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Marco Masini: "'Bella stronza' immortale. Fedez? Ci rivedrete sul palco" - Video

Il cantautore toscano celebra 35 anni di carriera con un tour in partenza a luglio e parla a ruota libera di giovani artisti, calcio e di un brano che forse avrebbe fatto in modo diverso

Marco Masini
Marco Masini
21 marzo 2025 | 10.53
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Marco Masini mette il cuore in tutto quello che fa. 60 anni portati alla grande, il cantautore toscano si prepara a festeggiare quest’anno il suo percorso musicale artistico ma anche i 35 anni dell’album di debutto ‘Marco Masini’ e i 30 del disco ‘Il cielo della vergine’. Da luglio a dicembre condividerà con il pubblico il suo repertorio nel tour ‘Ci vorrebbe ancora il mare’, con tappe in tutta Italia, oltre alle tre date evento nei grandi palazzetti, il 18 ottobre al Palazzo dello Sport di Roma, il 24 ottobre all’Unipol Forum di Milano e il 25 ottobre al Nelson Mandela Forum di Firenze. L'anno per lui è iniziato nel migliore dei modi: all'ultimo progetto discografico '10 Amori', uscito il 4 ottobre scorso, è seguito il successo dell’esibizione a Sanremo insieme a Fedez, nella serata delle cover, con ‘Bella stronza’, brano cult degli anni ’90, che racconta il dolore di un uomo tradito e tra le sue canzoni più celebri e controverse, rivisitata per l’occasione. Occhiali da sole, lunga barba e tatuaggi che spuntano dalla camicia, Masini si racconta in un'intervista all'AdnKronos.

Il 2025 è un anno importante per te e ti prepari a tornare live in tutta Italia. Come ti prepari a celebrare questi anniversari?

“Mi sento molto curioso di affrontare questo nuovo viaggio, un bel viaggio. C’è gente nuova che si è aggiunta, ragazzi giovani, conosciuti anche grazie al progetto con Fedez e tante cose che mi incuriosiscono e mi stimolano a preparare qualcosa di importante e diverso per lo spettacolo. Il mio obiettivo è riportare tutti indietro attraverso la tecnologia. Credo si possa creare qualcosa di unico che allarga il raggio di azione emotivo. Sul palco vorrei mantenere le tonalità e gli arrangiamenti originali e mi piacerebbe tornare indietro con la mentalità di chi è andato avanti”.

Cosa vedremo sul palco, saranno presenti degli ospiti?

"Ci sarà mia cugina, perché glielo prometto da una vita (sorride). Non escludo che ci sarà Fedez a cantare ‘Bella stronza’ con me, come io andrò da lui a cantarla. E non escludo che dopo le prove dello spettacolo mi venga voglia di chiamare qualcun altro. Vedremo".

Sei reduce dall’esperienza a Sanremo, c’è qualcosa della collaborazione con Fedez che non sappiamo? Un aneddoto che vuoi raccontare?

"È stato un bellissimo, un incontro empatico, fatto di emozioni. C’è stata anche la gratificazione, per me, di aver scritto trent'anni fa una canzone che oggi appartiene a un ragazzo giovane come Federico e a tantissimi altri ragazzi, perché abbiamo incontrato il gradimento di tanti ventenni. Questo mi fa capire che abbiamo scritto qualcosa che ha toccato luoghi comuni e vari periodi storici. Forse perché i sentimenti sono immortali, forse perché l'amore, alla fine, nonostante tutto cambi, si presenta sempre puntuale, con tutte le sue facce belle e brutte. Per il resto, è stato un incontro che mi ha lasciato tantissimo a livello musicale e professionale: abbiamo lavorato con FT Kings, un ragazzo del 2003, produttore di Simba LaRue e Baby Gang e fatto una produzione che si basa su questi tre mondi completamente lontani, coniugati e messi insieme, che hanno portato a un solo risultato, creando un'emozione e una storia nuova. Quanto agli aneddoti di Sanremo, ce ne sono tanti ma posso raccontarne uno: cinque minuti prima di salire sul palco, per dare tranquillità e serenità, mi sono messo a parlare del Milan con Federico mentre si stava provando il pezzo, per distrarlo da questa tensione. E tensione ce n'è stata tanta in quei giorni, perché comunque sono uscite tante cose intorno a questo brano che riguardavano direttamente Federico, la canzone, e me. Credo che poi alla fine la musica sia quella che determina il risultato finale. La canzone credo sia venuta bene e lo dimostra il fatto che, dopo aver finito di cantare, tutte le polemiche sono state messe a tacere, e quindi di conseguenza credo che la musica abbia vinto su tutto".

‘Bella stronza’ è una canzone che secondo te, se dovessi scrivere e pubblicare oggi, incontrerebbe degli ostacoli per il testo e il politicamente corretto o pensi che troverebbe comunque una sua strada?

"Non lo so, io sono convinto che quando una canzone deve arrivare alla gente arriva. Oggi il modo per comunicare è diverso rispetto al passato. Per far conoscere ‘Bella stronza’ alla gente siamo dovuti passare dalle radio, dalla casa discografica, dai media. Oggi la metti su TikTok e si diffonde subito, ci sono più possibilità".

Hai parlato dei giovani, come ti relazioni oggi con le nuove generazioni?

"Benissimo, io adoro i giovani, in qualsiasi settore. Anche nel calcio, quando vedo giocare un giovane della Primavera, sono l'uomo più felice del mondo, vorrei che la mia squadra avesse un'età media di 19 anni. Il giovane è il nostro futuro, rappresenta le nostre vittorie e potrebbe vendicare i nostri fallimenti. Quando lavoro con loro imparo tantissimo, è chiaro che poi magari il giovane mi possa chiedere dei consigli, e avendo un po' di anni sulle spalle mi piace darglieli ma con il giovane c'è un modo fatto di scoperte, curiosità, linguaggi nuovi".

