L'azzurra lascia il ring nel match contro l'algerina, ammessa ai Giochi dopo l'esclusione ai Mondiali 2023 per livelli elevati di testosterone
Angela Carini abbandona il match di boxe contro l'algerina Imane Khelif alle Olimpiadi di Parigi 2024. La sfida di oggi 1 agosto, valida per gli ottavi di finale della categoria -66 kg, dura pochi secondi. L'azzurra, dopo un paio di scambi, torna al proprio angolo per farsi sistemare il caschetto. Vengono scambiati pochi colpi, Carini incassa un destro violento e torna di nuovo nel proprio corner: scuote la testa, si fa sfilare il caschetto e si ritira.
Dopo l'annuncio del verdetto, Carini non risponde al gesto di saluto dell'avversaria, poi in lacrime crolla a terra in ginocchio, mentre Khelif saluta l'angolo dell'azzurra.
"Io non sono nessuno per giudicare questo match. Per me va bene così, io sono salita sul ring, l'ho fatto per mio padre, fino all'ultimo, poi scusatemi ma io ci ho messo tutta me stessa", dice in lacrime Carini ai microfoni della Rai. "Ero salita sul ring per combattere. Non mi sono arresa, ma un pugno mi ha fatto troppo male e ho detto basta".
"Sono stati i colpi a farmi decidere di smettere. Io sono sempre andata oltre le polemiche. Mi sono fermata perché ho sentito un forte dolore al naso. Il secondo colpo l'ho sentito fortissimo, ho capito che se non mi fossi fermata da sola avrei potuto farmi davvero male. Mi sono detta che era meglio essere consapevole, matura. Non mi importa di nulla quando combatto, mi sono fermata per il dolore al naso. Alla fine, mi sono inginocchiata per mio padre", scomparso dopo le Olimpiadi di Tokyo. "Ho detto 'papà scusami, non ce l'ho fatta'".
Il match è stato preceduto da discussioni e polemiche legate alla presenza dell'atleta africana in una competizione femminile. Khelif lo scorso anno è stata esclusa dai Mondiali, organizzati dall'International Boxing Association, per i livelli elevati di testosterone. Il Cio, che non riconosce l'IBA, ha reso noto che tutte le atlete iscritte ai Giochi rispettano i requisiti.
"Ogni persona ha il diritto di praticare sport senza discriminazioni" scrive il Cio in una nota difendendo ancora una volta la scelta di consentire a Imane Khelif e Lin Yu-ting di partecipare ai Giochi. "Tutti gli atleti che partecipano al torneo di pugilato dei Giochi Olimpici di Parigi 2024 rispettano i regolamenti di ammissibilità e di iscrizione della competizione, nonché tutti i regolamenti medici applicabili stabiliti dalla Paris 2024 Boxing Unit. Come per le precedenti competizioni olimpiche di pugilato, il sesso e l'età degli atleti si basano sul loro passaporto".
"La PBU ha utilizzato le regole di boxe di Tokyo 2020 come base per sviluppare i suoi regolamenti per Parigi 2024. Ciò per ridurre al minimo l'impatto sulla preparazione degli atleti e garantire la coerenza tra i Giochi olimpici. Queste regole di Tokyo 2020 si basavano sulle regole post-Rio 2016, che erano in vigore prima della sospensione della Federazione internazionale di boxe da parte del Cio nel 2019 e del successivo ritiro del suo riconoscimento nel 2023. Abbiamo visto nei resoconti informazioni fuorvianti su due atlete donne che gareggiano alle Olimpiadi di Parigi 2024. Le due atlete gareggiano da molti anni in competizioni internazionali di pugilato nella categoria femminile, tra cui le Olimpiadi di Tokyo 2020, i Campionati del mondo dell'International Boxing Association (IBA) e i tornei sanzionati dall'Iba. Questi due atleti sono stati vittime di una decisione improvvisa e arbitraria da parte dell'IBA. Verso la fine dei Campionati mondiali IBA del 2023, sono stati improvvisamente squalificati senza alcun giusto processo", ha aggiunto il Cio.
"Secondo i verbali dell'IBA disponibili sul loro sito web, questa decisione è stata inizialmente presa solo dal Segretario generale e dall'Amministratore delegato dell'IBA. Il Consiglio direttivo dell'IBA l'ha ratificata solo in seguito e solo in seguito ha richiesto che una procedura da seguire in casi simili in futuro fosse stabilita e riflessa nei Regolamenti IBA. I verbali affermano anche che l'IBA dovrebbe "stabilire una procedura chiara sui test di genere". L'attuale aggressione contro questi due atleti si basa interamente su questa decisione arbitraria, presa senza alcuna procedura adeguata, soprattutto considerando che questi atleti gareggiavano ad alti livelli da molti anni. Un simile approccio è contrario alla buona governance. Le regole di ammissibilità non devono essere modificate durante la competizione in corso e qualsiasi modifica alle regole deve seguire le procedure appropriate e basarsi su prove scientifiche", ha proseguito il Cio che "si impegna a proteggere i diritti umani di tutti gli atleti che partecipano ai Giochi Olimpici, come da Carta Olimpica, Codice Etico del CIO e Quadro Strategico del CIO sui Diritti Umani. Il CIO è addolorato per gli abusi che i due atleti stanno attualmente subendo".
Anche il Comitato Olimpico algerino (Coa) ha condannato quelli che ha definito "attacchi immorali" contro Khelif. In una nota diffusa poco prima del match valido per la categoria 66 kg, il Coa ha denunciato "con la massima fermezza gli attacchi maligni e immorali diretti contro la nostra illustre atleta, Imane Khelif, da parte di alcuni media stranieri". Il Comitato algerino ha bollato le accuse rivolte alla boxer "bugie completamente ingiuste". "Siamo tutti con te, Imane - ha aggiunto - L'intera nazione ti sostiene".