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Gaza, ok di Hamas a proposta di tregua: Israele frena e lancia attacco a Rafah

Per lo Stato ebraico, l'accordo approvato dall'organizzazione islamista sarebbe stato "modificato" e "lontano dalle nostre richieste fondamentali", mentre l'operazione a Rafah servirebbe ad "esercitare pressioni militari su Hamas per fare progressi nella liberazione degli ostaggi"

Fumo su Rafah dopo un raid israeliano - Afp
Fumo su Rafah dopo un raid israeliano - Afp
07 maggio 2024 | 00.22
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Dopo la frenata sui negoziati per la tregua a Gaza, con Israele che ha accusato Hamas di aver approvato una proposta "modificata" rispetto a quella concordata con i mediatori di Qatar ed Egitto e ritenuta "unilaterale" e "inaccettabile" da Tel Aviv, lo Stato ebraico ha lanciato nella tarda serata di ieri un attacco a Rafah. Il raid, che non è chiaro se sia da considerare l'inizio dell'operazione di terra, è stato annunciato subito dopo la nota dell'ufficio del primo ministro Benjamin Netanyahu, dove si spiegava come il gabinetto di guerra israeliano avesse deciso all'unanimità di andare avanti con l'operazione a Rafah "per esercitare pressioni militari su Hamas con l'obiettivo di fare progressi nella liberazione degli ostaggi e per altri obiettivi di guerra". Del resto, spiegava ancora la nota, la proposta di tregua approvata dall'organizzazione islamista sarebbe considerata "lontana dalle richieste ritenute fondamentali da Israele". Allo stesso tempo, però, lo Stato ebraico invierà comunque una delegazione al Cairo per tenere colloqui con i mediatori nel tentativo di trovare un accordo che soddisfi le sue richieste.

L'attacco a Rafah, cosa sta succedendo

Le forze delle Idf "stanno attaccando e operando in modo mirato contro obiettivi dell'organizzazione terroristica Hamas nella zona est di Rafah". Così sul social X il portavoce dell'esercito israeliano, Daniel Hagari, ha annunciato nella tarda serata di ieri l'inizio dell'operazione israeliana. A quanto riporta Times of Israele, fonti palestinesi riferiscono che carri armati e truppe israeliane stanno entrando nel valico di Kerem Shalom, bombardando l'area dall'alto e con il fuoco dell'artiglieria.

La televisione Al-Aqsa riferisce che i carri armati israeliani stanno sparando contro il valico da circa 200 metri di distanza, distruggendo il terminal che da novembre funge da uno dei principali canali di trasporto degli aiuti a Gaza. Il valico si trova a circa 3 chilometri dai confini orientali di Rafah, nell’estremo sud di Gaza.

Altri rapporti affermano che le forze di terra si stanno spostando nell'area del valico e che gli attacchi aerei stanno colpendo la parte orientale di Rafah. Non vi è alcun commento da parte dell'esercito israeliano sull'azione riportata.

Media palestinesi avevano parlano in precdenza di una serie di attacchi israeliani lanciati sui quartieri della zona orientale di Rafah, interessati da un ordine di evacuazione emesso dalle Idf.

Nella mattinata di ieri, volantini nella parte orientale della città, messaggi e telefonate con le istruzioni ai palestinesi erano serviti alle Idf ad allertare la popolazione nelle zone che dovevano essere evacuate a Rafah in vista della pianificata offensiva sulla parte meridionale della Striscia di Gaza, riportava il Times of Israel, citando l'ordine di evacuazione lanciato dall'esercito israeliano che stava inoltre dando indicazioni su quali percorsi prendere per raggiungere una zona umanitaria designata.

