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Vaticano, disposto arresto per broker Torzi

Indagati Capizzi, Camalò e Matteo Del Sette. Il legale di Torzi: "Impugneremo questo provvedimento davanti al Riesame". Ecco come è nata l'inchiesta

(Fotogramma)
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12 aprile 2021 | 10.51
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Disposto l'arresto del broker Gianluigi Torzi, già coinvolto nella vicenda della compravendita dell’immobile al n. 60 di Sloane Avenue a Londra, per la quale è sotto inchiesta da parte dell’Autorità Giudiziaria Vaticana, che gli ha contestato un illecito profitto pari a 15 milioni di euro. I militari della Guardia di Finanza di Roma stanno eseguendo l’ordinanza disposta dal gip su richiesta della Procura di Roma oltre alla misura interdittiva del divieto di esercitare la professione di commercialista o uffici direttivi di imprese per la durata di 6 mesi nei confronti di Giacomo Capizzi, Alfredo Camalò e Matteo Del Sette, tutti indagati, a vario titolo, per emissione e annotazione di fatture per operazioni inesistenti. Torzi è accusato anche di autoriciclaggio. Il broker è attualmente a Londra. La Procura capitolina ha attivato la cooperazione giudiziaria internazionale.

Sulla base delle indagini delegate dalla Procura di Roma agli specialisti del Nucleo di Polizia Economico-Finanziaria, dopo la richiesta di assistenza giudiziaria formulata dal Promotore di Giustizia dello Stato della Città del Vaticano, è stato ricostruito come una parte dei 15 milioni, bonificata a due società inglesi dell’imprenditore molisano, sia stata impiegata per l’acquisto di azioni di società quotate nella borsa italiana – per un importo di oltre 4,5 milioni di euro, che gli ha consentito, dopo pochi mesi, di conseguire un guadagno di oltre 750.000 euro – e per ripianare il debito di 670.000 euro di altre due aziende allo stesso riferibili.

Dalle indagini è stato accertato anche un giro di false fatturazioni – non collegato all’operazione immobiliare londinese – realizzato da Torzi insieme con Capizzi e ai commercialisti di riferimento del gruppo di imprese italiane ed estere riconducibili al broker, Camalò e Del Sette, senza alcuna giustificazione commerciale e al solo scopo di frodare il Fisco.

“Appare evidente che Gianluigi Torzi, con la collaborazione attiva di prestanome e di tecnici di fiducia, si serva di numerose società, operanti anche all’estero, come schermo per la propria attività imprenditoriale, in gran parte basata sull’elusione fiscale, provvedendo al reimpiego dei proventi illeciti in speculazioni finanziarie” scrive il gip di Roma Corrado Cappiello nell’ordinanza di misura cautelare con cui ha disposto l’arresto per il broker Torzi.

“Ciò posto – si legge - deve ritenersi assolutamente concreto ed attuale il pericolo di reiterazione di delitti della stessa specie di quelli per cui si procede da parte degli indagati, tenuto conto della natura non occasionale dei reati contestati”.

ECCO COME E' NATA L'INCHIESTA

Ecco come è nata l'inchiesta che ha portato all'emissione di una ordinanza di custodia cautelare per Torzi. Leggendo l'ordinanza di custodia cautelare si legge che tutto nasce "da una richiesta di assistenza giudiziaria del Promotore di Giustizia dello Stato della Città del Vaticano per reati commessi da vari pubblici ufficiali che avrebbero distratto somme di denaro gestite dalla Segreteria di Stato, consentendone il reimpiego per finalità speculative anche in Italia da parte di soggetti estranei al Vaticano, tra cui Torzi Gianluigi". Nello specifico, scrive il gip, "la predetta indagine è scaturita da una denuncia del Direttore Generale dell’istituto per le Opere di Religione, a seguito di una lettera presentata il 4.06.2019 dalla Segreteria di Stato L della Santa Sede, avente ad oggetto una richiesta di finanziamento, per un importo di 150 milioni di . 4# euro, motivata da non meglio precisate “ragioni istituzionali”: i successivi controlli - continua il gip - hanno evidenziato che la richiesta di finanziamento era prodromica all’estinzione, per il tramite dello studio legale inglese Mischon De Reya, di un mutuo acceso su di un immobile sito in Londra, 60 Sloane Avenue, di proprietà della società off-shore 60 SA Limited, acquistata in data 2.05.2019 dalla Segreteria di Stato e ceduta dalla società di diritto lussemburghese Gutt Sa".

