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Da ministero della Salute risarcimento da 1,5 mln a 28enne morta per cirrosi dopo trasfusione di sangue infetto

La Corte di Appello di Bari ha stabilito che i soldi dovranno andare alla famiglia della giovane che aveva ricevuto trasfusioni dal 1979 al Policlinico di Bari. Il dicastero è stato chiamato in causa per non aver adeguatamente vigilato sulla raccolta e sulla distribuzione del sangue e degli emoderivati . Sangue infetto,un libro-inchiesta ricostruisce le storie delle vittime

Nella foto provette di sangue (Infophoto)
Nella foto provette di sangue (Infophoto)
28 aprile 2015 | 19.34
LETTURA: 2 minuti

La Corte di Appello di Bari ha condannato il Ministero della Salute a risarcire la famiglia di una ragazza di 28 anni morta nel 2007 di cirrosi epatica dopo essere stata sottoposta, dal 1979 in poi nel Policlinico di Bari, a trasfusioni di sangue infetto. In un libro-inchiesta le storie delle vittime

La cifra stabilita per il risarcimento è di quasi un milione e mezzo di euro. I giudici hanno respinto il ricorso del Ministero, già condannato in primo grado dal Tribunale barese. Che a determinare la malattia siano state le trasfusioni lo aveva già stabilito la commissione medica dell'ospedale militare di Bari, che aveva sottoposto la ragazza a una visita già nel 1994. Secondo il Tribunale, non avrebbe potuto contrarre l'infezione se non con una trasfusione da sangue infetto.

L'avvocato che ha assistito la famiglia, Ferdinando Fanelli, ha chiamato in causa il ministero della Salute per non aver adeguatamente vigilato sulla raccolta e sulla distribuzione del sangue e degli emoderivati da destinare alle trasfusioni.

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