Dal via libera di Hamas alla frenata di Israele

A dare ufficialmente l'annuncio sul via libera alla proposta era stato il capo dell'ufficio politico di Hamas, Ismail Haniyeh, che ha informato il primo ministro del Qatar, Mohammed bin Abdulrahman bin Jassim Al Thani, e il capo dell'intelligence egiziana, Abbas Kamal, del sì del movimento palestinese alla proposta dei due Paesi arabi per un cessate il fuoco, ha riferito Hamas in una nota. "La palla è nel campo di Israele", aveva dichiarato un funzionario dell'organizzazione islamista, con Hamas che ha affermato di aver accettato la proposta dei due Paesi dopo aver "ricevuto garanzie dagli Stati Uniti per arrivare a un cessate il fuoco permanente e al ritiro di Israele da Gaza al termine della terza e ultima fase dell'accordo", ha detto una fonte del gruppo al canale saudita Asharq.

"I mediatori ci hanno detto che il presidente degli Stati Uniti Joe Biden è chiaramente impegnato a garantire l'attuazione dell'accordo", ha poi detto ad al-Jazeera Khalil al-Hayya, vice del leader di Hamas. Secondo il numero due di Sinwar, l'accordo prevede che "il primo giorno della prima fase" ci sia "un chiaro impegno a sospendere temporaneamente le operazioni militari". Al-Hayya ha riferito che "la proposta include, nella sua seconda fase, l'annuncio della cessazione permanente delle operazioni militari" a Gaza. “Stiamo aspettando la risposta degli occupanti alla nostra approvazione della proposta di cessate il fuoco”, ha concluso.

Secondo quanto riportava tuttavia una fonte politica israeliana citata da Sky News Arabia, Hamas avrebbe dato l'ok a una proposta di cessate il fuoco 'modificata' dall'Egitto e, quindi, non alla versione su cui ci sarebbe un consenso generale da parte dello Stato ebraico. Fonti israeliane hanno detto a Ynet News che la proposta di Egitto e Qatar sul cessate il fuoco accettata da Hamas è unilaterale, non coinvolge Israele e non è accettabile. I negoziatori israeliani la stanno comunque esaminando.

"E' il solito trucco, non è vero che Hamas ha accettato" la proposta dei mediatori, ha intanto dichiarato il ministro dell'Economia israeliano Nir Barkat incontrando i giornalisti a Roma. La notizia arriva nel giorno in cui il governo israeliano ha approvato all'unanimità il lancio dell'offensiva militare su Rafah.

"C'è solo una risposta ai trucchetti di Hamas: un ordine immediato per conquistare Rafah, aumentare la pressione militare e continuare a schiacciare Hamas fino alla sua completa sconfitta", scrive quindi su X il ministro israeliano per la Sicurezza nazionale, Itamar Ben-Gvir. Poi, quindi, l'annuncio dell'attacco a Rafah.

Tregua e ostaggi, cosa prevede la proposta

Quella dei mediatori arabi è una nuova proposta a tutti gli effetti. Secondo quanto riportano i media arabi e israeliani, la prima fase vedrebbe un cessate il fuoco di sei settimane e il rilascio di 33 ostaggi in vita - donne, bambini, anziani e malati - in cambio della liberazione di centinaia di prigionieri palestinesi. Fonti citate da al-Arabiya sostengono che l'accordo preveda anche il ritiro delle forze israeliane dal centro di Gaza nella prima fase e lo stop delle operazioni militari nei cieli di Gaza per 10 ore al giorno.

Il dirigente di Hamas, Khalil al-Hayya, ha spiegato ad al-Jazeera, che questa fase includerebbe anche il ritorno dei palestinesi sfollati nelle loro case e un incremento degli aiuti umanitari a Gaza, in particolare carburante e materiali di soccorso. Tuttavia, secondo al-Hayya, sarebbero 50 i prigionieri palestinesi liberata per ogni donna ancora nelle mani di Hamas che verrebbe rilasciata.

Nella seconda fase, ha aggiunto il dirigente di Hamas, il movimento palestinese rilascerebbe i prigionieri maschi per un numero indeterminato di prigionieri palestinesi. La terza fase dell'accordo prevederebbe l'avvio di un piano di ricostruzione di Gaza per un periodo dai tre ai cinque anni. Altre fonti citate da Sky News Arabia sostengono che nella seconda fase ci sarebbe l'interruzione permanente delle operazioni militari israeliane nella Striscia di Gaza.

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