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Viaggio nel microbiota: ‘Il ruolo nelle infiammazioni della prostata. Analisi e strategie d'intervento’

02 febbraio 2024 | 13.43
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La prostatite, condizione patologica sostenuta da un'infiammazione della ghiandola prostatica, è una delle malattie urologiche più frequentemente diagnosticate negli uomini di età compresa tra i 18 e i 50 anni. A questo delicato argomento, che interessa un’ampia percentuale di uomini adulti sessualmente attivi e che può trovare una sua più corretta gestione clinica proprio grazie ad una disamina dettagliata e competente dell’ecosistema gastroenterico con conseguente opportuna e misurata manipolazione dei microrganismi ospiti dell’intestino, è dedicata l’odierna puntata della rubrica “Fermenti, il segreto della vita”, curata dall’immunologo Mauro Minelli della Fondazione per la Medicina Personalizzata e condivisa da Adnkronos Salute.

“La prostata, anatomicamente collocata nei soggetti di sesso maschile davanti al retto, quindi nella parte inferiore dell’addome subito al di sotto della vescica, è una ghiandola di forma rotondeggiante, preposta alla produzione del liquido spermatico, ma coinvolta anche nelle dinamiche della minzione, dell’erezione e dell'eiaculazione - ricorda Minelli - La sua attività è modulata dagli androgeni tra i quali soprattutto il testosterone. Nel corso dell’infanzia la prostata rimane in quiescenza mantenendo dimensioni piuttosto contenute. La produzione di testosterone, coincidente con la pubertà, induce un incremento volumetrico della ghiandola, che nell’adulto sano arriverà a pesare circa 20 grammi, ed una contestuale attivazione delle sue funzioni”.

Sul piano clinico, “la prostatite si manifesta il più delle volte con una sintomatologia fastidiosa, spesso capace di condizionare negativamente l’attività lavorativa e la qualità della vita dei soggetti che ne sono affetti - avverte l’immunologo -

La genesi di una prostatite, talvolta riconducibile a cause urologiche (anomalie anatomiche del tratto urogenitale, malattie sessualmente trasmissibili, traumi meccanici nella regione pelvica inferiore), può anche essere associata a condizioni non urologichedi matrice immunitaria ma soprattutto di matrice gastroenterica con particolare riferimento, in quest’ultimo caso,alle disbiosi intestinali. In effetti all’insorgenza della patologia prostatica, che può evolvere in forma cronica, possono contribuire - continua - tanto squilibri preesistenti della microflora dipendenti da patologie intestinali (colon irritabile, aumentata sensibilità al glutine, problematiche allergiche, enteriti virali o batteriche, parassitosi), quanto alterazioni secondarie che la microflora può subire in seguito a terapie antibiotiche ripetutamentesomministrate sia per la sindrome del colon irritabile che per lastessa prostatite. Tutto questo - conclude - potrà portare al continuo reiterarsi un micidiale circolo vizioso che, come effetto ultimo, avrà la cronicizzazione ed il progressivo aggravamento della malattia prostatica”.

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