E ancora: "Dagli accertamenti svolti dallo Ior - si legge nell'ordinanza - e dall’ufficio dei Revisore dei Conti è emerso che le acquisizioni di immobili a fini di investimento non possono essere compiute dalla Segreteria di Stato, essendo riservate all’Amministrazione del Patrimonio della Sede Apostolica: inoltre, l’investimento in questione non risulta in nessun documento ufficiale trasmesso dalla Segreteria di Stato al Consiglio dell’Economia e, comunque, la Segreteria di Stato non può impiegare in operazioni ad elevato rischio finanziario i fondi ricevuti per finalità benefiche (Fondo Obolo e fondi Intitolati)".

L'ORDINANZA

"Dall'analisi delle conversazioni whatsapp e delle e-mail presenti nei telefoni cellulari" sequestrati a Gianluigi Torzi in occasione del suo arresto da parte dell'autorità giudiziaria vaticana, la Guardia di Finanza "ha ricostruito un'ulteriore vicenda illecita, relativa all'emissione e all'annotazione di fatture per operazioni inesistenti" si legge nell'ordinanza.

"L'analisi delle movimentazioni bancarie ha evidenziato come le provviste finanziarie sono state impiegate da Gianluigi Torzi, da un lato, per ripianare esposizioni debitorie gravanti su due società italiane a lui riconducibili (Set s.r.l. e Ladhi s.r.l.), dall’altro, per la compravendita di strumenti finanziari dematerializzati riferibili a tre società quotate nella Borsa Italiana" scrive il gip di Roma.

"Allarmante - scrive il gip - è la facilità con cui Gianluigi Torzi ed i suoi collaboratori siano riusciti a organizzare le operazioni fraudolente, individuando e sostituendo in brevissimo tempo le società da utilizzare per l’emissione e l’utilizzo delle fatture false, necessarie per riscuotere un cospicuo credito personale, celato da fittizi contratti di consulenza, predisposti all’uopo da professionisti, anche attraverso la falsa retrodatazione della variazione del codice Ateco".

"Analogamente a dirsi per la rapidità di reinvestimento in Italia degli ingenti (15 milioni di euro) proventi illeciti delle condotte perpetrate da Torzi ai danni della Segreteria di Stato - sottolinea il giudice - Pertanto, anche in ragione della protrazione nel tempo delle diverse condotte, deve ritenersi che i gravi reati in contestazione non siano il frutto di circostanze occasionali o sporadiche, ma di una vera e propria strategia economica tesa a frodare il Fisco attraverso collegamenti societari, schermi giuridici e specifiche collaborazioni professionali".

“Oltre al procedimento penale pendente presso lo Stato della Città del Vaticano nel quale è stato recentemente tratto in arresto, Gianluigi Torzi, gravato da precedenti di polizia per abusiva attività finanziaria, truffa, emissione ed utilizzo di fatture per operazioni inesistenti, è indagato anche per fatti di bancarotta fraudolenta, propria ed impropria, nell’ambito del gruppo Tag Comunicazioni” scrive il gip di Roma nell’ordinanza di misura cautelare con cui ha disposto l’arresto per Torzi.

“Pertanto, nei confronti di Gianluigi Torzi, tenuto conto della gravità dei fatti, del ruolo rivestito dallo stesso, nonché delle pendenze a suo carico, è assolutamente necessaria l’adozione della misura custodiale sollecitata dal pm, stante la palese inadeguatezza di altre più gradate: in particolare – si legge nell’ordinanza - appare evidente che l’indagato, anche in caso di sottoposizione agli arresti domiciliari, possa perpetrare ulteriori analoghe condotte delittuose, seguendo i medesimi schemi oramai collaudati e continuando a servirsi di prestanomi e di professionisti anche per inquinare l’attività di ricerca delle prove (di tipo prettamente documentale)”.

LA DIFESA DI TORZI

"Impugneremo questo provvedimento davanti al Riesame". A dirlo all’Adnkronos l’avvocato Marco Franco, difensore del broker Gianluigi Torzi. "Sono sconcertato dalla lettura del provvedimento del gip di Roma. Mi sembra la sintesi ancora più inconsistente della tesi Vaticana, già fatta a pezzi dal primo giudice che ha avuto occasione di esaminare gli atti, cioè quello inglese", sottolinea il penalista.

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