Comitato vittime del Cermis: "Il processo si faccia in Italia"
Era ubriaca, con un tasso alcolemico di 2.09 - quattro volte superiore oltre il limite -, la soldatessa americana 20enne in servizio alla base Usaf di Aviano, che ha investito e ucciso con la sua macchina il 15enne Giovanni Zanier a Porcia, in provincia di Pordenone. E' quanto si apprende da fonti investigative.
Intanto la Base Usaf ha diffuso un comunicato in cui assicura che i "Comandi del 31st Fighter Wing e dell'Aeroporto Pagliano e Gori stanno lavorando a stretto contatto con le autorità competenti italiane".
"A seguito dell'incidente stradale accaduto a Porcia (Pordenone) - si legge - il comandante del 31st Fighter Wing, Brigadier Generale Tad D. Clark, desidera esprimere il suo sentito cordoglio e vicinanza ai familiari della giovane vittima e alla comunità italiana. Rivolgiamo il nostro pensiero e le nostre preghiere alla famiglia della giovane vittima ed alla comunità italiana".
Intanto Beppe Pontrelli, fondatore del Comitato Giustizia 3 febbraio, creato in occasione della tragedia del Cermis, sottolinea la necessità di celebrare il processo in Italia ricordando che nel caso di Cavalese i responsabili furono giudicati da una Corte marziale negli Stati Uniti. "Non capisco perché non si debba fare il processo in Italia. Se fosse fatto negli Stati Uniti sarebbe uno scandalo", dice Pontrelli all'Adnkronos.
"Dal punto di vista giudiziario casi come quello del Cermis sono abomini. Vediamo quel che accadrà per quanto riguarda questo caso di Pordenone, ma sono pessimista e amareggiato. La differenza tra questi due casi è che in quello del Cermis almeno era un'azione militare, in questo caso no, è solo coinvolta una militare. Sarebbe un'invenzione di competenza territoriale inesistente. Forse il discorso in questi contesti è un altro, cioè che chi ha il potere lo esercita a scapito di chi non ce l'ha. La legge - di conseguenza lo stato di diritto - viene frantumata perché qualcuno la distorce a proprio volere", conclude.