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"Uccise a sangue freddo mio zio, ora minaccia ministro"

Potito Perruggini, il nipote di Giuseppe Ciotta, agente di polizia ucciso nel 1977 da Prima Linea contro l'ex terrorista rosso Enrico Galmozzi

(Fotogramma) - FOTOGRAMMA
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11 luglio 2019 | 20.57
LETTURA: 4 minuti

di Luca Monaco
Non ci sta Potito Perruggini, il nipote di Giuseppe Ciotta, agente di polizia ucciso nel 1977 da Prima Linea e presidente dell’Osservatorio nazionale per la verità storica Anni di Piombo, a sentire l'uomo che è stato condannato per l'omicidio di suo zio straparlare su Facebook. A scatenare la rabbia di Perrugini è l'ex terrorista rosso Enrico Galmozzi, che, commentando la notizia della busta con proiettile indirizzata a Matteo Salvini, in un post choc all'indirizzo del ministro dell'Interno ha scritto: "Giù la testa, coglione. Non fare il cinema che ti va di culo: una volta invece di spedirli li consegnavamo di persona...". "Terrorista rosso, condannato per omicidio, oggi mi insulta e minaccia... Strano Paese l’Italia", la replica del titolare del Viminale, a cui Perruggini ora esprime tutta la sua solidarietà.

Perruggini interpreta la frase pubblicata da Galmozzi come indicativa del clima d'odio che si respirerebbe nel Paese e che farebbe presagire una recrudescenza del 'brigatismo'. "Se un killer si sente libero e forte di poter fare certe affermazioni pubblicamente - sottolinea Perruggini all'Adnkronos - chissà cosa si sta cospirando dietro certe porte contro lo Stato italiano".

"Anche la Balzerani ha dichiarato che la loro missione non è morta - dice il nipote del poliziotto ucciso nel '77 da 'Prima linea' - Dobbiamo aspettare il morto?", si domanda. "Leggere queste parole mi fa stringere il cuore e serrare i pugni, perché io so che queste parole hanno un peso enorme. Infatti Galmozzi - ricorda il presidente dell'Osservatorio nazionale per la verità storica Anni di Piombo - fu il killer che puntò l'arma e sparò a sangue freddo contro il cuore di mio zio indifeso in macchina, sotto gli occhi di sua moglie che lo salutava dal balcone di casa".

"Come è possibile che possa continuare impunemente ad avere la libertà di istigare ancora a delle atrocità contro uno dei massimo rappresentanti dello Stato italiano? - si interroga ancora Perruggini - ho denunciato più volte agli organi competenti cosa stava accadendo sotto i nostri occhi tramite i social media". "Quanto sono forti le reti di protezione di questi terroristi tanto che i loro profili Facebook non vengono neanche sospesi? - sottolinea il presidente dell'Osservatorio nazionale per la verità storica Anni di Piombo - dove sono i giudici di sorveglianza per l'esecuzione della pena? Cosa fanno?".

Poi l'attestato di solidarietà al ministro che nel giro di poche ore ha prima ricevuto una busta con proiettile e come se non fosse sufficiente è stato oggetto della minaccia da parte dell'ex terrorista. "Questo è il risultato del più becero buonismo - aggiunge il nipote di Ciotta - La ferocia di quello che potrebbe accadere non ci permette più di mettere la testa sotto la sabbia. Il coraggio del ministro Salvini ci ha permesso di non essere completamente disarmati di fronte alla strategia del terrore che si sta attuando davanti agli occhi di tutti con la simpatia di personaggi pluricondannati per terrorismo contro lo Stato italiano", secondo cui si tratta di "individui tristemente sostenuti anche da alcuni parlamentari in carica che definiscono il ministro eversore".

"Dovendo scegliere tra i supporter (terroristi, no global e altri) che strumentalizzano gli immigrati per ricattare il governo e il ministro - conclude Perruggini - non posso che orgogliosamente schierarmi con o Salvini che mette al primo posto la sicurezza e la tutela dei confini, consapevole dei fenomeni che si nascondono dietro i flussi di migranti irregolari verso il nostro Paese".

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