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Israele, Netanyahu verso congelamento riforma giustizia. Migliaia in protesta

Fermati due uomini entrati in Parlamento, 70mila in protesta a Gerusalemme. Il primo ministro ai manifestanti: "No a violenza da destra e sinistra". Tensioni nel governo: Ben Gvir minaccia di farlo cadere. Alta corte Israele: "Netanyahu idoneo a governare"

Afp
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27 marzo 2023 | 07.43
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Manifestazioni nel Paese e tensioni nel governo in Israele. Dopo le violente proteste scoppiate in seguito al licenziamento del ministro della Difesa Yoav Gallant, Benjamin Netanyahu starebbe pensando di congelare la riforma della giustizia. Il primo ministro israeliano è arrivato alla Knesset dopo aver ritardato per più di sette ore il suo discorso sulla riforma giudiziaria, scrive il Times of Israel. Finora da parte di Netanyahu solo un breve messaggio su Twitter, prima reazione pubblica dopo le proteste dilagate in tutto il Paese: il primo ministro ha esortato sui social tutti i manifestanti a Gerusalemme "di destra e sinistra, a far prova di responsabilità e non agire in maniera violenta". "Siamo tutti fratelli", ha scritto, mentre migliaia di persone manifestavano contro la riforma davanti alla Knesset.

70MILA IN PROTESTA DAVANTI ALLA KNESSET - Sono più di 70mila i manifestanti a Gerusalemme davanti alla Knesset. I manifestanti scesi in piazza oggi per contestare la riforma hanno bloccato l'accesso principale alla città, lo svincolo di Chord Bridge, riporta il Times of Israel citando la polizia israeliana, che ha riferito che sta cercando di disperdere i manifestanti. Finora sono tre le persone arrestate per attacchi contro gli agenti, ha aggiunto la polizia.

Intanto, due manifestanti sono riusciti ad entrare nell'edificio della Knesset, riferisce ancora il quotidiano, precisando che i due hanno urlato di dimettersi al ministro dell'Istruzione, Yoav Kisch. Subito dopo la sicurezza ha bloccato i due, che sono stati subito allontanati.

TENSIONI NEL GOVERNO - La decisione di congelare la riforma non è tuttavia condivisa da tutti i membri della coalizione. Itamar Ben Gvir, leader di Otzma Yehudit, una fazione del partito di estrema destra Sionismo religioso, e ministro per la Sicurezza nazionale, ha minacciato di far cadere il governo secondo il Times of Israel. Per Gvir il governo non deve piegarsi alle proteste: "Non dobbiamo fermare la riforma del sistema giudiziario e non dobbiamo cedere all'anarchia", ha twittato. Secondo i media israeliani, il premier ha intanto convocato il ministro per la Sicurezza Nazionale.

Netanyahu ha convocato ieri sera una riunione d'emergenza. Oltre al ministro della Giustizia Yariv Levin e al ministro delle Finanze di estrema destra Bezalel Smotrich, hanno partecipato all'incontro tenutosi presso l'ufficio del premier, il ministro degli affari strategici Ron Dermer e il ministro dell'Istruzione Yoav Kisch.

Il ministro israeliano della Giustizia, Yariv Levin, ha detto che "rispetterà" le decisioni del primo ministro Netanyahu, ha riferito Times of Israel. E' stato Levin a mettere a punto la contestata riforma che divide Israele. Le sue parole arrivano mentre continua a ritardare l'attesa dichiarazione di Netanyahu che potrebbe annunciare il rinvio della riforma. Levin però avverte che lo stop al progetto "potrebbe portare immediatamente alla caduta del governo e al collasso del Likud", il partito di Netanyahu. "Dobbiamo fare ogni sforzo per stabilizzare il governo e la coalizione", ha aggiunto.

Diversi esponenti del Likud hanno già detto che appoggeranno Netanyahu se rinvierà la legge e altrettanto hanno fatto altri due partiti della coalizione, le formazioni ultraortodosse Shas e Giudaismo unito nella Torah. La fazione Otzma Yehudit del controverso ministro per la Sicurezza Nazionale Itamar Ben Gvir, parte dell'alleanza di estrema destra Sionismo Religioso, è la più decisa nel premere per portare avanti la riforma.

Almeno tre ministri del Likud, hanno annunciato il loro sostegno al capo del governo nel caso decidesse di sospendere la riforma giudiziaria. Il primo a farlo è stato il ministro della Cultura e dello Sport, Miki Zohar, che ha dichiarato che pagheranno "a caro prezzo" il fallimento del provvedimento, esprimendo anche la necessità di sostenere il premier se "deciderà di fermare la riforma per evitare la rottura creatasi nella nazione".

"La riforma del sistema giudiziario è necessaria ed essenziale, ma quando la casa prende fuoco non si chiede chi ha ragione, ma si versa acqua e si salvano gli occupanti", ha aggiunto. Facendo seguito alle parole di Zohar, il ministro per l'Uguaglianza sociale Amichai Chikli ha suggerito di "disegnare una rinnovata tabella di marcia per il proseguimento della legislazione, presentandola pubblicamente e fissando in anticipo le regole del gioco. Non abbiamo alcun vero motivo per affrettarci. Se crediamo nella capacità di guidare il Paese, dovremmo suonare un po' di musica più calma e rallentare".

