Il 46% pensa di rimandare la vaccinazione "in attesa di un prodotto ritenuto 'migliore'", rileva una ricerca di EngageMinds Hub
Più di un italiano su tre teme gli effetti avversi dei vaccini anti-Covid-19, per la precisione il 37%. Lo scorso maggio era il 7%. Negli ultimi mesi, inoltre, è diminuita la percentuale degli italiani fiduciosi nella capacità del vaccino di risolvere la situazione di emergenza, passata dal 64% di maggio al 59% di oggi. Solo 4 su 10 oggi dichiarano di sentirsi più ottimisti e più sicuri grazie alla campagna vaccinale in corso. In molti si dicono ancora spaventati e fatalisti per la pandemia ed esprimono scetticismo per i continui rallentamenti e ostacoli nel percorso vaccinale. Quasi la metà, il 46%, pensa di rimandare la vaccinazione.
Questa la fotografia emersa dall’indagine di EngageMinds Hub, il Centro di ricerca dell’Università Cattolica, campus di Cremona, realizzata dalla direttrice Guendalina Graffigna, insieme a Serena Barello, Lorenzo Palamenghi, Mariarosaria Savarese e Greta Castellini. E' stato coinvolto un campione di oltre 5.000 italiani, rappresentativo della popolazione per sesso, età, appartenenza geografica e occupazione.
L'allarme su AstraZeneca ha avuto il suo impatto. "Più che aver spostato le intenzioni astratte verso la vaccinazione, i recenti fatti di cronaca legati al vaccino AstraZeneca hanno portato gli italiani a fare i conti con una difficile equazione psicologica tra costi e benefici del vaccino - spiega Graffigna, ordinario di Psicologia dei consumi e della salute all’Università Cattolica e direttrice dell’EngageMinds Hub - una bilancia decisionale tutt’altro che razionale, in cui le ragioni della scienza sembrano scontrarsi, o mischiarsi, con le valutazioni idiosincratiche e psicologiche dei cittadini".
Ecco che "se in termini generali gli italiani mostrano una buona attitudine verso la proposta vaccinale - afferma Graffigna - sul piano comportamentale l’evento legato al vaccino AstraZeneca sembra aver complicato il processo decisionale: a farsi strada in ben il 46% del campione (e la percentuale rimane costante anche tra i 'pro vax') è l’idea di procrastinare l’adesione alla campagna vaccinale sino a quando non sarà disponibile un vaccino ritenuto 'migliore'. Inoltre, il 30% ritiene che ci siano vaccini di 'serie A' e vaccini di 'serie B', e mostra perplessità sul piano vaccinale basato su AstraZeneca".
Non solo. Le notizie diffuse nei giorni scorsi hanno ulteriormente polarizzato le posizioni tra strenui sostenitori della vaccinazione e no-vax. Coloro che si dichiarano per principio pronti a vaccinarsi e a difendere il valore dei vaccini in generale - rileva la ricerca - sono in netto aumento rispetto a maggio: oggi ammontano a un 41%, erano il 21%. A questi si aggiungono un 7% di già vaccinati e un 21% che ritiene probabile vaccinarsi.
Al polo opposto ci sono i cosiddetti 'no vax', che da sempre si dichiarano contrari e sospettosi verso le vaccinazioni. Dai dati emerge uno zoccolo duro che ammonta al 13% di cittadini e che rimane tendenzialmente costante con il passare dei mesi. Ad assottigliarsi nel tempo è la fetta degli indecisi, che oggi è scesa al 18%.