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Israele-Hamas, per gli Usa "accordo su ostaggi più vicino che mai"

Ma, precisa il portavoce John Kirby, l'intesa non sarebbe "imminente": "Ancora molto lavoro diplomatico da fare"

Manifestazione per gli ostaggi israeliani nelle mani di Hamas - Afp
Manifestazione per gli ostaggi israeliani nelle mani di Hamas - Afp
30 gennaio 2024 | 00.09
LETTURA: 3 minuti

Un nuovo accordo sul rilascio degli ostaggi israeliani in mano ad Hamas? Sarebbe "più vicino che mai", ma non imminente. A dirlo, nel giorno in cui si sono rincorse le notizie di un via libera all'intesa - poi respinte da una nota dell'ufficio del primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu -, il portavoce del Consiglio di Sicurezza nazionale della Casa Bianca, John Kirby, in un'intervista a Channel 12.

Sottolineando che c'è ancora molto lavoro diplomatico da fare, Kirby - riferendosi all'accordo - ha auspicato "nel prossimo futuro, di arrivare a questo traguardo. Siamo più vicini di quanto lo siamo mai stati", sottolineando tuttavia che l'intesa "non è imminente", non bisogna pensare che possa arrivare "da un giorno all'altro", ma "siamo cautamente ottimisti".

Qatar mediatore: "Fatti progressi"

"Abbiamo fatto progressi sui negoziati per un nuovo accordo sugli ostaggi, ci troviamo in una posizione migliore rispetto a dove eravamo nelle scorse settimane", ha intanto assicurato il primo ministro e ministro degli Esteri del Qatar, Mohammed bin Abdulrahman bin Jassim Al Thani, intervenendo all'Atlantic Council a Washington.

Agli incontri di domenica a Parigi "abbiamo compiuto progressi per la costruzione di una cornice per la prosecuzione dei negoziati sugli ostaggi. Faremo avere le proposte ad Hamas, speriamo reagiranno positivamente e decidano di negoziare in maniera costruttiva", ha spiegato al Thani.

"Si è parlato molto della nostra capacità di far leva su Hamas. Ma il nostro ruolo - ha sottolineato il premier - è di far pressione sulle parti con parole, incontri e proposte. Il Qatar non è una superpotenza che può forzare le parti". Secondo Al Thani, l'attuale fase di colloqui potrebbero condurre ad un cessate il fuoco permanente "in futuro". Tale precisazione potrebbe significare che potrebbe esservi prima una tregua temporanea, ipotesi finora respinta da Hamas.

"Accordo raggiunto" per i media, ma Netanyahu smentisce

Secondo Nbc News, spiegava la testata nella giornata di ieri, i negoziatori di Israele, Stati Uniti, Egitto e Qatar riuniti a Parigi avrebbero raggiunto un accordo sul rilascio in cambio di pause a fasi nei combattimenti, della consegna di aiuti a Gaza e del rilascio di detenuti palestinesi. Nel dare la notizia, Nbc News citava una fonte a conoscenza dei negoziati secondo cui anche il rilascio dei restanti ostaggi detenuti nella Striscia avverrebbe a fasi, cominciando da donne e bambini.

Secondo quanto riportava inoltre Sky News Arabia, la prima fase dell'accordo dovrebbe invece prevedere un cessate il fuoco di 45 giorni a Gaza in cambio del rilascio di 35 ostaggi. L'emittente aveva anche riferito che saranno rilasciati tra i 100 ed i 250 detenuti palestinesi per ogni ostaggio israeliano liberato.

Ma le notizie di un presunto accordo, assicurava poco dopo una nota l'ufficio del primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu, sono "errate" e "includono condizioni che sono inaccettabili per Israele".

"C'è ancora una strada lunga da fare", il commento al Times of Israel di funzionari israeliani. Secondo il giornale Israel Hayom, i capi del Mossad e dello Shin Bet avrebbero detto ai loro colleghi americani, egiziani e qatarini che Israele è flessibile sulla lunghezza del cessate il fuoco che verrebbe accordato, del numero dei prigionieri rilasciati e sulla quantità di aiuti umanitari che dovrebbero entrare a Gaza, ma in nessun caso concorderanno la fine della guerra.

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