Infine, il ministro dell'Economia, Nir Barkat, ha ribadito che "sosterrà il premier nella decisione di fermare e ricalcolare il percorso. Lo Stato di Israele è al di sopra di tutto. La riforma è necessaria e la faremo, ma non a costo di una guerra fratricida", ha affermato sui social.

Le proteste

Sono 600mila le persone scese in piazza in Israele: proteste hanno avuto luogo a Tel Aviv - dove i manifestanti hanno interrotto il traffico bruciando pneumatici e alzando barricate, posizionando pietre e ferri sulla strada fuori da Kiriya all'incrocio di Kaplan e sull'autostrada 20 - a Beersheba, Haifa e Gerusalemme, dove migliaia di persone si sono radunate davanti alla residenza privata di Netanyahu. La polizia si è scontrata con i manifestanti. In migliaia hanno poi marciato dalla residenza alla Knesset, il parlamento israeliano.

Negozi dei centri commerciali e banche hanno cominciato a chiudere i battenti in tutta Israele, in adesione allo sciopero generale proclamato dai sindacati contro la riforma giudiziaria ha riferito il Times of Israel. L'agitazione ha già bloccato l'aeroporto internazionale.

Le scuole, a partire dall'asilo d'infanzia, rimangono aperte per non mettere in difficoltà i genitori, in quello che è l'ultimo giorno di apertura prima delle vacanze di Pesach, la pasqua ebraica, che cominceranno domani. Domani però saranno chiusi tutti i campi scuola e le materne, in adesione allo sciopero.

Diversi deputati del governo israeliano, scrive Times of Israel, stanno esortando i loro sostenitori a manifestare in favore della contestata riforma. "Non ci ruberanno le elezioni" è lo slogan che viene condiviso, in vista dell'appuntamento che è stato fissato per le 18 a Gerusalemme, fra Sacher Park e la Corte suprema, vicino alla Knesset, il parlamento israeliano. Anche il gruppo di estrema destra La Familia ha annunciato che sarà a Gerusalemme, annullando sua una manifestazione che era prevista invece a Tel Aviv. La polizia ha intanto riferito che rafforzerà la sua presenza nell'area.

Herzog

Dopo le proteste scoppiate, anche il presidente israeliano Isaac Herzog ha esortato il governo a fermare la riforma. "Per il bene dell'unità del popolo di Israele, per il bene della responsabilità, vi invito a fermare immediatamente il processo legislativo", ha detto Herzog su Twitter. "Abbiamo visto scene molto difficili", ha aggiunto. "Mi rivolgo al primo ministro, ai membri del governo… Gli occhi di tutto il popolo di Israele sono su di voi". "La gente è attanagliata da una profonda paura", ha detto Herzog, aggiungendo che la sicurezza, l'economia e la società di Israele sono in pericolo.

La proposta di revisione del sistema giudiziario, che ha scatenato proteste di massa a livello nazionale, consentirebbe al Parlamento di annullare le decisioni della Corte Suprema con una maggioranza semplice. Inoltre, ai politici verrà data maggiore influenza nella nomina dei giudici.

Gallant

In un discorso tenuto sabato sera, Gallant aveva invitato la coalizione di destra di Netanyahu, a fermare i suoi piani per la riforma. Gallant aveva chiesto un dialogo con gli oppositori, affermando che la sicurezza nazionale era messa a rischio dai riservisti che si rifiutavano di presentarsi in servizio per protestare contro la riforma giudiziaria. Nel suo discorso ha affermato di aver sentito dichiarazioni preoccupanti da parte dei comandanti dell'esercito nelle ultime settimane, parlando di "rabbia, dolore e delusione di un'intensità che non ho mai sperimentato prima".

Alta corte Israele: "Netanyahu idoneo a governare"

 Il primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu è idoneo a prestare servizio, è in grado di governare. Lo ha stabilito l'Alta Corte di giustizia israeliana che ha respinto la petizione per dichiarare Netanyahu inabile a governare. La petizione era stata presentata a febbraio dal Movimento per la qualità del governo e chiedeva la rimozione di Netanyahu dall'incarico di primo ministro a causa del conflitto di interessi riguardo alle riforme giudiziarie e al processo penale in sospeso.

Usa

La portavoce del Consiglio di Sicurezza Nazionale degli Stati Uniti, Adrienne Watson, ha dichiarato che Washington è "profondamente preoccupata" per la situazione in Israele e ha chiesto un compromesso urgente. "I valori democratici sono sempre stati, e devono rimanere, un segno distintivo delle relazioni tra Stati Uniti e Israele", ha dichiarato Watson in un comunicato. "Le società democratiche sono rafforzate da controlli ed equilibri, e i cambiamenti fondamentali di un sistema democratico dovrebbero essere perseguiti con la più ampia base possibile di sostegno popolare", ha aggiunto la portavoce.

Ue

La Commissione Europea segue "con molta attenzione gli eventi in Israele. Abbiamo tuttora fiducia nella capacità delle istituzioni democratiche israeliane di trattare questa questione. Seguiamo il dibattito, che è condotto in modo molto vivace da tutti gli interessati nella società israeliana, ma non sta a noi commentare su questioni interne" allo Stato di Israele. Lo ha detto il portavoce della Commissione per gli Affari Esteri Peter Stano, durante il briefing con la stampa a Bruxelles.

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