Il premier Conte minaccia di far causa sia alla Pfizer che ad AstraZeneca per i ritardi causati al piano vaccinale: "E' inaccettabile". Si pensa di aprire al vaccino russo: cosa ne pensano gli esperti
"Tutto questo è inaccettabile". Il premier Giuseppe Conte minaccia di far causa sia alla Pfizer che ad AstraZeneca per i ritardi causati al piano vaccinale. "Le ultime notizie che ci arrivano dalle aziende produttrici dei vaccini anti-Covid sono preoccupanti", scrive il presidente del Consiglio in un post su Facebook soffermandosi sulla riduzione delle forniture di vaccino. "Dapprima Pfizer-Biontech ha comunicato un rallentamento della distribuzione ai Paesi europei delle dosi di vaccino già programmate e questo sta penalizzando proprio i Paesi che, come l’Italia, stanno correndo più velocemente: le Regioni italiane sono costrette a rallentare le nuove somministrazioni per assicurare il richiamo alle persone già vaccinate", afferma Conte.
"Ma ancora più preoccupanti sono le notizie diffuse da AstraZeneca, il cui vaccino è in attesa di essere presto distribuito anche nell’Unione Europea. Se fosse confermata la riduzione del 60% delle dosi che verranno distribuite nel primo trimestre significherebbe che in Italia verrebbero consegnate 3,4 milioni di dosi anziché 8 milioni", dice ancora il premier affermando che il ministro Speranza e il commissario Arcuri "hanno incontrato con urgenza i vertici di AstraZneca Italia" i quali "hanno confermato il ridimensionamento della capacità produttiva".
"Tutto questo è inaccettabile - afferma il premer - Il nostro piano vaccinale, approvato dal Parlamento italiano e ratificato anche in Conferenza Stato-Regioni, è stato elaborato sulla base di impegni contrattuali liberamente assunti e sottoscritti dalle aziende farmaceutiche con la Commissione Europea. Questi rallentamenti delle consegne costituiscono gravi violazioni contrattuali, che producono danni enormi all’Italia e agli altri Paesi europei, con ricadute dirette sulla vita e la salute dei cittadini e sul nostro tessuto economico-sociale già fortemente provato da un anno di pandemia", dice ancora. "Ricorreremo a tutti gli strumenti e a tutte le iniziative legali, come già stiamo facendo con Pfizer-Biontech, per rivendicare il rispetto degli impegni contrattuali e per proteggere in ogni forma la nostra comunità nazionale", conclude Conte.
Tra le dosi di Moderna, Pfizer e quelle di AstraZeneca ''dovremmo avere a fine marzo 15 milioni di dosi'' di vaccino contro il coronavirus, ha detto -a quanto si apprende - il commissario straordinario all'emergenza coronavirus Domenico Arcuri nel corso del vertice con le Regioni e il ministro della Salute Roberto Speranza, convocato dal ministro per gli Affari Regionali Francesco Boccia. ''Se il vaccino AstraZeneca sarà approvato dall'Ema avremo 3,4 milioni di dosi entro fine marzo e non le 8 milioni di dosi assicurate in precedenza'', ha spiegato Arcuri. Se il vaccino di AstraZeneca otterrà l'approvazione dell'Ema e dell'Aifa la prima consegna delle dosi è prevista per il 15 febbraio. Le altre due date pattuite sono il 28 febbraio e il 15 marzo.
Nel frattempo però gli esperti lanciano ipotesi per cercare di sopperire a questi ritardi che impongono di "trovare soluzioni alternative". Una di queste potrebbe essere aprire allo Sputnik russo, propone - parlando con l'Adnkronos Salute - Matteo Bassetti, direttore della Clinica di Malattie infettive dell'ospedale San Martino di Genova e componente dell'Unità di crisi Covid-19 della Liguria. "Alla fine è molto simile a quelli di AstraZeneca e J&J perché utilizza come vettore un altro virus (adenovirus). L'efficacia del vaccino russo, stando ai dati, non è scoraggiante. Ora in emergenza l'obiettivo deve essere vaccinare il maggior numero di persone e per farlo servono dosi". "L'Ungheria lo ha già fatto, acquistando i vaccini russi. Facciamolo anche noi", dice Bassetti sottolineando che "ogni soluzione è buona nel momento in cui si posso aumentare le persone vaccinate. Poi nel 2022 arriveranno altri vaccini e si potranno usare anche perché non sarà questa una vaccinazione 'una tantum', ma andrà ripetuta negli anni. Io personalmente sono favorevole al vaccino russo e anche al quello cinese, verifichiamo con le agenzie di controllo europee e italiana la sicurezza, e partiamo anche noi con soluzioni alternative".
D'accordo Massimo Andreoni, direttore scientifico della Simit (Società italiana di malattie infettive e tropicali) e primario di Infettivologia al Policlinico Tor Vergata di Roma, secondo il quale - vista l'impasse nella campagna vaccinale italiana, frutto dei ritardi nella consegna delle dosi, si potrebbe virare anche sul vaccino russo 'Sputnik V? ."Sempre previa autorizzazione dell'Ema - aggiunge - Il vaccino russo e anche quello cinese sono stati abbondantemente testati e provati e sono simili al vaccino AstraZeneca.
"Ci vuole il passaggio all'Ema e la trasparenza dei dati, ma non vedo preclusioni al suo utilizzo in Italia", afferma all'Adnkronos Salute il virologo Fabrizio Pregliasco, docente dell'università Statale di Milano. Quello russo "è un vaccino della stessa tipologia di quello sviluppato da AstraZeneca - aggiunge - Abbiamo visto come sia indispensabile, per avere una forte adesione alla campagna vaccinale, che i dati sulle sperimentazioni siano trasparenti e passati al vaglio dell'Ema e dell'Aifa".
C'è possibilità che l'Italia apra al vaccino russo 'Sputnik V'? "Non fino a quando non è approvato dall'Aifa", risponde all'Adnkronos Salute Walter Ricciardi, docente di Igiene all'università Cattolica di Roma e consulente del ministro della Salute. Sulla necessità di avere più 'armi' a disposizione nella campagna vaccinale e non solo i due vaccini oggi a disposizione, Pfizer e Moderna, "speriamo - avverte Ricciardi - che approvino AstraZeneca".