
Nonostante il ricorso pendente al Consiglio di Stato, l'amministrazione comunale ha bandito la gara pubblica per le prossime 3 edizioni
Il Comune di Sanremo vara la gara per l'organizzazione del Festival della Canzone Italiana. Nonostante il ricorso pendente al Consiglio di Stato contro la sentenza del Tar Liguria che ha bocciato la convenzione diretta con la Rai, l'amministrazione comunale ha bandito una gara pubblica per le edizioni 2026, 2027 e 2028, con possibilità di proroga biennale.
Una gara che aprirebbe una nuova era per la kermesse canora, aprendo le porte a un ventaglio più ampio di potenziali organizzatori del festival. La delibera del Comune, approvata a un solo mese dal grande successo di Sanremo 2025, ha provocato un certo risentimento in Rai, dove ai piani alti non è passata inosservata la posizione contraddittoria del Comune, visto che da un lato ha annunciato ricorso contro la sentenza del Tar e dall'altro si è uniformato alla sentenza bandendo la gara. Da canto suo il comune fa notare che i tempi stretti per l'organizzazione di un evento così complesso, hanno portato alla decisione di procedere con il bando, indipendentemente dall'esito del ricorso al Consiglio di Stato, e che nei prossimi giorni saranno definite le tempistiche per la presentazione delle offerte.
Ma cosa dice il bando definito dalla delibera comunale? La manifestazione di interesse è rivolta a "operatori economici fornitori di servizi di media audiovisivi a diffusione nazionale in chiaro, titolari di un canale generalista nazionale e con dimostrate capacità di organizzazione di eventi di particolare rilevanza". Un requisito che, pur non escludendo la Rai, apre la possibilità ad altre emittenti nazionali di candidarsi.
Sul piano economico, il Comune alza la posta e chiede in cambio un corrispettivo non inferiore a 6,5 milioni di euro l'anno – un incremento sensibile rispetto ai 5 milioni dell'ultimo accordo – più l'1% degli introiti pubblicitari legati al marchio del Festival. Inoltre, il partner dovrà trasmettere 'Sanremoinfiore' (la sfilata di carri allegorici realizzati con i fiori da comuni della provincia di Imperia che si tiene ogni anno a marzo) e un altro evento a scelta dell'amministrazione, oltre a produrre due spettacoli in diretta, di cui uno in estate.
Tra i requisiti richiesti, anche la garanzia di partecipazione per i due vincitori di Area Sanremo e dell'Orchestra Sinfonica e l'organizzazione di un evento per la posa, in via Matteotti, della targa del vincitore di ogni edizione del Festival della Canzone Italiana. Il Comune manterrà inoltre il controllo sulla scelta della sede dell'evento e si farà carico dei costi d'affitto (circa 2 milioni di euro l'anno per l'Ariston). Tutti gli altri costi, incluso un palco esterno con artisti del Festival o ospiti di pari livello, saranno a carico del partner. La procedura si articolerà in due fasi: una prima fase selettiva, basata sulla valutazione dei progetti presentati, e una seconda fase negoziale con il partner selezionato. Tra gli elementi di valutazione: la qualità artistica, la coerenza con la storia del Festival, la capacità di valorizzare la kermesse, il marchio, il territorio e il ritorno promozionale per Sanremo, la sua produzione floricola e il Casinò.
Il festival di Sanremo "non è più sostenibile dal punto di vista economico per le aziende". Così il ceo di Fimi, Enzo Mazza, commenta all'Adnkronos il bando di gara indetto dal Comune di Sanremo. In particolare il ceo dei discografici sottolinea l'urgenza di affrontare il problema dei costi prima di ogni altra pianificazione e aggiunge: "Ci preme ricordare che, chiunque si presentasse, deve prevedere assolutamente un raddoppio dei rimborsi per le case discografiche".
Attualmente, le case discografiche ricevono un rimborso di 62.000 euro per artista, più 3.000 euro per ogni membro aggiuntivo in caso di duo o band. Tuttavia, Mazza riferisce che la spesa media sostenuta dalle etichette si aggira tra i 120.000 e i 150.000 euro per artista. A questo si aggiunge il costo elevato della serata dei duetti (cover), definita da Mazza "puro spettacolo, senza alcun ritorno discografico", per la quale il rimborso per gli artisti ospiti è di soli 3.000 euro. Considerando l'andamento delle spese degli ultimi anni, Mazza ritiene che il rimborso per le case discografiche dovrebbe essere raddoppiato.