La procura sentirà tutti i partecipanti al rito sciamanico. Il giovane, oltre alle due pozioni di ayahuasca, si sarebbe sottoposto anche a una iniezione di veleno di rana amazzonica per calmare l'asma
Alex Marangon sarebbe stato ucciso da plurimi colpi alla testa inferti con un oggetto contundente, colpi che non può essersi auto inferto, né essere frutto di una caduta accidentale. Questa la conclusione dell’autopsia eseguita oggi pomeriggio a Treviso dal medico legale Alberto Furlanetto sul corpo del barman 25enne di Marcon (Venezia) trovato morto su un isolotto del greto del Piave lunedì scorso, dopo che nella notte tra sabato e domenica era scomparso da un'abbazia sconsacrata di Vidor (Treviso) dove aveva partecipato a una due giorni di riti sciamanici bevendo ayahuasca.
L’autopsia, non ancora completa - mancano gli esami tossicologici -, impone una decisa svolta alle indagini, saranno da esaminare le posizioni dei due organizzatori, dei 20 partecipanti, dell’asserito sciamano sudamericano e forse anche degli affittuari dell’abbazia.
Oltre alle due pozioni del potente allucinogeno ayahuasca, assunte venerdì e sabato, pare che il ragazzo, sofferente di asma, per allievare il disagio si sia sottoposto anche a un’iniezione di veleno di rana amazzonica sapo/kambo, altra pratica curativa sciamanica.
Tra la sua scomparsa e l'allarme dato solo alle sei di mattina ci sono tre ore in cui non si sa bene cosa sia successo nemmeno nell'abbazia sconsacrata. Motivi più che sufficienti per la Procura trevigiana per decidere di voler sentire tutti e venti i partecipanti al Sol de Putumayo, organizzato a pagamento dalla coppia Andrea Gorgi Zuin (Zu) e Tatiana Marchetto (Tati) che dovranno aiutare gli investigatori a identificarli, perché sono i soli che li conoscono tutti.