Prima conversazione dal 23 dicembre dello scorso anno, ultima data in cui i due leader si sono confrontati sull'operazione militare nella Striscia di Gaza
Dopo quasi un mese di blackout, nuovo contatto tra Joe Biden e Benjamin Netanyahu. Il presidente degli Stati Uniti e il premier israeliano hanno avuto un colloquio telefonico, come ha reso noto la Casa Bianca. Si tratta della prima conversazione dal 23 dicembre dello scorso anno, ultima data in cui i due leader si sono confrontati sull'operazione militare nella Striscia di Gaza e sulla guerra che Israele conduce da oltre 3 mesi contro Hamas.
Secondo la Cnn, il colloquio ha evidenziato la distanza delle posizioni sullo schema di 'due popoli, due stati'. Netanyahu nelle ultime ore avrebbe espresso la propria opposizione all'ipotesi di creazione di uno stato palestinese. Nella telefonata, Biden ha trasmesso "la sua visione per una pace e una sicurezza più durature per Israele, pienamente inserito nella regione, e una soluzione con due Stati e con la sicurezza di Israele garantita", ha detto il portavoce del Consiglio di sicurezza nazionale John Kirby.
Biden "ha ribadito la sua forte convinzione sulla possibilità di raggiungere una soluzione con due Stati con la consapevolezza, ovviamente, che non si arriverà al traguardo domani: c'è un conflitto in corso e quindi vogliamo assicurarci che Israele abbia ciò di cui ha bisogno per difendersi", ha aggiunto Kirby alla Cnn.
La posizione di Washington, in relazione alla condotta di Israele, rimane sostanzialmente inalterata: gli Stati Uniti si oppongono ancora ad un cessate il fuoco generale a Gaza, perché potrebbe favorire i miliziani di Hamas. "Sosteniamo le pause umanitarie, come ho detto, per cercare di far liberare gli ostaggi e far arrivare più aiuti, ma non sosteniamo un cessate il fuoco in questo momento. Penso - ha detto Kirby - che sia importante ricordare che c'era un cessate il fuoco in vigore il 6 ottobre". Il funzionario della Casa Bianca ha anche affermato che Biden continua a credere nella possibilità di una soluzione a due Stati in Medio Oriente.
Il primo ministro israeliano ha poi negato stamane di aver detto al presidente americano di non escludere la possibilità di uno stato palestinese. La smentita a quanto riferito dalla Cnn, che citava una fonte ben informata, è arrivata con un comunicato dell'ufficio del premier. Comunicato diffuso malgrado il riposo dello shabbat, a sottolineare l'urgenza di una pronta smentita.
"Nella sua conversazione ieri sera con il presidente Biden, il primo ministro Netanyahu ha ripetuto la sua coerente posizione da anni, espressa anche in una conferenza stampa il giorno precedente: dopo l'eliminazione di Hamas, Israele deve mantenere il pieno controllo di sicurezza della Striscia di Gaza in modo da assicurare che Gaza non rappresenti più una minaccia per Israele, e questo confligge con la richiesta di sovranità palestinese", afferma il comunicato.
Interrogato dai giornalisti in Usa se è impossibile un accordo con due stati fino a quando Netanyahu sarà premier, Biden aveva risposto che "non è così". "Ci sono tanti tipi di soluzioni con due stati. Ci sono paesi membri dell'Onu che non hanno forze militari. Altri che hanno limitazioni", aveva spiegato.
"Alla fine, Israele sarà costretta a fare un accordo, perché non è riuscito durante più di cento giorni di guerra a recuperare i prigionieri con la forza" dice all'agenzia stampa russa 'Sputnik' Musa Abu Marzuq, un membro dell'ufficio politico di Hamas sottolinea che Tel Aviv "o li riporterà indietro attraverso un accordo con il movimento o recupererà i corpi". "Non ci sono ancora colloqui con Fatah" ma "siamo sempre aperti a un'unità nazionale" basata "sul diritto all'autodeterminazione". "Siamo favorevoli all'unità, e la vediamo come una delle precondizioni per la liberazione, e siamo pronti a gestire i nostri affari nazionali attraverso il consenso e il dialogo senza condizioni", spiega ancora Abu Marzouq.
Gli Stati Uniti si sono attivati in relazione alle notizie sulla morte di un 17enne palestinese-americano, ucciso in Cisgiordania nell'area di Al-Mazra'a Al-Sharqiya, secondo l'agenzia palestinese Wafa.
Tawfiq Hafiz Ajjaq è stato colpito alla testa ed è stato portato al Palestine Medical Complex di Ramallah, dove è giunto in condizioni critiche ed è deceduto.
Le Forze di Difesa Israeliane (Idf) e la polizia israeliana hanno detto alla CNN di aver ricevuto un rapporto secondo cui un agente di polizia fuori servizio e un civile israeliano avrebber sparato contro un "individuo palestinese sospettato di aver lanciato pietre nell'area di Al-Mazra'a ash-Sharqiya". Nella zona era presente anche un soldato dell'Idf, secondo una dichiarazione delle Forze di Difesa alla Cnn. "L'affermazione secondo cui il soldato avrebbe sparato contro il palestinese è oggetto di verifiche", si legge nella dichiarazione. Secondo la Wafa, il giovane aveva vissuto all'estero negli ultimi 18 mesi prima di tornare in Cisgiordania. Nella zona di Al-Mazra'a Al-Sharqiya vivono palestinesi-americani.
Nelle ultime ore, si segnala anche la presenza della Russia sulla scena. Una delegazione guidata dal membro dell'ufficio politico di Hamas, Musa Abu Marzouk, ha incontrato nella capitale della Russia il vice ministro degli Esteri Mikhail Bogdanov, come ha reso noto l'agenzia di stampa Ria Novosti, precisando che Bogdanov ha sottolineato la necessità che vengano rilasciati i civili presi in ostaggio dalle fazioni palestinesi, tra cui tre cittadini russi.
"La parte russa ha sottolineato la necessità di un rapido rilascio dei civili catturati durante gli attacchi del 7 ottobre 2023 e detenuti da fazioni palestinesi, tra cui tre cittadini russi: A. Kozlov, A. Lobanov e A. Trufanov", si legge in una nota pubblicata dal ministero degli Esteri russo.
Durante l'incontro, si precisa, l'attenzione principale è stata posta "sul confronto in corso nella zona del conflitto israelo-palestinese" e sulla crisi umanitaria nella Striscia di Gaza che "ha raggiunto dimensioni catastrofiche".