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Referendum su cannabis bocciato da Consulta, quesito inammissibile

Amato comunica la decisione della Corte Costituzionale: "Riferimenti a droghe pesanti, violazioni di obblighi internazionali"

Referendum su cannabis bocciato da Consulta, quesito inammissibile
16 febbraio 2022 | 18.21
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Il referendum sulla cannabis è inammissibile. La bocciatura è stata annunciata dal presidente della Corte Costituzionale, Giuliano Amato. Il quesito referendario proponeva di intervenire sia sul piano della rilevanza penale sia su quello delle sanzioni amministrative.

"Abbiamo dichiarato inammissibile il referendum sulle sostanze stupefacenti, non sulla cannabis. Il quesito è articolato in tre sottoquesiti ed il primo prevede che scompaia, tra le attività penalmente punite, la coltivazione delle sostanze stupefacenti di cui alle tabelle 1 e 3, che non includono neppure la cannabis ma includono il papavero, la coca, le cosiddette droghe pesanti. Già questo sarebbe sufficiente a farci violare obblighi internazionali", spiega Amato. "Se il quesito è diviso in tre sottoquesiti, io non posso toccare questo treno: se il primo vagone deraglia, si porta dietro gli altri due".

COMITATO PROMOTORE - "La Corte costituzionale ha respinto la richiesta posta dal Comitato Promotore Referendum Cannabis. Le motivazioni addotte dal Presidente Amato e le modalità scelte per la comunicazione sono intollerabili" dichiara il presidente del Comitato Referendum Cannabis Marco Perduca, che approfondirà il tema domani in una conferenza stampa alle 11. Il quesito, spiegano i promotori, "non viola nessuna convenzione internazionale tanto è vero che la coltivazione è stata decriminalizzata da molti paesi, ultimo tra questi Malta. Il riferimento del Presidente alle tabelle è fattualmente errato: dall’anno della bocciatura della Legge Fini Giovanardi (2014) il comma 4 è tornato a riferirsi alle condotte del comma 1, comprendendo così cannabis. La scelta è quindi tecnicamente ignorante e esposta con tipico linguaggio da convegno proibizionista”.

“Si è persa l’unica occasione di cambiare le leggi sulle droghe che in questo Paese nessuno ha il coraggio di toccare. Nemmeno chi dice di voler riformare la giustizia”, dicono i membri del Comitato Promotore Referendum Cannabis Legale. “Questa non è una sconfitta nostra e delle centinaia di migliaia di cittadini e cittadine che hanno firmato la proposta. È altresì una perdita per le istituzioni" sottolineano.

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