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Mes, partner dell'Eurozona tornano in pressing sull'Italia dopo le europee

I 19 ministri dell'area euro sono tornati a chiedere a Giorgetti come l'Italia intenda procedere alla ratifica della riforma. Ma il ministro ripete: "Non c'è maggioranza in Parlamento"

Giancarlo Giorgetti - Fotogramma
Giancarlo Giorgetti - Fotogramma
21 giugno 2024 | 07.29
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Sei mesi dopo la bocciatura alla Camera e archiviate le elezioni europee, gli altri 19 ministri dell’area euro sono tornati a chiedere al ministro dell’Economia Giancarlo Giorgetti come l’Italia intenda procedere alla ratifica della riforma del Mes, che il nostro Paese ha negoziato e firmato, per poi affossarne la ratifica in Parlamento, all’indomani del via libera alla riforma del patto di stabilità. Il ministro, durante il consiglio dei governatori del Mes a Lussemburgo, riunito in occasione dell’Eurogruppo, ha ripetuto che nel nostro Parlamento oggi non c’è una maggioranza favorevole alla ratifica. Quindi, anche se venisse riportata in Aula, anche ora che sono passati sei mesi dalla bocciatura, verrebbe respinta di nuovo.

Il consiglio dei governatori, ha spiegato ieri il commissario all’Economia Paolo Gentiloni, non ha tenuto una vera e propria "discussione" sulla ratifica della riforma del Mes, ancora mancante, ma ha semplicemente "preso atto delle consistenti difficoltà dell'Italia a ratificare" il trattato.

In mattinata il direttore del Mes, Pierre Gramegna, aveva spiegato che i governatori (i venti ministri delle Finanze dell’area euro) avrebbero avuto l'occasione di “sentire dall'Italia che cosa intende fare" per la ratifica della riforma del trattato, "ora che le elezioni europee hanno avuto luogo. Sta al ministro dell'Economia Giancarlo Giorgetti - aveva aggiunto - dire quali sono le sue intenzioni: noi siamo in modalità ascolto. Speriamo che il rapporto su come rendere il Mes adeguato alle esigenze dei tempi incoraggi l'Italia ad avere un atteggiamento positivo. E’ una decisione dell'Italia: siamo in modalità collaborativa, per vedere come l'Italia possa essere portata a ratificare, ma è una decisione sovrana del Parlamento".

Per Gramegna, “la mancanza di una rete di sicurezza aggiuntiva lascia i contributori vulnerabili nel caso in cui le risorse del Fondo di risoluzione unico dovessero esaurirsi a causa di una significativa crisi bancaria. Come lo stesso Fondo di risoluzione unico - scrive nel bilancio annuale 2023 pubblicato oggi - il sostegno è stato ideato per proteggere il denaro dei contribuenti in caso di risoluzione bancaria. Di conseguenza”, mancando la ratifica dell’Italia che ‘congela’ la riforma, “la resilienza dell’Eurozona non è così forte come potrebbe essere”.

Anche il presidente dell’Eurogruppo, l’irlandese Paschal Donohoe, è tornato alla carica: “Rispetto le diverse visioni nazionali - ha detto - che i Paesi hanno sulla riforma del trattato del Mes. Ma continua ad essere davvero importante rispettare gli impegni presi reciprocamente. Nel consiglio dei governatori del Mes abbiamo avuto una discussione: abbiamo sentito l'eccellente rapporto del Mes che delinea le diverse opzioni per lo sviluppo del Meccanismo in futuro. Per andare avanti, è vitale che rispettiamo gli impegni".

"Il punto fondamentale è che, se un Paese non ratifica la riforma - ha proseguito - tutti gli altri Paesi vengono privati degli strumenti aggiuntivi e delle reti di sicurezza che quella riforma prevede. E' una norma collettiva. Anche se un Paese decide che non intende avvalersi di quegli strumenti, cosa che è assolutamente nelle sue facoltà di scelta, ci sono comunque strumenti cui altri Paesi potrebbero voler accedere. Quindi è importante dare quelle opzioni agli altri Paesi. La ratifica da parte di tutti è una priorità importante”.

Secondo la direttrice del Fondo Monetario Internazionale, Kristalina Georgieva, per l’Europa è meglio avere il Mes che non averlo: "Quando hai un'assicurazione e vivi tempi rischiosi - ha detto - è meglio usarla. Il Mes è una buona polizza di assicurazione per l'Europa. In questo senso, sarebbe saggio avere il Mes a disposizione, se dovesse esserci un altro choc”.

Georgieva ha però precisato che il suo discorso si riferiva al Mes in generale, non specificamente al backstop, uno degli architravi della riforma ancora ferma (un altro sono le Single-Limb Cacs, clausole di azione collettiva a braccio singolo che renderebbero più facile l’eventuale ristrutturazione del debito pubblico di un Paese dell’area euro).

Giorgetti, ricordando che nel Parlamento attualmente non c’è una maggioranza a favore, secondo fonti Mef ha lamentato il trattamento che è stato riservato alla presidente del Consiglio Giorgia Meloni nel Consiglio Europeo informale di lunedì scorso, tenuta fuori dalle trattative sulle cariche apicali per la legislatura 2024-29. Il direttore del Mes Pierre Gramegna, a domanda, ha detto che la cosa non è stata 'menzionata' dal ministro durante la discussione di oggi nel consiglio dei governatori.

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