Il conduttore del programma di Rete 4: "L'intervista a Lavrov è ovviamente uno scoop, senza se e senza ma. Sarei stato anch’io invidioso di chiunque avesse portato il ministro in tv"
"Non vedo davvero di cosa mi si possa accusare realmente al di là di un certo tipo di propaganda". Così all’Adnkronos Giuseppe Brindisi, conduttore di ‘Zona Bianca’ su Rete 4, finito al centro delle polemiche dopo l’intervista al ministro degli Esteri russo Sergei Lavrov.
"L’intervista a Lavrov è ovviamente uno scoop, senza se e senza ma. Sarei stato anch’io invidioso di chiunque avesse portato Lavrov in televisione. Detto ciò, io credo da giornalista di aver fatto il mio mestiere, perché il mio mestiere non è quello di dichiarare guerra alla Russia, ma di portare a casa il maggior numero di notizie, e alla fine dei 40 minuti di intervista mi sembra di averne portate un bel po’ e anche importanti", dice.
"L’altra accusa che mi viene fatta è che avrei dovuto essere un po’ più aggressivo – spiega Brindisi -. Ora, premesso che non stiamo parlando del sindaco di qualche paesino ma del ministro degli Esteri russi, praticamente del braccio destro di Putin, verso il quale c’è un dovere di ospitalità, quindi devo dirgli buongiorno, benvenuto, e alla fine devo anche salutarlo, perché poi c’è anche la polemica sul mio ‘buon lavoro’ detto alla prova, premesso ciò, io ho due possibilità: posso fare il cavaliere senza macchia e senza paura che dice a Lavrov ‘brutto stronzo che cosa stai combinando’, e sicuramente Lavrov si alza e se ne va e non ho portato niente a casa. Il mio interesse è invece portare qualcosa a casa e cerco l’approccio il più possibile neutro che mi porti ad avere le notizie".
"Questo però – osserva Brindisi - non significa essere accondiscendenti, perché durante l’intervista io ho più volte detto, ad esempio, che la sua era la visione che hanno loro in Russia e che è diversa da quella che abbiamo noi in Italia, più volte ho cercato e sono anche riuscito a inserirmi nei suoi discorsi per dire, ad esempio, che su Bucha loro hanno detto che si tratta di messinscene e fake news e che però c’è il video della Cnn di due giorni fa che dimostra che i soldati russi erano per le vie di Bucha fra i cadaveri, e lui mi ha risposto che non è vero. Io per quale motivo dovrei dire ‘brutto stronzo’? Cosa deve venir fuori dall’intervista, l’idea di Giuseppe Brindisi o l’opinione di Lavrov? Il mio interesse è far venire fuori la sua opinione stimolata dalla mia".
"Un altro esempio, che poi è quello che fa scatenare il casino – prosegue Brindisi -, quando io gli dico che stanno facendo questa guerra in nome di una denazificazione di un Paese che ha come presidente un ebreo, e già lì lui si spazientisce. Io vado più in là e dico ‘ma si può denazificare un Paese per colpa di qualche migliaio di presunti nazisti mentre ci sono 44 milioni di ucraini che nazisti non sono?’. E lui lì sbrocca e dice la storia di Hitler e degli ebrei. Ora, dopo avergli fatto dire tutto questo io che cosa devo dirgli di più per dimostrare di avere le spalle larghe, di essere senza macchia e senza paura, per dimostrare che non sto facendo l’intervista accondiscendente? Non l’ho fatta".
"Io – sottolinea Brindisi all'Adnkronos - gli ho fatto dire delle cose, l’ho contraddetto e alla fine gli ho detto ‘buon lavoro’ nel senso che gli dico ‘buon lavoro per la pace’, ‘cerchiamo di raggiungere la pace’, perché se poi si tronca il ‘buon lavoro’ senza la parte successiva della frase è una scorrettezza. Ma dico di più. Se io sono il padrone di casa e ospito il ministro degli Esteri russo, è mio compito utilizzare un galateo, non posso digli ‘brutto stronzo vieni qua’ oppure ‘adesso hai rotto te ne puoi andare’, si usa una certa educazione. Ora, a Enrico letta che mi fa il tweet scrivendo ‘l’abisso’, dico che se avrà fortuna si troverà fra sei mesi, un anno, due anni a stringere la mano a quello che considera ‘l’abisso’. Come lo chiamerà? Gli dirà ‘sei un mostro non ti voglio parlare’? Questo è uno dei più importanti politici del mondo, cosa dovevo usare, il gergo di Di Maio, fare l’errore che ha fatto di Maio chiamandolo ‘animale’? No, no".
