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Medjugorje, il via libera del Papa per una vicenda iniziata 43 anni fa

Le tappe dal 24 giugno 1981

Tramonto sulla Madonna di Medjugorje - Fotogramma /Ipa
Tramonto sulla Madonna di Medjugorje - Fotogramma /Ipa
19 settembre 2024 | 15.14
LETTURA: 5 minuti

Il via libera del Papa al culto di Medjugorje arriva dopo un'attesa lunga 43 anni. Il segretario del dicastero della dottrina della fede, mons. Armando Matteo, presentando insieme al prefetto Fernandez il documento dell'ex S. Uffizio su Medjugorje ha ripercorso le tappe della vicenda.

Le tappe della vicenda

"Il fenomeno delle presunte apparizioni della Madonna a Medjugorje riguarda gli eventi iniziati il 24 giugno del 1981 nella parrocchia di San Giacomo a Medjugorje, amministrata dai Padri Francescani, della Provincia Erzegovinese, nella Diocesi di Mostar-Duvno in ex Jugoslavia (oggi Bosnia ed Erzegovina). Nel tardo pomeriggio di quel giorno, due ragazze Ivanka Ivanković e Mirjana Dragičević si recano in località Podbrdo, ai piedi della collina Crnica. All’improvviso, Ivanka vede la Madonna (non apparsa a Mirjana). Le due ragazze continuano il cammino per il villaggio. Lo stesso giorno, verso le 18, sei ragazzi vedono nello stesso luogo la figura di Maria con un bambino tra le braccia: oltre a Ivanka e Mirjana, sono presenti Vicka Ivanković, Ivan Dragičević, Ivan Ivanković e Milka Pavlović, Marija Pavlović e Jakov Čolo, che fanno tutt’ora parte dei sei veggenti, si uniscono agli altri ragazzi il giorno dopo, il 25 giugno".

Il 21 luglio dello stesso anno monsignor Pavao Žanić, vescovo di Mostar-Duvno, si incontra con i sei “veggenti”, i quali gli riferiscono l’esperienza da poco vissuta. L’Ordinario resta convinto che «i ragazzi non mentono». Manifesterà tale convinzione anche alcuni giorni dopo, in occasione dell’amministrazione della Cresima nella parrocchia di Medjugorje. Successivamente, il 19 novembre del 1983, monsignor Pavao Žanić invia all’allora Congregazione per la Dottrina della Fede una relazione confidenziale circa la presunta apparizione di Maria, manifestando i suoi «fortissimi dubbi» al riguardo. Il 12 ottobre dell’anno successivo, la Conferenza Episcopale Jugoslava emette una dichiarazione circa i presunti fatti di Medjugorje, richiamando la competenza dell’autorità ecclesiastica circa la valutazione delle apparizioni e proibendo i pellegrinaggi ufficiali a Medjugorje. Il 19 maggio del 1986, la Commissione diocesana incaricata di valutare le presunte apparizioni a Medjugorje emette il proprio giudizio: per 11 membri contro 4 'Non constat de supernaturalitate'.

Nel corso dello stesso anno, il pro-nunzio di Belgrado esprime parere negativo sui lavori della Commissione diocesana. L’allora Congregazione per la Dottrina della Fede decide di affidare alla Conferenza Episcopale Jugoslava un nuovo esame del caso. L’anno successivo hanno inizio i lavori della Commissione della Conferenza Episcopale Jugoslava, che si protrarranno sino all’aprile del 1991. Viene pubblicato il rapporto finale della Commissione della Conferenza Episcopale Jugoslava circa il fenomeno di Medjugorje, conosciuto come la Dichiarazione di Zara: "I vescovi sin dall’inizio seguono le apparizioni di Medjugorje tramite il vescovo della diocesi, la commissione episcopale e la commissione della conferenza episcopale jugoslava per Medjugorje. Sulla base delle ricerche sin qui compiute non è possibile affermare che si tratta di apparizioni e fenomeni soprannaturali. Tuttavia, i numerosi credenti che arrivano a Medjugorje provenienti da vari luoghi e spinti da motivi religiosi e di altro genere hanno bisogno dell’attenzione e della cura pastorale innanzitutto del vescovo della diocesi e poi anche di altri vescovi così che a Medjugorje e con Medjugorje si possa promuovere una sana devozione verso la Beata Vergine Maria, in armonia con l’insegnamento della Chiesa. A tal fine i vescovi forniranno adeguate indicazioni liturgico‒pastorali e tramite la commissione continueranno a seguire e a far luce sugli avvenimenti di Medjugorje".

