
Il rapper all’Adnkronos: "Non scelgo io quando essere ispirato o quando mollare musica, è lei che sceglie"
"La regia è qualcosa a cui penso da tanti anni. Credo che recitare e provare 'il campo da gioco' sia importante per un regista: è come per l’allenatore di calcio, almeno una volta nella sua vita deve aver giocato a pallone. La mia intenzione è quella di stare dietro la macchina da presa e di scrivere delle storie". A dirlo all’Adnkronos è Salmo, che torna sullo schermo con la serie Sky Original 'Gangs of Milano' (dal 21 marzo su Sky e in streaming su Now), di cui è supervisore musicale e attore. "Non lascerò la musica - dice il rapper - anche perché non scelgo io. Non scelgo quando essere ispirato o quando mollare la musica, è lei che sceglie. Quando inizi un percorso non è che da un giorno all’altro dici 'ok, oggi smetto di fare musica'. Non lo farò mai, è impossibile", conclude.
"'Gangs of Milano' è una fotografia attuale e senza morale della Milano di oggi"., spiega all'Adnkronos Salmo, interprete di Snake, che ritorna da latitante nella Milano del Blocco: l'imponente complesso edilizio al centro della favola nera, iniziata con la serie 'Blocco 181', ambientata fra le comunità multietniche. Se da una parte c’è una periferia che pulsa e urla, dove il crimine sembra essere l’unica possibilità, dall’altra c’è la 'Milano bene' tra grattacieli scintillanti e drink sui rooftop dove la noia spinge le vite al limite. A rompere gli equilibri, in un crescendo di azione e tensione, c’è una nuova realtà, la Kasba, un collettivo giovane e caotico come la musica che produce, fra trap, drill e techno. I suoi giovanissimi membri (interpretati dai rapper emergenti Fahd Triki e Noè Nouh Batita) inseguono un sogno di libertà e amicizia che si scontra con la dura vita del Blocco. "La musica rap è il telegiornale della strada, lo è da sempre e continua ad esserlo. E questa è una cosa bella - riflette Salmo - non ci sono generi musicali che parlano in modo diretto alle persone con verità. E così fa anche la nostra nuova serie".
Alla regia degli 8 episodi c'è Ciro Visco, già dietro la macchina da presa già alla regia di 'Gomorra - La serie': "Il punto di partenza è stata la realtà e da un certo punto di vista considererei un pregio il fatto che ci sia in questo momento ridondanza nel mondo intorno a noi", dice all'Adnkronos il regista, che sottolinea come non ci sia "da parte nostra un intento pedagogico, non facciamo una morale e non abbiamo avuto la volontà di raccontare come funziona la criminalità a Milano dal punto di vista fenomenologico". Al contrario "a noi interessava raccontare che in una città che noi vediamo tra lustrini e paillettes e in trasformazione esistono anche delle realtà più nascoste che vivono e sopravvivono all'interno di un contesto che è perfetto solo all'apparenza". In questo racconto di emancipazione sentimentale, familiare, sessuale e criminale il pubblico ritrova i tre protagonisti conosciuti in 'Blocco 181': Bea (Laura Osma), Ludo (Alessandro Piavani) e Mahdi (Andrea Dodero) sono cambiati e separati, in questa nuova serie ricoprono dei ruoli che non hanno scelto, ma il legame che li unisce è ancora vivo. Mentre all'interno del Blocco prosegue la guerra per il potere.
"Raccontiamo una realtà e diamo voce a dei personaggi che in Italia di solito non ce l’hanno". E questa "è una responsabilità che da artisti dobbiamo prenderci", dice Piavani all'Adnkronos. Per l'attore una serie, un film o una canzone "non possono generare violenza, emulazione ed eroi sbagliati. Questi discorsi li trovo abbastanza incoerenti" perché "viviamo in una società in cui siamo circondati da una violenza peggiore di quella di 'Gangs of Milano' e lo vediamo sui social tra bombardamenti e genocidi". Questa serie non è la realtà "perché la realtà è peggiore". Il cinema, la musica e l’arte in generale "non incitano la violenza" al contrario "rivelano delle cose, ma non è il motore che fa partire il tutto", riflette Dodero. "Io non ho capito fino in fondo il valore del mio personaggio fino a quando una ragazza mi ha ringraziato perché sulla tv italiana c’è una voce latinoamericana. Per me è importante che chi guarda questa serie si veda rappresentato", conclude Laura. (di Lucrezia Leombruni)