Lui: "Respingo categoricamente le accuse". Chi è il sottosegretario leghista ai Trasporti. Lega: "Piena fiducia". Di Maio invoca dimissioni, Salvini lo difende. L'ipotesi dei pm: scambio di favori con imprenditore nell'eolico
Il sottosegretario ai Trasporti, il leghista Armando Siri, 47 anni, è indagato per corruzione insieme ad altre nove persone, nell'ambito di una inchiesta della Dia coordinata dalla Dda di Palermo e di Roma su presunte irregolarità nel settore dell'eolico. I magistrati di Palermo hanno inviato gli atti, per competenza, come apprende l'Adnkronos, ai colleghi di Roma. Mentre a Palermo sono in corso perquisizioni negli uffici degli assessorati regionali siciliani all'Energia e all'Ambiente.
Intanto, il ministro delle Infrastrutture e dei Trasporti, Danilo Toninelli, ha disposto il ritiro delle deleghe a Siri, "in attesa che la vicenda giudiziaria assuma contorni di maggiore chiarezza" si legge in una nota del Mit. "Un'inchiesta per corruzione - si legge - impone infatti in queste ore massima attenzione e cautela".
Ecco il testo dell'emendamento partito da Siri a Romeo (e poi stralciato)
L'INCHIESTA - L'inchiesta è coordinata dal Procuratore aggiunto di Palermo Paolo Guodo e da quello di Roma Paolo Ielo. L'ipotesi dei pm è uno scambio di favori con un imprenditore nel settore dell'eolico. Secondo l'accusa, tramite l'ex parlamentare di Forza Italia Paolo Arata - un docente universitario, genovese come Siri e responsabile del programma della Lega sull'Ambiente - il sottosegretario avrebbe ricevuto denaro per modificare un norma da inserire nel Def 2018, che avrebbe favorito l'erogazione di contributi per le imprese che operano nelle energie rinnovabili. Ma la norma non è mai stata approvata.
LA MAZZETTA - Su Arata indaga da tempo la Dda di Palermo per i suoi contatti con l'imprenditore Vito Nicastri, il 're' dell'eolico, ritenuto vicino all'entourage del latitante Matteo Messina Denaro, che è agli arresti domiciliari. Secondo i magistrati, la tangente che Arata avrebbe consegnato a Siri ammonterebbe a 30mila euro. Per i pm il politico leghista non avrebbe saputo dei rapporti tra Arata e Nicastri. La dazione della somma sarebbe avvenuta nell'abitazione del professore genovese, indagato anche lui.
SIRI RESPINGE ACCUSE - "Respingo categoricamente le accuse che mi vengono rivolte - afferma Siri in una nota -. Non ho mai piegato il mio ruolo istituzionale a richieste non corrette. Chiederò di essere ascoltato immediatamente dai magistrati e se qualcuno mi ha accusato di queste condotte ignobili non esiterò a denunziarlo". Contattato questa mattina dall'Adnkronos, Siri aveva spiegato: "Io non mi sono mai occupato di eolico in tutta la mia vita. Sono senza parole. Non so assolutamente chi sia questo imprenditore coinvolto (Vito Nicastri ndr), non mi sono mai occupato di energia e non so davvero chi sia questa persona, credo che si tratti di un errore di persona". Il sottosegretario, che non ha ancora ricevuto l'avviso di garanzia, ha sottolineato di essere "a disposizione" e non di avere "nessun problema" a riguardo. "Comunque - ha precisato - sono davvero allibito".
"PIENA FIDUCIA" DA LEGA - Appresa la notizia, la Lega ha espresso "piena fiducia per Siri, nella sua correttezza" "L'auspicio - si legge in una nota di via Bellerio - è che le indagini siano veloci per non lasciare nessuna ombra".
SALVINI LO DIFENDE - Per difendere Siri scende in campo anche Matteo Salvini: "Il sottosegretario della Lega che ha scoperto di essere indagato questa mattina leggendo i giornali lo conosco come persona pulita, specchiata, integra, onesta quindi mi auguro che le indagini siano veloci veloci, rapide rapide per accertare se altri abbiano sbagliato" ha detto il ministro. In serata il vicepremier interviene a 'Porta a Porta' e ribatte ai Cinque Stelle: "Non sopporto i due pesi e le due misure. Quando ci sono stati problemi con qualche ministro M5S non ho detto una parola perché siamo una squadra... Ognuno è fatto a suo modo, ognuno ha il suo galateo". "Spero che i giudici facciano bene e in fretta - aggiunge - se qualcuno in giro per l'Italia ha corrotto, che venga incarcerato. Non vedo Siri cosa c'entri col mondo che gli viene avvicinato. Se la stregua delle dimissioni è la voce, me lo provi e mi dimetto. Se ci dimettiamo per le voci, per una cosa che non è stata fatta, mi sembra un po' pochino...". Salvini commenta anche la decisione del titolare del Mit di ritirare le deleghe al sottosegretario: "Con tutti i cantieri da riaprire in Italia, Toninelli avrebbe bisogno di qualcuno che lo aiuti a fare il suo lavoro". "Ho due sottosegretari M5S che lavorano bene, se fossero indagati - sottolinea - mai mi sognerei di togliere loro le deleghe".