"Noi parliamo della Russia – aggiunge Brindisi -, dove non ci sono diritti, dove non c’è la libertà di stampa, dove c’è la censura, però vogliamo fare la stessa cosa con Lavrov in Italia, è un cortocircuito pazzesco. Se io fossi fra i politici italiani mi interrogherei, invece, sul perché Lavrov ha detto che si aspettava una linea politica diversa dai politici italiani. Come mai se l’aspettava? Che cosa gli avevano fatto credere i politici italiani? Questo mi sembra molto più interessante delle polemiche sulla censura che io non farò mai".
"Se potessi – osserva Brindisi - inviterei di nuovo Lavrov non domani mattina, ma anche stasera. Tutta la vita. Se posso lo faccio rivenire. Se posso io cerco di avere Putin. Ma che mestiere facciamo? Tutte le anime candide anche fra noi colleghi…., cioè, riesci a contattare Lavrov e poi dici ‘mannaggia, però questo è un demonio, un mostro, non gliela faccio l’intervista?’. Ma in quale mondo? Se vogliamo prenderci in giro, ci prendiamo in giro, se no no. Io la faccio stasera l’intervista. Non c’è ombra di dubbio. E il ministro degli Esteri russo, cioè uno degli uomini che ha in mano le chiavi della guerra ma ha anche le chiavi della pace del mondo. Ma stiamo scherzando? Ripeto, cosa avrei potuto fare? Avrei dovuto dirgli che è uno stronzo perché hanno invaso l’Ucraina e stanno uccidendo la gente? Gliel’ho detto in modo diverso. A parte che non è nelle mie corde proprio caratterialmente…io non devo dimostrare niente, e questo un po’ mi dispiace perché vuol dire che la mia trasmissione dovrebbe essere più seguita, ma è dallo scoppio della guerra che il nostro penso sia l’unico talkshow che è dichiaratamente a favore dell’Ucraina".
"Noi nelle scorse settimane – spiega Brindisi all'Adnkronos - abbiamo avuto l’intervista esclusiva alla Vereschuc, vicepremier di Zelensky, abbiamo avuto l’ex presidente ucraino Poroshenko, abbiamo avuto Klitschko, sindaco Di Kiev, e in onore di Kiev, per dimostrare la nostra vicinanza a Kiev, noi abbiamo cambiato la grafica e invece di scrivere Kiev abbiamo usato la traslitterazione Ucraina proprio per manifestare la nostra vicinanza all’Ucraina. Dopo abbiamo avuto il sindaco di Bucha che a noi ha raccontato il dramma delle fosse comuni e dei morti. Noi in Mediaset siamo l’unico talkshow chiaramente schierato, non abbiamo ‘dubbisti’, non abbiamo ‘complessisti’, non siamo negazionisti, noi siamo a favore dell’Ucraina. E dirò di più. Il fatto che Lavrov abbia scelto di venire da noi per me è una medaglia, perché Lavrov non è che non sa chi siamo no. Si può immaginare che Lavrov decide di andare in un posto del quale non conosca vita morte e miracoli? Noi non abbiamo da farci perdonare nulla, né come gruppo Mediaset né come testata VideoNews e né come testata ‘Zona Bianca’, e per fortuna c’è l’azienda che ci appoggia totalmente. Noi siamo quelli che dall’inizio di questa guerra, così com’eravamo durante la pandemia schierati ‘provax’ e ci siamo presi insulti, ci siamo chiaramente schierati, chiaramente. Io personalmente ho litigato con chiunque e ora che cosa devo fare? Devo fustigarmi perché non ho mandato a quel paese Lavrov? Io Lavrov l’ho mandato a quel paese con le mie domande, ho avuto dieci risposte di cui discute oggi il mondo…non dovendo dichiarare guerra alla Russia, lo lascio fare a chi lo deve fare o a chi già lo fa, io sono soddisfatto del mio lavoro e lo farei ugualmente allo stesso modo domani. Anzi stasera".