Per 67% online più facile distrarsi, denunciati problemi tecnici e mancanza incentivi per acquisto device
A un anno dalla sua introduzione, la didattica a distanza continua a non convincere appieno i giovani italiani: solo 1 su tre (30,5%) giudica infatti positivamente questa esperienza, mentre il 24,8% esprime un giudizio negativo e il 44,5% risponde “non saprei”. Tra le motivazioni addotte dagli intervistati, prevale la convinzione che online sia molto più facile distrarsi (67,4%), seguita dalla percezione di non sentirsi sufficientemente coinvolti (18,9%). Tanto che il 43,4% esprime l'auspicio di tornare a frequentare in presenza. E' quanto emerge dal 9° Rapporto di Ricerca annuale di “Generazione Proteo”, l’Osservatorio permanente sui giovani della Link Campus University, realizzato quest’anno in partnership con Grandi Scuole. Una ricerca che ha visto intervistati 1.812 studenti italiani degli ultimi anni delle scuole superiori, rappresentativi dell’intero territorio nazionale e delle diverse tipologie di indirizzo, e che restituisce l’identikit della 'Generazione post-Covid'.
Dai giovani arriva una serie di 'consigli' per migliorare la Dad, in cima la necessità di adattare i programmi e le modalità didattiche all’online (33,6%) e di facilitare l’interazione tra studenti e professori (23,9%), ma senza dimenticare l’importanza di garantire un migliore accesso agli incentivi economici per l’acquisto dei device (16,9%). Un aspetto che, a detta degli studenti, ha infatti reso problematica la Dad sta nella disponibilità di una connessione adeguata così come di device e spazi 'personali' per seguire le lezioni.
Da questo punto di vista, un intervistato su tre circa (33,1%) dichiara di non aver avuto, nel corso dell’ultimo anno, una connessione adeguata per la Dad. Il complessivo 30,1% dichiara invece di aver dovuto condividere i device per la Dad con fratelli/sorelle o con i genitori. Infine, 1 intervistato su 4 (25%) dichiara di non aver avuto a disposizione uno spazio tutto suo per poter svolgere la Dad.
Nel complesso, gli intervistati non lamentano un peggioramento del proprio rendimento scolastico durante l’ultimo anno trascorso in Dad (sebbene vi sia un significativo 23,8% i cui risultati, al contrario sono peggiorati). Negli intervistati vi è tuttavia la convinzione che la Dad penalizzi determinate categorie di studenti, in cima alla cui lista svettano quelli provenienti da famiglie economicamente svantaggiate (43,4%) e quelli con disabilità mentali e fisiche (33,6%). Ma, più di tutto, a lasciare l’amaro in bocca è la convinzione di essersi persi qualcosa di importante (44,9%)
Da qui l’auspicio di poter tornare presto alla didattica tradizionale, che emerge in particolare dalle risposte di quel 43,4% di intervistati che, pur abituatisi alla Dad, preferirebbero comunque tornare in presenza. A mancare di più della didattica tradizionale è, in particolare, il rapporto diretto con i compagni di classe (45,1%) e con gli insegnanti (18,5%), prima ancora che la routine giornaliera strutturata (18,6%) o lo stare fisicamente a scuola (12,4%). Una scuola nei confronti della quale gli intervistati provano in maggioranza nostalgia (50,3%), ma senza trascurare il 22,7% che nutre invece indifferenza e il 18,1% che dichiara invece di provare paura.