DI MAIO E DIBBA INVOCANO DIMISSIONI - Ma mentre Salvini difende il sottosegretario, invoca invece le dimissioni l'altro vicepremier Luigi Di Maio: "Ho appreso i fatti venendo qui, e se i fatti fossero questi, Siri dovrebbe dimettersi" ha detto Di Maio a margine di un convegno di Unioncamere. "Il tema non è che un sottosegretario è indagato, il tema è che i fatti sono legati alla mafia" ha sottolineato. "Anche a Salvini conviene tutelare la reputazione della Lega - ha poi aggiunto Di Maio -. Io non so se Salvini sia d'accordo con questa mia posizione intransigente, ma voi conoscete il M5S è il mio dovere è tutelare il governo ". Il vicepremier ha parlato anche di volontà di "tutelare le istituzioni". "Allo stesso tempo - ha spiegato - dico che secondo me anche a Salvini conviene tutelare l'immagine e la reputazione della Lega: poi mi auguro che Siri dimostri che è innocente e noi saremo pronti a riaccogliere il sottosegretario nella compagine di governo". "Ne parlerò con la Lega" ha aggiunto di Maio, perché "noi siamo sempre stati quelli che dicevano di aspettare il terzo grado di giudizio ma qui c'è una questione morale. Qui c'è un sottosegretario che è coinvolto in un'indagine così grave e così importante che riguarda addirittura il prestanome di Matteo Messina Denaro" ha aggiunto.
CONTE: "CHIEDERÒ CHIARIMENTI" - Nel frattempo, il Pd chiede a Conte di riferire in aula sulla vicenda: "In considerazione del fatto che il Mit ha ritenuto di ritirare le deleghe all'onorevole Siri e che i sottosegretari sono di nomina del presidente del Consiglio dei ministri chiediamo a Conte di riferire in aula quali siano i suoi intendimenti in proposito" ha sottolineato il capogruppo democratico alla Camera, Graziano Delrio. Il premier, nella conferenza stampa al termine del Consiglio dei ministri, ha fatto sapere che chiederà "chiarimenti" al sottosegretario Siri, "ci confronteremo e faremo le valutazioni" circa la sua permanenza nel governo, anche se ancora siamo in una fase di avviso di garanzia e di investigazioni. "Non voglio sminuire la gravità" di quanto emerge, ha premesso Conte, spiegando che "il contratto di governo contiene un codice etico in virtù del quale non possono svolgere l’incarico di ministri e direi anche di sottosegretari coloro che sono sotto processo per fatti gravi e la corruzione è indicata tra i fatti gravi a titolo indicativo non esaustivo". Questo però implica che si sia nella fase processuale, mentre nella vicenda che coinvolge Armando Siri "siamo nel pieno di investigazioni", anche se "questo governo ha l’obiettivo di recuperare la fiducia dei cittadini nelle istituzioni" e l’articolo 54 della Costituzione "impone a tutti coloro che svolgono funzioni pubbliche di adempierle con disciplina e con onore". "Siamo di fronte ad un avviso di garanzia, non c’è un processo in senso stretto, il fatto potrebbe essere non trascurabile se comprovato. Non esprimo una valutazione in questo momento, perché come premier, come prima cosa avverto il dovere, l’urgenza e la sensibilità di parlare con Armando Siri. Chiederò quindi a lui alcuni chiarimenti - ha concluso Conte - mi confronterò serenamente con lui, all’esito di questo confronto valuteremo tenendo conto di tutti gli elementi che ho ricordato".
IL DECRETO DI PERQUISIZIONE - Stando a quanto scrivono i pm nel decreto di perquisizione, "le investigazioni effettuate hanno svelato lo stretto collegamento tra Arata ed esponenti del partito della Lega, in particolare l'attuale sottosegretario alle infrastrutture Armando Siri, stimolato da Arata a promuovere una modifica regolamentare degli incentivi connessi al mini-eolico". "Si tratta di una vicenda emersa nel presente procedimento, i cui relativi atti sono stati trasmessi successivamente alla procura della Repubblica di Roma, ufficio con il quale è stato attivato ed è in corso un coordinamento investigativo", dicono i magistrati.
Il 'fumus' dell'indagine è nel "contenuto di alcune conversazioni tra Paolo Franco Arata e il figlio Francesco (alla presenza anche di terzi) nelle quali si fa esplicitamente riferimento alla somma di denaro pattuito a favore di Siri per la sua attività di sollecitazione dell'approvazione di norme che l'avrebbero favorito" si legge ancora nel decreto di perquisizione. Nel decreto, che porta la firma del procuratore aggiunto di Roma Paolo Ielo e del sostituto procuratore Mario Palazzi, si riporta della "incessante attività promossa da Siri per l'approvazione delle norme" legate al settore eolico. Oggetto delle perquisizioni della tranche romana dell'inchiesta, sono diversi appartamenti nella disponibilità di Arata a Roma, Genova e Castellammare del Golfo, auto utilizzate dagli indagati, una cassetta di sicurezza intestata all'imprenditore e alla moglie. Perquisite anche le sedi legali di quattro società.
