Dal rapporto con Draghi alla difesa dalle ingerenze della politica, l'evoluzione nei due mandati
I passaggi di consegne sono sempre pieni di significati. Quello appena avvenuto tra Ignazio Visco e Fabio Panetta alla guida di Bankitalia ruota intorno a un'eredità importante, quella che lasciano dodici anni in cui la banca centrale italiana ha fatto il suo mestiere, ha gestito gli incidenti di percorso, si è trasformata assecondando la rapida evoluzione del contesto esterno, senza farsi travolgere dalle pressioni di una politica che si è fatta in alcuni passaggi invadente e aggressiva. Oggi, Panetta è il Governatore di una Banca d'Italia ancora autonoma, indipendente, capace di esprimere appieno il proprio mandato in Italia e all'interno del Sistema europeo delle banche centrali. Non era scontato che andasse così e va riconosciuto a Visco il merito di aver saputo tenere la barra dritta anche quando la navigazione è stata tutt'altro che agevole.
Ignazio Visco è diventato Governatore dopo Mario Draghi. E' stato Governatore con Mario Draghi presidente della Bce e con Mario Draghi Presidente del Consiglio. E Mario Draghi, negli ultimi dodici anni, è stata una presenza oggettivamente 'ingombrante' per il prestigio, il potere, la capacità di influire, la riconosciuta leadership dell'uomo che ha salvato l'Euro. Visco ha saputo prima raccogliere il testimone e poi costruire una collaborazione leale, costruttiva, nel rispetto dei ruoli e senza cedere al rischio di due derive opposte, quella della sudditanza e quella contraria della gelosia competitiva. L'ha fatto appoggiandosi alle sue capacità di economista, ascoltando e rielaborando, collaborando con una struttura che ha guidato e difeso nel tempo, continuando a insistere sulle proprie convinzioni. L'ha scritto lui stesso nella lettera con cui ha salutato tutti i dipendenti di Bankitalia, facendo riferimento a "metodo rigoroso, integrità e passione civile". Un approccio che è servito "anche nei momenti più difficili, che pure non sono mancati e a volte, come è normale, nella dialettica del confronto e nella necessità delle decisioni".
Tra i momenti difficili a cui pensa Visco ci sono i passaggi più complessi delle crisi economiche e finanziarie, l'acuirsi delle tensioni internazionali, le controverse decisioni della politica monetaria, la vigilanza messa alla prova dagli scandali bancari. C'è sicuramente però anche il rapporto difficile con la politica, con una parte della politica, che ha voluto mettere in discussione quello che per Visco rappresenta la ragione principale di cinquant'anni di lavoro in Via Nazionale: l'integrità, "il senso profondo del nostro lavoro" l'ha definito Visco rivolgendosi ai dipendenti, l'autonomia e l'indipendenza della Banca. Di questi valori inviolabili ho avuto la possibilità di parlare a lungo con Visco in occasione di una intervista concessa a Fortune Italia, ormai più di cinque anni fa, sette mesi dopo aver iniziato il suo secondo mandato a Palazzo Koch. In quella circostanza il banchiere centrale ha accettato di aprirsi a un racconto che oggi rivela il lascito principale che passa a Fabio Panetta. C'era stata la mozione di sfiducia voluta da Matteo Renzi, quando era leader del Pd, c'era stata l'esperienza complessa della commissione di inchiesta sulle banche, c'era stata poi la conferma di Visco arrivata per volontà del Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, e di Paolo Gentiloni, nel frattempo diventato Presidente del Consiglio. Visco, allora, sintetizzava il senso della sua conferma per il secondo mandato con una frase importante: "é un attestato di fiducia verso l'Istituto e una valutazione positiva del nostro operato".
Quello stesso concetto, che esprimeva insieme il banchiere centrale, l'economista e l'uomo che non trasmetteva senso di rivalsa ma profonda convinzione nelle proprie ragioni, torna oggi nelle parole che ha scelto per il suo passaggio di testimone a Fabio Panetta. "Lascio una Banca d’Italia autorevole, indipendente, profondamente rinnovata eppure ancora sempre aperta al rinnovamento e, nel mutare di temperie e ordinamenti, intimamente fedele alla sua storia e al suo impegno a perseguire, senza timori e senza compromessi, l’interesse della collettività". C'è in queste parole tutta la sua eredità. La raccoglie un altro uomo di Bankitalia che, ricorda Visco, "di questo impegno è stato al tempo stesso testimone e interprete". (Di Fabio Insenga)