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Israele, Hamas: raid su scuola rifugio per profughi Gaza, 50 morti

Migliaia di persone in marcia per il rilascio degli ostaggi a Gerusalemme. Netanyahu: "Ancora nessun accordo per il rilascio degli ostaggi"

Raid delle forze israeliane nella Striscia di Gaza (Afp)
Raid delle forze israeliane nella Striscia di Gaza (Afp)
18 novembre 2023 | 07.23
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Proseguono i raid di Israele dopo l'attacco di Hamas del 7 ottobre. Sarebbero più di 50 i morti in un'operazione israeliana contro la scuola di Al Fakhoura, che ospitava sfollati nel campo profughi di Jabalya (nel nord della Striscia di Gaza), inserita in un programma Onu. Lo riferisce la tv satellitare Al Jazeera. L'emittente parla di "centinaia di vittime tra morti e feriti" citando il ministero della Salute di Gaza, sotto il controllo di Hamas.

L'organizzazione accusa Israele di "crimini di guerra" attraverso le parole di Basem Naim dell'ufficio politico di Hamas in un'intervista a al-Jazeera. "Parliamo di crimini di guerra, pulizia etnica, crimini contro l'umanità", dice Naim alla tv, accusando Israele per le operazioni contro scuole, ospedali, case dei palestinesi e rifugi. Naim accusa Israele di "atrocità" dopo quanto denunciato sull'operazione contro la scuola al-Fakhoura, nel campo profughi di Jabaliya.

Dal Libano, Osama Hamdan, rappresentante di Hamas a Beirut, parla ad al-Jazeera di un "altro massacro", con la scuola "bombardata da caccia israeliani". Da parte israeliana non ci sono conferme né reazioni alle notizie che arrivano dal nord di Gaza.

Raid aerei israeliani avrebbero colpito anche nei pressi dell'Ospedale Indonesiano nel nord di Gaza secondo l'agenzia palestinese Wafa, che scrive di "raid intensi" mentre proseguono le operazioni nella Striscia.

Un raid israeliano nel sud di Gaza avrebbe provocato la morte di 26 persone, fra cui molti bambini, sempre secondo Wafa. Secondo quanto scrive Haaretz, sono 23 i feriti nel bombardamento israeliano contro Khan Yunis, nel sud della Striscia, in cui sono stati colpiti tre edifici.

In un raid di Israele contro un edificio nel campo profughi di Balata, a Nablus, in Cisgiordania, almeno cinque palestinesi sono rimasti uccisi e altri due feriti, denuncia la Mezzaluna rossa. Le vittime hanno età comprese fra i 19 e i 25 anni. Una di loro è un esponente di spicco della Brigate dei Martiri di al Aqsa, fra i principali ricercati da Israele.

In un comunicato congiunto le forze militari e i servizi di sicurezza interni dello Shin Bet israeliani affermano che i palestinesi uccisi nel campo di Balata pianificavano attacchi terroristici contro israeliani. Fra loro anche Muhammad Zahed, presunto pianificatore di diversi attentati in Israele negli anni recenti.

I militari israeliani hanno fatto una serie di arresti a Hebron, fra cui Qutaiba Omar al-Qwasma, fratello dell'assalitore di Gerusalemme all'inizio della settimana. Un palestinese è stato ucciso durante una "attività" delle forze israeliane a Tubas.

L'Idf ha inoltre trovato "armi e attrezzature militari di Hamas" nel corso di un raid in una scuola superiore a Gaza. Lo riferisce 'The Times of Israel'. Tsahal ha fatto irruzione in diversi siti utilizzati da Hamas, uccidendo alcuni membri del gruppo. Le truppe hanno anche fatto irruzione nella casa di un comandante di Hamas, trovando armi e opuscoli didattici di Hamas, sempre secondo quanto riferisce l'Idf.

Netanyahu: "Ancora nessun accordo per il rilascio degli ostaggi"

"Fino ad ora non c'è stato un accordo per la liberazione degli ostaggi, quando avremo qualcosa da dire, vi aggiorneremo". Lo ha dichiarato il primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu in conferenza stampa, aggiungendo che il primo obiettivo della guerra è paralizzare Hamas, il secondo è restituire gli ostaggi e il terzo è eliminare la minaccia da Gaza. Il premier israeliano ha anche menzionato la decisione del gabinetto di guerra di consentire l'ingresso di quantità molto limitate di carburante a Gaza, affermando che "gli aiuti umanitari sono essenziali anche per il continuo sostegno internazionale. Senza aiuti umanitari, anche i nostri migliori amici avranno difficoltà a sostenerci a lungo". Per questa ragione, Netanyahu ha detto: "Quando l'Idf e lo Shin Bet hanno congiuntamente raccomandato al governo di accettare la richiesta degli Stati Uniti di consentire l'ingresso limitato di due petroliere al giorno nel sud della Striscia di Gaza, il governo di guerra ha acconsentito all'unanimità", aggiungendo che "si tratta di una quantità minima di carburante per far funzionare le pompe dell'acqua e delle fognature, senza le quali si prevede un'immediata epidemia, il cui scoppio sarebbe un danno sia i residenti di Gaza che i soldati dell'Idf nella Striscia".

Ospedale di Al-Shifa

 Pazienti e personale medico "stanno lasciando l'ospedale di Al-Shifa" che era già stato abbandonato da molte persone all'inizio della settimana, dopo l'arrivo dei militari israeliani. Il personale medico ha reso noto di aver ricevuto l'ordine per l'evacuazione, da parte dei militari israeliani, questa mattina. I militari hanno invece annunciato di aver offerto un corridoio sicuro per coloro che desiderano lasciare il complesso. "Stamani le Idf hanno accolto la richiesta del direttore sanitario dell'ospedale al-Shifa di consentire ad altri abitanti di Gaza che si trovavano nell'ospedale e che volevano andar via di farlo attraverso un percorso sicuro - afferma una nota rilanciata dal Times of Israel - Le Idf non hanno mai ordinato l'uscita di pazienti o staff medico".

