Si profilano nuove difficoltà per le aziende italiane, soprattutto per quelle piccole e medie, e non solo per questioni di approvvigionamento o di costo dell'energia legate all'invasione dell'Ucraina da parte della Russia. Questa volta infatti il problema segue una logica inversa: il fenomeno è quello di lavoratori ucraini che lasciano l’Italia per rispondere alla leva militare obbligatoria di tutti i maschi adulti dai 18 ai 60 anni. A segnalarlo, a quanto si apprende, è Alleanza Coop che ne ha fatto partecipe anche la Task force messa al lavoro dal ministro dello Sviluppo Giancarlo Giorgetti. Mano d'opera, spiegano, spesso anche molto qualificata di cui l'azienda non intende fare a meno.
Il punto però è anche un altro: che i sindacati hanno chiesto ai datori di lavoro, in gran parte pmi legate all'edilizia, di considerare formalmente queste assenze come “non retribuite” ma con “diritto alla conservazione del posto di lavoro”. Un escamotage che sul breve periodo sarebbe anche fattibile per le imprese ma che su tempi più lunghi, come quelli che attualmente si prospettano, dicono le cooperative, "potrebbe causare problemi di organizzazione della produzione all’interno delle aziende". Il tema è dibattuto nel mondo sindacale ma anche in quello imprenditoriale alla ricerca di una soluzione.
L'Italia d'altra parte è il paese in Europa con il più alto tasso di presenza di cittadini ucraini: su circa 800 mila ucraini residenti nella Ue a 27, oltre un quarto si trova nel nostro Paese. E con la guerra il numero sale di altri 50mila cittadini; tanti infatti, stanno trovando ospitalità in Italia soprattutto donne e bambini già molto presenti in Italia, circa 177mila, il 37% di tutte le donne ucraine in Europa come spiegano gli ultimi dati Eurostat. Per gli uomini, invece, il tasso di occupazione è del 59,9%, inferiore a quello degli italiani (67,3%) e degli stranieri in Italia (74%).