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Strage Paderno, 17enne: "Voglio vedere il nonno, mai avrei pensato di uccidere"

Il giovane: "So che non posso tornare indietro". Nella confessione i dettagli dell'omicidio e il sogno di "vivere in un mondo libero" e di "combattere in Ucraina"

Il 17enne di Paderno Dugnano con la famiglia - (Fotogramma)
Il 17enne di Paderno Dugnano con la famiglia - (Fotogramma)
03 settembre 2024 | 12.31
LETTURA: 5 minuti

"Voglio vedere il nonno. Mai avrei pensato di poter arrivare a uccidere, so che non posso tornare indietro". Sono le parole con cui il 17enne di Paderno Dugnano, accusato di aver sterminato la sua famiglia, si è rivolto al suo difensore, l'avvocato Amedeo Rizza. "Abbiamo fatto un primo colloquio dove ha ripercorso quello che ha detto a carabinieri e pm - spiega il legale all'Adnkronos -. Il perché rimane un punto di domanda, parla di un suo disagio generico".

In attesa dell'interrogatorio davanti al gip, il minore, che si trova nel centro di prima accoglienza del Beccaria, ha già incontrato alcuni psicologi della struttura che accoglie i minori. "Si è reso conto di quello che ha fatto, è consapevole, ma non è corretto dire che era lucido in quel momento. Davanti al gip cercheremo di spiegare meglio quello che è successo e che non si può sostenere la premeditazione" conclude il difensore.

Nella confessione i dettagli dell'omicidio

Dalla confessione resa ieri alla procuratrice del tribunale per i minorenni di Milano dal 17enne - che ha ucciso a coltellate il fratello di 12 anni, poi ha infierito sulla madre Daniela, 48 anni, e infine ha colpito a morte il padre Fabio che poche ore prima aveva spento 51 candeline - emergono i dettagli della strage e il pensiero che uccidendo i genitori avrebbe potuto "vivere in un mondo libero" e il sogno di "combattere in Ucraina".

Un triplico omicidio premeditato, aggravato dal vincolo della parentela, compiuto con "lucidità" ma senza possibili vie di fuga. E chi cerca la logica o un solido movente deve restare lontano dalla villetta di Paderno Dugnano (Milano). Dalle parole del giovane emerge infatti un "malessere personale", la sensazione di sentirsi "estraneo rispetto al mondo", la stessa musica triste ascoltata per ore, poi "il pensiero di uccidere" che si era fatto strada "da qualche giorno" diventa azione.

Quando domenica 1 settembre sono arrivati i carabinieri, allertati dallo stesso studente che aveva chiamato aiuto, il giovane era seduto sul muretto fuori dalla casa, con il coltello vicino e ancora sporco di sangue quando sono arrivati i carabinieri della Stazione. A loro, a cui è parso "pacato e sereno", ha raccontato di aver ucciso il padre colpevole di aver ammazzato il resto della famiglia. Una bugia durata poco. Davanti ai magistrati la verità è risuonata come "una liberazione da un peso" spiegano gli inquirenti. "L'interrogatorio è iniziato con la sua confessione, ha immediatamente ritrattato la versione iniziale. Era provato, abbiamo avuto la sensazione che iniziasse a rendersi conto della gravità del suo gesto. C'è sembrato molto lucido, ha capito che non può tornare indietro da quello che ha fatto" spiega la pm del tribunale per i minorenni di Milano Sabrina Ditaranto. "Lui ha parlato di un malessere, di un pensiero di uccidere che aveva da qualche giorno" e che non ha confidato a nessuno.

Nessun movente

"Il perché è la grande domanda" di questa strage familiare, "ma è anche la risposta più difficile da raggiungere. Dal punto di vista giudiziario non abbiamo un movente tecnicamente inteso, dal punto di vista sociologico sono aperte più strade. Anche lui non si dà una spiegazione logica". Se il movente non serve per condannare in un'aula di un tribunale, le risposte le cerca chi descrive il 17enne come un bravo studente, con un solo debito in matematica che avrebbe recuperato questa settimana subito prima di iniziare l'ultimo anno di liceo, appassionato di pallavolo, tranquillo, taciturno. Nessun sospetto, nessuna avvisaglia, nessuna 'anomalia' neanche poche ore prima del massacro quando ha festeggiato con i parenti il compleanno del papà.

Alla fine della serata non è andato a dormire. Prima delle ore 2, il 17enne ha impugnato un "grosso coltello da cucina" e ha colpito, così ha raccontato agli inquirenti, il fratellino che dormiva nella stessa stanza. Le coltellato lo hanno svegliato, le urla del 12enne hanno richiamato i genitori. Nella stanza entra per prima la madre, "la colpisce e solo quando lei si accascia inizia ad accoltellare il padre che stava cercando di soccorrere la famiglia". Il buio, l'essere sorpresi da un'immagine che non ci si aspetta hanno permesso a un ragazzo di uccidere l'intera famiglia. La scena nella camera da letto "è pesante", difficile da raccontare, spiegano i carabinieri, ma restituisce la ferocia di chi ha colpito "tante volte" ogni vittima, seppure il 17enne non ricorda di essersi accanito, né di aver accoltellato al collo tutti. "Pensavo che uccidendoli avrei potuto vivere in un mondo libero" confessa lo studente che svela anche il sogno di "combattere in Ucraina".

I dettagli della dinamica e i numeri delle coltellate saranno svelati dall'autopsia, ma poco aggiungono a un massacro che resta senza un perché. "Il compleanno del papà è un elemento che potrebbe aver acuito un problema, può rappresentare un momento critico per chi sta soffrendo" è una riflessione della pm Ditaranto, esperta nel trattare il disagio giovanile. Dopo il primo interrogatorio durato meno di un'ora e mezza, bisognerà continuare a indagare nelle memorie del telefono e del computer del 17enne, ora nella struttura del Beccaria, alla ricerca di qualche elemento che accerti la premeditazione, ma bisognerà scavare anche nell'animo di un ragazzo attorno al quale ora la famiglia che gli resta, tra cui i nonni paterni e gli zii che abitano a pochi passi dalla villetta della strage, gli fa quadrato intorno.

Una protezione che potrebbe dargli forza per affrontare l'udienza di convalida dell'arresto, che sarà fissata nelle prossime ore, poi un processo doloroso e ora un'attenzione mediatica su cui il Garante della privacy ha richiamato la stampa al rispetto delle norme che riguardano i minori. "I giovani manifestano un malessere importante soprattutto negli aspetti che riguardano la socialità e purtroppo possiamo fare molto poco perché non possono rivolgersi direttamente a un consulto psicologo o psichiatrico" conclude la procuratrice Ditaranto. Parole che davanti a un cancello chiuso - c'è in solo mazzo di fiori con due rose rosse e una bianca e la frase 'Riposate in pace' - risuonano come un monito per tutti.

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