In ‘Vaffanculo’ trent'anni fa hai parlato dell’industria discografica come di una 'fossa di serpenti'. Come è cambiata la musica italiana e come la reputi oggi?

"Io mi meraviglio, a volte, quando si dice che il cantautorato è tornato. Per me non è mai morto. Mahmood scrive da sé i pezzi, così come Blanco e ci sono tantissimi artisti che hanno continuato, negli anni, a fare cantautorato, ovviamente in maniera diversa rispetto agli anni Settanta, Ottanta e Novanta. Ma il cantautorato in Italia ha sempre funzionato e considero i nuovi cantautori italiani molto bravi. Poi il genere che si fa è diverso. La trap è una cosa, il pop e l'indie un'altra. Oggi la musica è influenzata anche da quello che succede nel mondo e con la tecnologia le possibilità sono infinite. E' quello che sognavamo noi in quegli anni".

Parlando di cantautorato, ci sono dei cantautori attuali che ti piacciono, che ti influenzano e altri del passato che hanno avuto un ruolo importante nella tua storia musicale?

"Del passato per me ci sono tre punti di riferimento importanti: Lucio Battisti, Claudio Baglioni e Ivan Graziani. Quest'ultimo mi ha suscitato delle grandi emozioni, mentre Baglioni e Battisti erano sicuramente più pop, avevano un tipo di melodia diversa e più vicina al tipo di bel canto che a me piace e che ho sempre ammirato e cercato di fare. Oggi mi piacciono molto Ultimo, Irama e Lazza, che scrivono molto bene e nel penultimo album di Mahmood ho apprezzato alcune cose molto belle".

Ci sono delle canzoni del tuo repertorio alle quali sei più affezionato e altre che ti fanno dire ‘ma chi me l’ha fatta fare’?

"Le canzoni belle e le canzoni brutte le scriviamo tutti e quando ne fai tante è chiaro che siano più quelle brutte che quelle belle. Effettivamente, a volte con Giancarlo Bigazzi e Beppe Dati abbiamo messo qualcosa nell'album per riempirlo un po', perché dovevamo consegnare e fare in fretta e poi invece capisci che se quel pezzo non ci fosse stato sarebbe stato uguale. 'Il morbo di Beautiful' è carino e simpatico ma sicuramente facemmo un po' in fretta e furia".

E la cover di 'Nothing Else Matters' dei Metallica la rifaresti?

"Sì, la rifarei perché i Metallica mi piacciono tantissimo. Capisco che per i loro fan Masini che rifà un pezzo dei Metallica sia una cosa da non ascoltare e invito ovviamente i fan dei Metallica a non ascoltarla ma vi garantisco che realizzare in studio una delle loro canzoni migliori per noi è stato la cosa più bella. Come è stato bello fargliela ascoltare. Ci hanno fatto i complimenti e ci hanno dato il benestare per poterla pubblicare. E’ stata per me una grande soddisfazione".

A un certo momento della tua carriera è stato accostato il tuo nome alla sfortuna. Come hai affrontato questa situazione, ti sei fatto un’idea su chi abbia mandato in giro per tanti anni questa voce?

"Succede in tutti i settori, sono cose che avvengono e devi saperle affrontare, restando tranquillo e cercando di fare il tuo lavoro e di trovare dentro di te quell’errore che può averlo innescato. Cerchi sempre dentro di te le risposte, senza mai dare la colpa agli altri. Io credo che si possa diventare artefici del proprio destino e capaci di guidare la propria barca con lucidità e con pazienza. Quando ci facciamo prendere dall'ansia e dalla paura rischiamo di affogare".

C'è una situazione nella tua vita che ti ha fatto dire ‘che sfiga’ e che però hai affrontato col sorriso, uscendone a testa alta?

"Io credo che i momenti più dolorosi della vita siano quelli che ti rafforzano. Lì per lì non te ne accorgi ma dopo un po' di tempo si capisce. Non è possibile essere così veggenti da anticipare la vita, lo si può fare con saggezza, consapevolezza e maturità ma tutti i momenti che ti hanno fatto pensare di aver avuto sfortuna si possono usare per rovesciare completamente la frittata e usarli a tuo favore".

Da grande fan della Fiorentina come ti senti dopo il 3-0 contro la Juve?

"Mah, quando si vince è sempre meglio di quando si perde, però mi ha fatto più male il 2-0 in casa col Como, non perché ce l'abbia col Como, ma perché è una squadra che poteva essere alla nostra portata. Una squadra deve dimostrare continuità e essere in grado di poter lottare per un obiettivo. Con quella che abbiamo credo che l'obiettivo Europa possa essere alla nostra portata. La vittoria contro la Juve mi esalta ma non più di tanto, mi esalterebbe più continuare a vincere anche 1-0 almeno tre o quattro partite di fila, per cercare di entrare nelle prime sei. Non puoi vivere un campionato intero per battere la Juve, non serve a nulla, soprattutto una Juve che in questo momento è anche un po' in difficoltà e sta cercando una propria identità".

C’è una squadra o un calciatore, anche del passato, al quale vorresti dedicare una canzone?

"Sabato prossimo dedicherò ‘L'uomo volante’ a Giuseppe 'Pepito' Rossi, perché è stato per noi un grande giocatore. Un po’ sfortunato, purtroppo massacrato dagli infortuni, ma un grande campione, come la partita del 4-2 alla Juve con la sua tripletta dove rimontammo un 2-0. Sabato lo vedrò nella partita dell’addio al calcio a Firenze. Saremo in tanti e virtualmente gli dedicherò ‘L'uomo volante’". (di Federica Mochi)

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