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Delitto Olgiata, il killer di Alberica Filo Della Torre torna libero dopo 10 anni

Il prossimo 10 ottobre il filippino Winston Reyes avrà definitivamente saldato il suo conto con la giustizia

La contessa Alberica Filo Della Torre
La contessa Alberica Filo Della Torre
05 giugno 2021 | 09.30
LETTURA: 3 minuti

Conta i giorni che lo separano dalla sua scarcerazione, Manuel Winston Reyes. Il filippino, maggiordomo, assassino di Alberica Filo Della Torre. A 30 anni dall'uccisione della contessa, l'uomo il prossimo 10 ottobre varcherà il cancello d'uscita del penitenziario per non farvi più ritorno dopo dieci anni dalla sua condanna per omicidio.

Reyes, difeso dall'avvocato Nicodemo Gentile, era stato condannato a 16 anni di reclusione il 14 novembre del 2011, sentenza confermata il 9 ottobre del 2012. L'ex maggiordomo ha perciò beneficiato di una serie di sconti che ne hanno ridotto la pena, dato che sarà liberato i primi di ottobre.

IL FIGLIO

"La cosa mi disturba molto. Diciamo che era nell'aria, lo avevamo saputo già un anno e mezzo fa, quando morì nostro padre, quando all'assassino di mamma concessero dei permessi premio", il grido di rabbia lanciato all'Adnkronos da Manfredi Mattei, figlio della contessa. "Purtroppo - aggiunge - stiamo assistendo a una serie di scarcerazioni eccellenti, c' è sicuramente qualcosa che non funziona all'interno della giustizia in Italia. L'assassino di mia madre esce dopo soli 10 anni dalla sua condanna e ce ne sono voluti precedentemente 20 per trovare un responsabile. Responsabile trovato solo grazie alla caparbietà di mio padre. E' normale che qualche domanda te la fai. La pena doveva essere l'ergastolo, e invece è praticamente già fuori".

"Come me lo spiego? Vado diretto - dice Manfredi Mattei - perché mi girano parecchio. Ci sono due pesi e due misure, se sei magari un italiano che si difende da una situazione pericolosa rischi l'ergastolo, se sei un soggetto con altre caratteristiche e uccidi, dopo 10 anni può capitare che sei fuori. Non la metto su connotazioni politiche, certo è che se assisti a casi di persone che scontano tutta la pena e altre no... qualche dubbio ti viene".

Una ferita che si riapre? "No - dice - perché la ferita non si è mai chiusa. Mai. Rimane sempre aperta. Prima non si è riusciti a trovare il responsabile, poi il responsabile del delitto si trova ma esce. Ce ne è sempre una. Certo è che alla vigilia dell'anniversario della morte di mia madre è una notizia che fa molto male. E' così purtroppo, andiamo avanti...", conclude.

IL DELITTO

A Roma batte un sole torrido la mattina del 10 luglio del 1991. Alberica Filo della Torre, 42 anni, è sposata con Pietro Mattei, un costruttore. Nell'elegante villa a nord della Capitale, all'Olgiata, si preparano per una festa. La coppia, quella sera, vuole celebrare, con amici e parenti, i dieci anni di matrimonio. È un andirivieni di uomini e donne indaffarati per organizzare il ricevimento. Ma quel 10 luglio del 1991 non ci sarà nessun party. Il ritrovamento del cadavere di Alberica Filo della Torre, nella sua camera da letto, sancisce l'epilogo di una giornata di festa mai iniziata e l'inizio di un giallo, ribattezzato il delitto dell'Olgiata.

Una tragedia in cui precipitano i figli e il marito della contessa. Non c'è un testimone che ha visto o sentito alcunché. Inizialmente i sospetti cadono su due uomini, che vengono fermati, salvo poi essere rilasciati in poco tempo. Il primo è il figlio di un'insegnante di sostegno che lavora nella villa, definito come persona violenta. Il secondo è un ex cameriere, il filippino Manuel Winston Reyes, da poco tempo licenziato perché ha il vizio dell'alcol.

Entrambi vengono scagionati. Ecco allora che gli investigatori seguono le piste più suggestive, complotti, fondi neri, servizi segreti, depistaggi, conti esteri miliardari e tangenti. La verità è più semplice. Ed è dietro l'angolo. Forse nessuno avrebbe pagato per l'assassinio della contessa se suo marito, Pietro Mattei, non avesse con caparbietà spinto gli investigatori a non mollare la presa. È stato lui a far riaprire l'inchiesta nel 2007. Una macchia di sangue sul lenzuolo con il quale l'omicida aveva avvolto la donna tanti anni prima e il Rolex della contessa sporco di sangue sono le due prove che dimostrano che l'ex maggiordomo, grazie al test del dna, è l'assassino. "Mi tolgo un peso che mi portavo dietro da vent' anni" dirà Manuel Winston dopo il suo arresto. I primi di ottobre sarà di nuovo un uomo libero.

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