Si arriva al 1994. È il 28 ottobre di quell’anno, quando monsignor Ratko Perić, nuovo Ordinario di Medjugorje, chiede a Giovanni Paolo II di istituire una Commissione per un verdetto definitivo sulle “apparizioni”. A luglio del 1995, invece, si preannuncia una visita di Giovanni Paolo II a Medjugorje durante il viaggio apostolico a Sarajevo. Il Papa, in alcune lettere private, si è infatti espresso positivamente su Medjugorje e sul suo desiderio di visitare il luogo. Informato di ciò, mons. Perić chiede all’allora Congregazione per la Dottrina della Fede di evitare tale visita, che di fatto non avrà luogo. Il 2 marzo del 1998, dietro richiesta del Vescovo di Saint-Denis-de-La Reunion, l’allora Congregazione per la Dottrina della Fede risponde che i pellegrinaggi privati a Medjugorje sono permessi, a condizione che non si dichiari Medjugorje luogo di apparizioni autentiche.

Si dichiara, inoltre, che la posizione di monsignor Perić circa il giudizio constat de non supernaturalitate non è quella della Congregazione per la Dottrina della Fede. Negli anni a seguire, si succedono varie consultazioni tra l’allora Congregazione per la Dottrina della Fede e la nuova Conferenza Episcopale di Bosnia ed Erzegovina in merito a un nuovo esame dell’intera documentazione. La Conferenza Episcopale di Bosnia ed Erzegovina, tuttavia, dichiara di non essere in grado di intraprendere un nuovo esame né lo giudica opportuno.

Il punto di svolta arriva nel gennaio del 2008, quando Benedetto XVI decide di istituire una Commissione internazionale per valutare i presunti fenomeni soprannaturali di Medjugorje. presidente di tale Commissione è il cardinale Camillo Ruini. Nel gennaio del 2014, dopo circa sei anni di lavori, la Commissione internazionale emette il proprio giudizio. Le conclusioni della Commissione Ruini non vengono resi noti, e questo a motivo di un’esplicita richiesta dell’allora Congregazione per la Dottrina della Fede.

Quest’ultima, negli anni successivi, predispone una serie di approfondimenti dell’intera vicenda relativa a Medjugorje. Si chiede il parere di due esperti che giungono a risultati assai diversi rispetto a quelli della Commissione Ruini. Nel dicembre del 2015, ricevuta tutta la documentazione, Papa Francesco avoca a sé ogni decisione su Medjugorje. Successivamente, l’11 febbraio del 2017, Papa Francesco nomina monsignor Henryk Hoser Inviato Speciale della Santa Sede per esaminare la situazione pastorale a Medjugorje, mentre il 14 gennaio del 2019 viene resa pubblica una disposizione del Pontefice, secondo la quale "è possibile organizzare pellegrinaggi a Medjugorje, sempre che si abbia cura di evitare che siano interpretati come una autenticazione degli avvenimenti".

Il 27 dicembre 2021, Francesco nomina mons. Aldo Cavalli come nuovo Visitatore apostolico a carattere speciale per la Parrocchia di Medjugorje. Cavalli succede al polacco mons. Henryk Hoser, morto il 13 agosto di quell’anno.

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