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Russia-Ucraina, il costo pagato a due anni di guerra

Equilibri internazionali, leadership e tenuta economica messi a dura prova dal conflitto

Guerra Russia Ucraina
Guerra Russia Ucraina
19 febbraio 2024 | 18.15
LETTURA: 4 minuti

Il 24 febbraio 2024 saranno passati due anni esatti dall'inizio della guerra tra Russia e Ucraina. Due anni che hanno cambiato gli equilibri mondiali e compromesso buona parte delle relazioni su cui si fondavano, con un enorme costo in termini di vite umane e di danni materiali. Chiudendo spazi di dialogo, complice anche la tensione in Medio Oriente e il conflitto tra Israele e Hamas, e aumentando le distanze tra le democrazie occidentali e le grandi autocrazie.

Con i combattimenti sul terreno che vanno avanti senza sosta, ora molto più favorevoli a Mosca che non alla riconquista del territorio da parte di Kiev, il confronto si gioca anche su altri piani: quello politico internazionale, quello della tenuta dei due leader contrapposti, Vladimir Putin e Volodymyr Zelensky, e quello economico.

Il piano politico, dalle elezioni americane a quelle europee

Le tornate elettorali in Europa e negli Stati Uniti contribuiranno a indirizzare l'atteggiamento del fronte occidentale, che ha visto nel corso dei due anni di guerra abbandonare l'iniziale e incondizionata scelta di campo in difesa di Kiev per una posizione più articolata e meno granitica, che ha iniziato a mettere in conto i costi e i benefici del protrarsi della guerra.

Evidente quanto potrebbe spostare il ritorno di Donald Trump alla Casa Bianca o anche un risultato al Parlamento europeo che desse più forza a una colazione intorno a posizioni meno atlantiste. Resta però il tema di fondo. La caduta dell'Ucraina potrebbe aprire la strada a una escalation militare russa che potrebbe minacciare le Repubbliche baltiche e quindi direttamente la Nato. L'argomento della 'difesa di Kiev per difendere la democrazia' resta sul tavolo.

La tenuta delle leadership di Putin e Zelensky

Due anni di guerra sono stati lunghi anche per le due leadership che si contrappongono, quelle di Vladimir Putin e quella di Volodymyr Zelensky. Le incognite rispetto alla tenuta del regime del Capo del Cremlino sono sempre legate, nelle aspettative del fronte occidentale, all'ipotesi che si possano creare le condizioni per un capovolgimento dall'interno. Se però la convinzione che la spinta potesse arrivare dalla cerchia degli oligarchi che hanno visto ridimensionare la loro ricchezza e i loro margini di manovra si è affievolita con il passare del tempo, la morte in carcere di Aleksey Navalny contribuisce a segnare una macabra continuità nella sistematica eliminazione di qualsiasi potenziale focolaio di opposizione politica.

Difficile anche che possano verificarsi le condizioni per una sollevazione popolare, nonostante la pessima qualità della vita e il gigantesco sacrificio richiesto per la mobilitazione militare. Zelensky deve invece fronteggiare difficoltà sempre più evidenti. Sono dettate dall'evoluzione negativa del conflitto, da un 'effetto assuefazione' che pesa nell'opinione pubblica, dal sostegno internazionale che si riduce, soprattutto in termini di risorse finanziarie, e da una resistenza sempre più costosa in termini di vite umane e di danni materiali.

Il piano economico, le conseguenze del conflitto pesano

Le conseguenze del lungo conflitto pesano anche sul piano economico. Restano centrali le risorse necessarie a finanziare la resistenza ucraina, che si stanno però progressivamente esaurendo. Kiev avrebbe bisogno di armi e munizioni in quantità tale almeno da pareggiare la produzione della macchina bellica russa, che sta girando a pieno regime. Senza sottovalutare le risorse necessarie per la ricostruzione, ormai arrivate alla soglia dei 500 miliardi di dollari secondo l'ultima stima della Banca mondiale.

La guerra è un fattore decisivo anche rispetto allo stato di salute dell'economia russa, ormai sorretta sempre di più dalla produzione bellica. Nonostante le sanzioni internazionali, che al netto della propaganda e delle posizioni strumentali hanno avuto un effetto consistente ma non risolutivo, l'economia russa tiene perché è ormai un'economia di guerra, con le spese belliche che superano ampiamente il 6% del pil.

Le ricadute per l'economia europea, legate a una crisi dell'energia sostanzialmente rientrata e a un'inflazione che si sta progressivamente sgonfiando ma anche alle incertezze e i rischi per la crescita che restano consistenti, si intrecciano con l'eterno dibattito sull'efficacia delle sanzioni e l'opportunità di proseguire nel sostegno a Kiev. La sintesi, grossolana ma verosimile, si avvicina alla tesi che la guerra stia mettendo in ginocchio Volodymyr Zelensky e l'Ucraina, stia pesando sulle economie europee e sia invece indispensabile a Vladimir Putin per conservare il suo regime e alla Russia per non implodere. (Di Fabio Insenga)

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