Secondo gli inquirenti, Siri avrebbe "asservito" "l'esercizio delle sue funzioni e dei suoi poteri a interessi privati, tra l'altro - si legge nel decreto di perquisizione - proponendo e concordando con gli organi apicali dei ministeri competenti per materia (Ministero delle Infrastrutture e dei trasporti, Ministero dello Sviluppo economico, Ministero dell'Ambiente) l'inserimento in provvedimenti normativi di competenza governativa di rango regolamentare (decreto interministeriale in materia di incentivazione dell'energia elettrica da fonte rinnovabile) e di iniziativa governativa di rango legislativo (legge Mille proroghe, legge di stabilità, legge di semplificazione) ovvero proponendo emendamenti contenenti disposizioni in materia di incentivi per il cosiddetto 'mini-eolico'".
Nel decreto di perquisizione i pm della Dda di Palermo scrivono inoltre che "le investigazioni effettuate hanno svelato lo stretto collegamento tra Paolo Arata", "ed esponenti del partito della Lega, in particolare l’attuale sotto-segretario alle infrastrutture Armando Siri, stimolato da Arata a promuovere una modifica regolamentare degli incentivi connessi al mini-eolico". "Si tratta di una vicenda emersa nel presente procedimento, i cui relativi atti sono stati trasmessi successivamente alla Procura della Repubblica di Roma, Ufficio con il quale è stato attivato ed è in corso un coordinamento investigativo", spiegano i magistrati.
ARATA E NICASTRI - Quanto a Vito Nicastri , per i pm era lui "il vero regista delle strategie imprenditoriali, considerato dal medesimo Paolo Arata 'la persona più brava dell'Eolico in Italia'". "Nicastri - secondo i pm -oltre ad avere un'indubbia competenza ed abilità in tale settore, è un imprenditore pregiudicato e spregiudicato". Avrebbe intrattenuto rapporti "frequenti" con Arata ma avrebbe avuto anche un legame con il boss latitante Matteo Messina Denaro.
Arata, scrivono i pm "ha fatto tesoro della sua precedente militanza politica, in Forza Italia, per trovare canali privilegiati di interlocuzione con organi politici regionali siciliani ed essere introdotto negli uffici tecnici incaricati di valutare, in particolare, i progetti relativi al ''bio-metano''. "Dalle attività di indagine, difatti, è emerso che Arata ha trovato interlocutori all'interno dell'Assessorato all'Energia, tra tutti l'Assessore (Albero ndr) Pierobon, grazie all'intervento di Gianfranco Miccichè, a sua volta contattato da Alberto Dell'Utri (fratello di Marcello). "Non ho mai avuto alcun favore da questo signore (Arata, ndr), non ho mai garantito alcuna utilità, non sono mai stato a pranzo, mai frequentato, neanche per un caffè. Tra l'altro non avrei neanche il potere di farlo, le procedure sono in capo ad uffici di un altro assessorato'', afferma Pierobon aggiungendo: "Il signor Arata si è presentato come responsabile nazionale dell'ambiente del centrodestra e come rappresentate di alcune aziende, è venuto a lamentare che una sua società aveva delle autorizzazioni bloccate da quasi due anni, dicendo che era vittima di un'ingiustizia e che era pronto a rinunciare a ingenti investimenti in Sicilia attaccando la Regione anche sulla stampa per la burocrazia lumaca".
GLI ALTRI INDAGATI - Tra gli indagati c'è anche Alberto Tinnirello, alto dirigente regionale siciliano. Tinnirello era il responsabile del Servizio III Autorizzazioni e concessioni del Dipartimento Regionale dell'Energia e dei Servizi di Pubblica utilità dell'Assessorato regionale all'energia ed ai servizi di pubblica utilità, competente per l'istruttoria ed il rilascio delle Autorizzazioni Uniche del decreto legislativo 29 dicembre 2003. Secondo la Procura avrebbe dato "informazioni sullo stato delle pratiche amministrative inerenti la richiesta di autorizzazione integrata ambientale per la costruzione e 'esercizio degli impianti di bio-metano di Franconfonte e Calatafimi".
Oltre a Tinnirello ci sono altri due pubblici ufficiali coinvolti. Si tratta di Giacomo Causarano, funzionario dell'assessorato all'Energia, e del funzionario del Comune di Calatafimi Angelo Mistretta. Causarano avrebbe avuto 11mila euro, fatta valere come il pagamento di una prestazione professionale resa dal figlio, pure lui indagato. In cambio avrebbe dato informazioni sullo stato delle pratiche amministrative inerenti le istanze relative agli impianti di produzione di energia rinnovabile. Infine, Mistretta avrebbe ricevuto 115mila euro per rilasciare una autorizzazione alla costruzioni di impianti di produzione di energia alternativa riferibili alle società di Arata e Nicastri.