Unica Cgil: "Sciopero generale e mobilitazione sarà la nostra risposta". Uiltrasporti: "Decisioni governo unilaterali e sbagliate". Unione Radiotaxi Italiani: "Dl sbaglia mira, costretti ad agire di conseguenza". Fonti: "In dl fino al 20% di licenze in più, esclusa ipotesi cumulabilità licenze definitive"
"Questo decreto così fatto non deve essere convertito in legge": "sciopero generale e mobilitazione sarà la nostra risposta". Ad affermarlo in una nota è Unica Cgil mentre è in corso il Cdm che deve esaminare il Dl Asset e investimenti che prevede in particolare una norma per aumentare le licenze Taxi.
"Unica Cgil non sarà né solidale né collusa con Governi e ministri, che vogliono distruggere il servizio pubblico. Oggi due ministri avrebbero dovuto presentare: Dpcm sulla regolamentazione dell'uso delle piattaforme tecnologiche e i decreti sul Ren (Registro nazionale imprese) e sul foglio di servizio Ncc; invece sono assenti non giustificabili. Invece di affrontare e operare per risolvere i problemi strutturali del trasporto pubblico di linea, trovano il tempo e impegnano apparati dello Stato per smontare la legge 21/92", sottolinea Unica Cgil.
"Il vero obiettivo è solo quello di smantellare il servizio pubblico taxi, per fornire macchine e autisti al servizio del nuovo caporalato gestito dalle multinazionali", conclude Unica Cgil.
"Sulla questione taxi il Governo continua a prendere decisioni unilaterali senza confronto se non con riunioni di facciata attraverso le quali noi non possiamo fare altro che prendere atto di quanto già deciso". Ad affermarlo in una nota congiunta sono il segretario generale Uiltrasporti Claudio Tarlazzi e il segretario nazionale Marco Verzari sugli ultimi provvedimenti decisi dal governo sul tema taxi. "Decisioni dunque - proseguono i due segretari - a nostro avviso inadatte e sbagliate nel metodo perché di fatto non c’è mai stato confronto reale; nel merito perché le obiezioni poste dalla Uiltrasporti e da altre organizzazioni sindacali in relazione all’ indispensabile completamento dell’attuale normativa (legge 21/92) per rendere strutturale e corretta la riforma del settore, sono state ancora una volta eluse dal Governo, adducendo il fatto che i decreti attuativi della legge 12 del 2019, che dovevano istituire, Registro Elettronico Nazionale - Foglio Elettronico di Servizio - Dpcm che determini regole chiare e certe per l’uso delle piattaforme tecnologiche, sono pronti da anni, ma probabilmente verranno presentati ad ottobre".
"In questo contesto - continuano Tarlazzi e Verzari - le norme presenti nel decreto sembrano solo favorire il rischio di tensioni e ulteriore caos normativo, determinando anche la possibilità del proliferare del precariato e forme di caporalato e il serio rischio di concorrere anche ad incidere negativamente sulla qualità e sicurezza del servizio per l’utenza. Si parla poi della facoltà offerta dal Governo per i comuni di incrementare le licenze fino al 20% ma è una comunicazione non propriamente esatta, infatti già oggi, con la normativa vigente, i comuni possono preparare bandi pubblici per l’affidamento delle licenze in una percentuale anche più alta".
Quello che si sta configurando di fatto, concludono Tarlazzi e Verzari, "è il mantenimento di un impianto normativo incompleto e carente, con l’aggravante di ulteriori deroghe specifiche agli articoli 7 e 8 della legge 21/92 che allargano in modo preoccupante un mercato già senza regole certe per il settore".
"Sono troppe le criticità di metodo e contenuto della bozza di Dl. Siamo stati convocati a valutare un testo che non viene fornito, è indubbiamente una novità nei rapporti sindacali che certo non provoca consenso di metodo, ma se il testo che verrà approvato in Consiglio dei Ministri corrisponderà alle indicazioni sommariamente forniteci sarà impossibile anche il consenso di merito". Ad affermarlo è Loreno Bittarelli, presidente di Uri, Unione Radiotaxi Italiani.
"La responsabilità politica e giuridica delle carenze funzionali del servizio nelle maggiori città italiane sono riconducibili, esclusivamente, alle inadempienze di programmazione dei Comuni, che avrebbero e dovuto intervenire anche seguendole linee guida dell’ Art. Mentre, il dl sbaglia mira, e anziché intervenire sui Comuni inadempienti, interviene con un Decreto 'Marketing' che fa il copia incolla del Decreto Bersani, eliminando l’unica garanzia di seria e concreta istruttoria finalizzata al rilascio di nuove licenze affidata all’Art dalla legge del 2011 e compensa i tassisti con la doppia licenza - che non vogliono - perché va contro il principio fondamentale ed intoccabile della Legge 21/92 riaprendo la strada al 'padronaggio''. Il tutto ad un’ora dal Consiglio dei Ministri, con un interlocuzione solo tecnica e la incerta prospettiva del passaggio parlamentare della conversione del dl, al netto del rischio della Fiducia. E meno male che si trattava di 'Governo amico'! Saremo costretti, inevitabilmente, ad agire di conseguenza".
Per il settore taxi è stabilito che le città metropolitane, i capoluoghi e i comuni sede di aeroporti internazionali possono bandire il concorso straordinario, sino a un incremento del 20% rispetto alle licenze esistenti, aperto a nuovi operatori, con una procedura più celere, certa e semplificata, rispetto all’assetto normativo previgente. Esclusa l’ipotesi di cumulabilità delle licenze definitive. Analoghe semplificazioni e accelerazioni per le procedure inerenti le licenze temporanee, prorogabili per 24 mesi. E' questo quanto contenuto nel Dl Asset, secondo fonti di governo.
Per l’acquisto dei taxi necessari all’esercizio delle nuove licenze, spiegano le stesse fonti, è previsto il raddoppio dell’ecobonus, stesso beneficio riconosciuto agli Ncc. Viene infine sburocratizzato lo strumento della doppia guida per affrontare i picchi turistici con la massima efficacia e semplicità per gli operatori.