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Federmanager: "Con parti sociali per introdurre flessibilità"

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04 maggio 2018 | 15.51
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"Federmanager intende lavorare insieme alle altre parti sociali a livello di contrattazione nazionale per introdurre flessibilità e nuovi modelli di organizzazione". A dirlo Stefano Cuzzilla, presidente Federmanager, intervenendo oggi a Roma al convegno 'L'altra dimensione del management. Il valore aggiunto delle donne tra impresa, famiglia e società', in corso al Centro Congressi Augustinianum. "Quello che lanciamo oggi -sostiene- è un impegno per noi globale affinché, attraverso il contributo delle donne, l’economia mondiale cresca e la società si arricchiscano. L’altra dimensione del management è infatti anche l’altra dimensione del paese in cui vogliamo vivere: Paesi più inclusivi, più sostenibili, più equi costruiscono società in cui c’è benessere e c’è ricchezza".

"Noi che, in quanto manager, abbiamo la responsabilità in azienda -sottolinea Cuzzilla- non abbandoniamo questo obiettivo generale: le pari opportunità tra uomini e donne sono una questione di civiltà, ma sono anche un pre-requisito per un’economia più solida e per uno sviluppo più sostenibile. In questo momento in cui la politica latita, abbiamo preso in carico questo tema insieme alla Santa Sede perché condividiamo l’esigenza forte di cambiare la cultura dominante".

"Pregiudizi e stereotipi -osserva- sono ancora il primo ostacolo alle pari opportunità. Il mondo del management deve compiere passi avanti significativi, innanzitutto al proprio interno. E' una sfida che rivolgiamo prima di tutto a noi stessi, e poi speriamo a tutta la società".

"In Federmanager -ricorda il presidente, Stefano Cuzzilla- le donne manager sono meno del 13% del totale. E' vero che il settore industriale per tradizione è sempre stato appannaggio degli uomini. Però è vero anche che non va molto meglio negli altri segmenti. Le donne manager guadagnano il 14% in meno dei loro colleghi maschi e questo succede un po’ ovunque. Dal 2005 al 2014 le donne dirigenti sono aumentate dal 24 al 28%, anche grazie a leggi come la Golfo-Mosca. Ma solo il 15% delle donne presenti nei cda ha ruoli executive. Peggio per le presidenze dei cda, dove solo il 7% è donna. C’è quindi anche un tema di livello di management raggiunto, che vede le donne penalizzate".

"Noi crediamo, perché lo vediamo dal nostro osservatorio, che -fa notare- le aziende che hanno scelto una governance mista, parimenti divisa tra uomini e donne, hanno reagito meglio alla crisi. Con più donne al vertice si possono gestire meglio alcune trasformazioni che stanno rivoluzionando i mercati globali: la crescita del potere di acquisto delle donne, ad esempio, ma anche l’impatto di internet sui modelli di business o, ancora, il cambio di ruoli e di atteggiamento degli uomini verso la vita familiare, il lavoro e i consumi".

Per Cuzzilla "non è una questione solo di soft skills. Certamente le donne hanno abilità e competenze trasversali diverse e complementari a quelle degli uomini. Certamente il multitasking è una prerogativa femminile. Ma il punto non è questo. L’inserimento di donne nei posti decisionali incide sulla capacità di innovazione e di visione che un’azienda può sviluppare. Non sono certo io il primo a dirlo: più cresce l’occupazione delle donne, più cresce il reddito, più aumenta la propensione a fare dei figli".

"La flessibilità dell’orario di lavoro -avverte- è al primo posto tra le attese dei nostri colleghi: noi manager dobbiamo produrre risultati. È su questo che dobbiamo essere misurati, non certo sul numero di ore trascorse in azienda. Una migliore integrazione tra tempo dedicato al lavoro e tempo per la famiglia costituisce un obiettivo per la nostra federazione. Forse così, invece di stupirci dei bassissimi tassi di natalità che contraddistinguono l’Italia, eviteremmo alle donne di trovarsi di fronte al bivio tra famiglia o carriera".

Pertanto, "Federmanager continuerà a lavorare sui territori per la diffusione in azienda degli strumenti di welfare. Il welfare aziendale, anche nella forma di welfare di prossimità o di filiera, rende possibile per le aziende condividere i costi dell’investimento e offrire tutele e servizi che sono essenziali per chi lavora. Il cammino fatto finora dalla sanità integrativa, sempre più diffusa nelle nostre imprese, dimostra che esiste una domanda ed esiste già una risposta valida".

E oltre al welfare aziendale, Federmanager intende appunto lavorare con le parti sociali a livello di contrattazione nazionale. "Speriamo che -continua Cuzzilla- quello che introdurremo nei contratti dei dirigenti sia da apripista per altre categorie di lavoratori e, perché no, siamo disponibili a lavorare con il legislatore su questi temi. Federmanager continuerà ad agire sul piano della sensibilizzazione pubblica. Come corpo intermedio ci rendiamo conto che il nostro ruolo non è più confinato nella rappresentanza di interessi della categoria, bensì è un ruolo di promozione del cambiamento a vantaggio del sistema Paese".

Per il presidente di Federmanger, inoltre, bisogna sostenere una rapida riconversione del sistema di istruzione. "E' in atto -sottolinea Cuzzilla- una vera e propria rivoluzione industriale: le nuove tecnologie stanno modificando rapidamente i modelli di business. È quindi indispensabile che, a partire dalle materie stem, le giovani donne al pari dei loro colleghi uomini accedano a quei programmi formativi che daranno lavoro nei prossimi anni.

"L’utilizzo delle tecnologie -assicura- può costituire la leva verso una maggiore efficienza organizzativa dei luoghi in cui abitiamo e cresciamo i nostri figli. Anche in tema di parità tra uomini e donne, cerchiamo di pensare in modo innovativo. E di fare scelte che, anche grazie a un uso intelligente del digitale, abbiano un impatto positivo sulle famiglie".

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