I professionisti disponibili a collaborare con le diverse organizzazioni coinvolte nell'emergenza
"I tragici avvenimenti di queste settimane stanno già facendo arrivare nel nostro Paese centinaia di migliaia di rifugiati, per lo più donne e bambini visto che quasi tutti gli uomini sono obbligati a non lasciare l'Ucraina quale riservisti. E nessuno può immaginare quale sarà il numero finale in ingresso. È dunque evidente che sorgono tante necessità per chi deve lasciare il proprio Paese all'improvviso". Così, intervistata da Adnkronos/Labitalia, Marina Calderone, presidente del Consiglio nazionale dell'ordine dei consulenti del lavoro, che in una lettera inviata al ministro dell’Interno, Luciana Lamorgese, ha espresso la disponibilità della categoria a collaborare con le Prefetture e le altre istituzioni coinvolte nella gestione della crisi per ciò che riguarda le procedure amministrative legate al rilascio dei permessi di soggiorno e per ogni altra attività amministrativa collegata, in favore dei cittadini ucraini che varcheranno i confini nazionali, e per l’attuazione di misure di politiche attive per il loro collocamento nel mercato del lavoro italiano.
I consulenti del lavoro, quindi sono pronti a fare la loro parte. "Così abbiamo ritenuto opportuno attivarci, così come hanno fatto altre professioni (ndr, avvocati e notai ad esempio), per offrire la nostra professionalità in assistenza ai rifugiati", sottolinea Calderone.
Quello che serve, rimarca Calderone, è agire subito. "I nostri consigli provinciali, in raccordo con le Prefetture, stanno ricevendo la disponibilità di colleghi volontari, che daranno consigli e spiegazioni a chi avrà necessità di svolgere pratiche amministrative relative al nostro ambito professionale", continua.
Secondo Calderone "messuno può prevedere quanto durerà questo conflitto e come si svilupperà. L'auspicio di tutti non può che andare nella direzione di una conclusione immediata. Ma comunque sarà impossibile pensare a un ritorno in Patria in tempi rapidi per i rifugiati. Per questo pensiamo di poter essere utili anche per la valutazione di opportunità di lavoro, necessarie per creare condizioni di sostentamento di lungo periodo. In questo saremo attivissimi sul territorio, vista la capillarità della presenza tramite la nostra agenzia per il lavoro, la Fondazione Consulenti per il Lavoro e i colleghi delegati", ribadisce Calderone.
E Calderone continua sottolineando anche che gli ordini professionali si attivano per casi di emergenza sociale come nel caso della guerra in Ucraina "per molteplici sfaccettature. La prima è di carattere generale e inserisce al ruolo sociale dello ordini professionali, che assegna a ogni professione un ambito di competenza sociale da presidiare. In questa situazione particolare si sta realizzando una presenza massiccia e capillare di donne e bambini nel nostro Paese. Dare loro assistenza non significa fare scelte di campo tra torti e ragioni. Noi operiamo da enti di diritto pubblico quali siamo".
"Poi sappiamo che esistono nel mondo -continua Calderone- molte guerre e in quanto tale tutte deprecabili. Ma sono eventi bellici che non hanno sull'Italia un impatto immediato come questa. Dare assistenza per il permesso di soggiorno non significa condannare o appoggiare una delle tante parti in causa".
"Significa solo dare sostegno all'accoglienza con ciò che sappiamo fare, perché la nostra intera società sarà coinvolta visti i numeri clamorosi in arrivo. Le guerre sono tutte deprecabili ma questa ha effetti migratori imponenti che ci riguardano da vicino. Per umanità, per il nostro essere operatori sociali ci mettiamo volontariamente a disposizione delle istituzioni. Noi non facciamo politica. La sofferenza è sofferenza. Non la etichettiamo", conclude Calderone.