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G7, Biden salta la cena con Mattarella

E' la quarta volta che il presidente americano non partecipa o lascia in anticipo una cena ufficiale con i leader mondiali. Casa Bianca: "Ha avuto due giorni pieni, non leggete troppo dietro la sua assenza"

Joe Biden (Afp)
Joe Biden (Afp)
13 giugno 2024 | 18.45
LETTURA: 6 minuti

Joe Biden non parteciperà questa sera alla cena dei leader del G7 al castello Svevo di Brindisi, offerta dal presidente della Repubblica Sergio Mattarella. Lo conferma la Casa Bianca, con la portavoce Karine Jean-Pierre che già durante un briefing con i giornalisti a bordo dell'Air Force One aveva detto che il presidente avrebbe avuto "due giorni pieni", avvisando i giornalisti di "non leggere troppo" dietro alla scelta del presidente di non partecipare alla cena, si legge sulla Cnn. Alla stessa ora il presidente è impegnato nella firma dell'accordo di sicurezza con Volodymyr Zelensky e nella conferenza stampa congiunta con il presidente ucraino.

E' la quarta volta che Joe Biden salta o lascia in anticipo una cena ufficiale con i leader mondiali come scrive la Cnn. Nel 2022, Biden non ha partecipato alla cena a Bali. Nel 2023 ha poi lasciato in anticipo la cena di Hiroshima per tornare in albergo e parlare con i funzionari della Casa Bianca che stavano negoziando con il Congresso l'accordo sul tetto del debito. Anche al vertice della Nato in Lituania ha saltato la cena con i leader.

Il presidente americano, che con i suoi 81 anni è il presidente in carica più anziano degli Stati Uniti e si sta candidando ad un secondo mandato, è arrivato la notte scorsa a Brindisi, dopo che era rientrato negli Stati Uniti domenica dalla visita in Francia per l'80esimo anniversario del D-Day e la visita di Stato a Parigi. La sera prima della partenza per l'Italia, inoltre, Biden aveva dovuto fare una tappa non prevista in Delaware per incontrare Hunter Biden, subito dopo che il figlio era stato giudicato colpevole di aver acquistato un'arma nascondendo la sua tossicodipendenza.

Tortelli e filetti al dentice, il menù della cena

Un menù a base di pesce con richiami alla tradizione pugliese. Si comincia con fagottini di scorfano ai pomodori secchi ed erbe aromatiche su dadolata di Barattieri e pomodori fiaschetto di Torre Guaceto. Quindi tortelli di gallinella con julienne di pesce serra affumicato, filetti di dentice alle mandorle di Toritto e salsa di topinanbur. Per finire crema di burrata con crumble di taralli dolci e ciliegie ferrovia. Il tutto annaffiato da Franciacorta ‘Annamaria Clement - Ca’ del bosco ‘15; Fiano - Tenuta Bocca di Lupo Furia di Calafuria - Masseria Maine Moscato di Trani ‘Estasi’ - Franco di Filippo.

La storia del Castello Brindisi

La cena con i capi di Stato e di governo, senza Biden, si terrà questa sera nel castello Svevo della città pugliese. Costruito probabilmente per volere di Federico II all'epoca della Sesta crociata, fu sede del Governo quando, dopo l'Armistizio dell'8 settembre del 1943 e fino al febbraio del 1944, la capitale d'Italia fu trasferita a Brindisi, da dove fu dichiarata guerra alla Germania, ripristinata la libertà di stampa e vennero abolite le leggi razziali.

Conosciuto anche come il Castello di Terra, situato a ridosso del centro storico, sulla sponda sud del porto interno della città, esistono ipotesi discordanti sulla fasi della sua realizzazione. Alcuni autori ne fanno risalire la fondazione all’età bizantina o normanna, altri a Federico II. Ed è quest'ultima l’ipotesi più accreditata, intorno al 1227, negli anni in cui è attestata la presenza di Federico II di Svevia a Brindisi, tra il suo matrimonio con Jolanda di Brienne (1225) e la partenza della Sesta crociata (1228).