Sono centinaia le persone che stanno lasciando il complesso ospedaliero e, a piedi, si dirigono verso il sud della Striscia di Gaza. I neonati che hanno bisogno di cure intensive sono sistemati in due per ogni incubatrice, ha reso noto il direttore generale. "Decine di feriti moriranno per strada", ha dichiarato in un'intervista ad Al Jazeera. Nelle ultime ore sono morti sei pazienti in dialisi e 22 del reparto di terapia intensiva.

Un totale di 137 persone, il personale di Medici senza frontiere dell'ospedale di Al-Shifa e i loro familiari, fra cui 65 bambini, sono bloccate vicino al complesso in cui da giorni operano le forze militari israeliane, ha denunciato l'organizzazione internazionale. I tentativi di fare sfollare questo gruppo di persone sono fino ad ora falliti. Per questo, Msf chiede un cessate il fuoco immediato per consentire l'evacuazione dei civili. La mancanza di cibo e acqua rischia di provocare morti "nei giorni o anche nelle prossime ore". Martedì la foresteria di Msf e il serbatoio dell'acqua sono stati colpiti da un incendio e gli uffici da granate giovedì. Nessuno è rimasto ustionato o ferito.

Idf: "Militari Israele avanzeranno anche a Gaza sud"

I militari israeliani agiranno anche a Gaza sud, ha anticipato il portavoce, Daniel Hagari, in un briefing nella tarda serata di ieri. Questo avverrà "quando lo si riterrà necessario", si è limitato ad aggiungere. "Agiremo ovunque si trovi Hamas, anche nel sud della Striscia di Gaza".

Hamas ha confermato la morte di Ahmad Bahar, 76enne esponente del suo ufficio politico e vice presidente del Consiglio legislativo palestinese, deceduto ieri per le ferite riportate in un raid aereo israeliano a Gaza. Lo riferisce il Jerusalem Post sulla base di notizie dei media arabi all'indomani delle voci sull'uccisione di Bahar.

Raffica di razzi dal Libano, Israele attacca obiettivi Hezbollah

Le forze israeliane (Idf) stanno attaccando obiettivi di Hezbollah in Libano dopo il lancio di circa 25 razzi dal sud del Paese dei Cedri in direzione del nord di Israele. Lo riferiscono i media israeliani dopo che le sirene di allarme antimissili sono tornate a suonare in località del nord del Paese, tra Sasa e Shtula. I razzi sono caduti in zone aperte, senza fare vittime.

All'alba di oggi un drone israeliano avrebbe lanciato due missili contro una fabbrica di alluminio lungo la strada tra Toul e Kfour, nel sud del Libano. Lo riferiscono i media libanesi, che rilanciano notizie dell'agenzia Nna, scrivendo che si tratterebbe della prima volta dal conflitto del 2006 tra Israele e gli Hezbollah libanesi che nel mirino degli israeliani finisce il centro della regione di Nabatieh. Secondo le fonti, l'impianto, a una quindicina di chilometri dalla linea di demarcazione del confine tra Israele e Hamas, è stato distrutto dalle fiamme. I media libanesi non riferiscono di vittime. Non ci sono per ora conferme dell'operazione da parte israeliana (che pure ha reso noto di aver colpito in queste ore obiettivi di Hezbollah nel sud del Paese dei Cedri), mentre i media libanesi riferiscono che in precedenza Hezbollah aveva rivendicato di aver abbattuto un drone israeliano.

Combustibile a Gaza

Israele ha autorizzato l'ingresso nella Striscia di Gaza di due camion di carburante al giorno, in seguito a pressioni da parte degli Stati Uniti. Si tratta dell'equivalente di 70mila litri di carburante al giorno, ha precisato una fonte del dipartimento di Stato Usa, citata dalla Bbc, sottolineando che questo carico sarà destinato ai mezzi che portano aiuti umanitari e per il personale Onu che fornisce acqua e servizi igienico sanitari e anche per rendere possibile l'alimentazione di telefonini e servizi internet. La connessione è tornata dopo che l'Unrwa ha fornito combustibile alla compagnia per le comunicazioni di Gaza, è stato reso noto ieri.

La marcia per il rilascio degli ostaggi

Sono migliaia le persone che si sono radunate fuori dagli uffici del premier israeliano a Gerusalemme al culmine della marcia, iniziata nei giorni scorsi per chiedere la liberazione degli ostaggi trattenuti da Hamas nella Striscia di Gaza dal terribile attacco del 7 ottobre in Israele. Lo ha riferito il 'Times of Israel'. "Abbiamo camminato per cinque giorni - ha detto Orin, mamma di Eden Zacharia in ostaggio a Gaza, citata dal giornale -. Anche se dovessimo camminare fino a Gaza, arriveremmo fino a lì. Andremo ovunque necessario, non ci arrenderemo mai per i nostri figli". La mobilitazione, ha riferito 'Haaretz', ha visto unirsi migliaia di israeliani alle famiglie degli ostaggi in mano a Hamas. "Il viaggio non è finito - ha detto Yuval Haran, i cui familiari sono stati rapiti e che ha dato il via alla marcia -. Sono lunghi 43 giorni, troppo lunghi. Continueremo in ogni modo possibile fin quando ognuno di loro non sarà a casa". In precedenza il 'Jerusalem Post' riferiva di oltre 20 mila persone in piazza.

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