership del campo progressista. Tanto che le agende dei due, Conte e Schlein, non sono incredibilmente mai riuscite ad incrociarsi: nessuna iniziativa in comune durante la campagna elettorale. Né tantomeno con Carlo Calenda che pure ad Ancona, ad esempio, sostiene la candidata Pd. Mentre il centrodestra si è presentato unito con Meloni, Tajani e Salvini in piazza, Calenda e Schlein (ieri ad Ancona) hanno fatto iniziative separate. Si vedrà se i ballottaggi, là dove si andrà al secondo turno, accorceranno le distanze.