Il castello, destinato in primo luogo ad ospitare la corte, fu costruito sulla costa probabilmente per un migliore controllo dell’arsenale e della flotta, ma la posizione ai margini dell’allora agglomerato urbano era strategica anche per dominare la città. Il maniero è da considerarsi quindi come un’opera soprattutto di utilità politica con funzioni di praesidium militare.

Nei registri angioini è riportato che Carlo I d'Angiò provvide al restauro del castello (sopraelevazione delle torri) e all'edificazione di un palazzo reale al suo interno (1272-1283), dando l'incarico di supervisore all'architetto Pierre d'Angicourt.

Si deve invece a Ferdinando I di Napoli il primo ampliamento del maniero brindisino (seconda metà del XV secolo): la modifica, dettata dalle nuove esigenze belliche dovute all'adozione delle armi da fuoco, consistette nella costruzione di un'ulteriore cinta muraria, più bassa e più spessa della precedente, munita di torrioni bassi e circolari dotati di scarpa. Il precedente fossato venne coperto da volte e furono creati così nuovi ambienti, adatti ad ospitare i soldati, ma anche la popolazione in caso d'emergenza.

Il castello si compone così di due parti visibilmente distinte. Il nucleo interno più antico e l’antemurale aragonese si sviluppa attorno ad un cortile di forma trapezoidale, detto oggi Piazza d’Armi, circondato da un'alta muraglia munita di un mastio con funzione di entrata e sei torri, due di forma circolare tre a pianta quadrata e una pentagonale. Questo nucleo originario appartiene al periodo svevo. La cortina più esterna è riferibile al XV-XVI secolo, con la presenza dei classici torrioni circolari tardo medievali e rinascimentali, muniti di artiglieria.

Il castello costituisce quindi un esempio di architettura militare fra i meno indagati e conosciuti a causa della sostanziale inaccessibilità al pubblico, determinata dalle più recenti destinazioni d’uso: quella carceraria nel XIX secolo e quella di sede del Comando Marina militare dagli inizi del XX secolo sino ai giorni nostri.

Ma al castello di Brindisi è legato uno snodo cruciale della storia italiana, quando la città pugliese per alcuni mesi fu capitale del Regno. Il 10 settembre del 1943 giunse nel porto di Brindisi la nave Baionetta dalla quale sbarcarono il re Vittorio Emanuele III, la regina Elena, il Principe Umberto, il maresciallo Pietro Badoglio, capo del Governo, e alcuni ministri, in fuga dai tedeschi che avevano occupato Roma.

Per cinque mesi, fino all’11 febbraio 1944, all'interno del Castello Svevo e dell'Ammiragliato fu insediata la sede del Governo, da dove furono emanati provvedimenti di notevole importanza quali la dichiarazione di guerra alla Germania, l’abrogazione delle leggi razziali e il ripristino della libertà di stampa. Il primo giornale a comparire fu “L’Italia del popolo” il 4 novembre 1943, seguito da “Civiltà proletaria”, “L’idea liberale”, “Il risveglio”, “La Rassegna”, “La Settimana”. Qui si trasferì anche parte del Comando alleato, mentre a Bari si riunirono per la prima volta i Comitati nazionali di liberazione.

Re e Governo rimasero a Brindisi fino all’11 febbraio del 1944, quando si decise il trasferimento a Salerno della presidenza del Consiglio e del ministero dell’Interno, mentre i dicasteri militari rimasero nelle sedi di Lecce, Taranto e Bari. Il sovrano e la corte si stabilirono a Ravello, lungo la costiera amalfitana.

Dal 1971 invece a Brindisi ha sede la Brigata Marina San Marco. In un primo momento si avvalse unicamente del Castello Svevo come base principale, dove risiedono il Comando della Brigata con il rispettivo staff e il secondo Reggimento San Marco.

Il legame tra la città pugliese e il Reparto è solido e si basa su una fitta rete di collaborazioni, non solo in ambito militare come Presidio militare, ma anche in ambito civile, sociale, filantropico, sanitario e religioso.

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