
Il duo comico racconta all'Adnkronos il loro primo film 'E poi si vede': "Al centro i giovani tra lavori precari, raccomandazioni e posto fisso"
"La cosa che ci dà più fastidio? Sono i pregiudizi sul fatto che veniamo dal web". A dirlo sono i Sansoni, ospiti del nuovo episodio del vodcast dell'Adnkronos, disponibile in versione integrale sul sito www.adnkronos.com e sul canale YouTube dell'Adnkronos. Il duo comico 'made in Palermo', formato dai fratelli Fabrizio e Federico, debutta con il suo primo film 'E poi si vede', dal 27 febbraio nelle sale con Warner Bros. Pictures. Diretta da Giovanni Calvaruso e scritta dai Sansoni insieme a Fabrizio Testini, la pellicola racconta una generazione di giovani alle prese con la precarietà del lavoro, con il posto fisso e con le raccomandazioni attraverso tre ragazzi che competono per l'unico posto da impiegato nell’ufficio legale del Comune: Federico, laureato in giurisprudenza, ma solo per compiacere il padre consigliere, spera in una sua raccomandazione; Fabrizio, avvocato sulla carta ma non praticante nella vita, tenta di superare l’ennesima prova statale e Luca che da quando è nato ha avuto sempre la strada spianata. "Mostriamo con leggerezza quanto oggi sia difficile essere giovani. Siamo la generazione E, quella del 'E poi si vede': intanto accetto un lavoro a 400 euro al mese a nero, e poi si vede. Intanto faccio i concorsi per cose per cui non hai studiato e poi si vede. Con il passare del tempo quei 'e poi si vede' diventano più pesanti".
Il posto fisso "lo abbiamo sempre rifiutato", dicono Fabrizio e Federico, reduci dal successo del PrimaFestival a Sanremo, amatissimi sul web (collezionano milioni di visualizzazioni), in teatro con tour in tutta Italia e in tv grazie a Striscia la notizia. "Io l'ho avuto il posto fisso, facevo la guardia giurata a Milano davanti alle banche", ricorda Federico. Mentre Fabrizio era "la pecora nera della famiglia, ho seguito un corso di teatro". A sognare quel tanto agognato posto fisso era la loro famiglia: "Lo facevano per il nostro bene, perché loro sono cresciuti in una società in cui l'unica via era quella. Non bisogna biasimarli", infatti "nel film non cerchiamo di dare le colpe alle vecchie generazioni". Quello che vogliono i Sansoni, come tanti altri giovani "è un posto nella società".
All'inizio "io scrivevo per Fabrizio, essendo timido avevo paura di salire sul palco", poi "mio fratello ha comprato una telecamera e da lì abbiamo iniziato a fare dei video su YouTube". La loro vita è cambiata quando hanno ricevuto la chiamata dall'agente Niccolò Presta dell'Arcobaleno Tre: "Lui ha creduto in noi fin dall'inizio. E così mi sono licenziato e sono tornato a Palermo. Prima ho chiamato il mio vero datore di lavoro, e cioè mia madre, e le ho detto che mi licenziavo. Non mi ha parlato per tre mesi", scherza Federico. "Mamma e papà ci hanno sempre supportato, sono i nostri primi fan: mia madre dopo colazione si siede sul divano e inizia a mandare gli screenshot di quello che facciamo sui gruppi di famiglia oppure agli amici. Quando torniamo a Palermo e incontriamo qualcuno che conosciamo ci viene subito detto 'Non ci dite nulla perché vostra madre ci ha già informati".
Oggi "non è più difficile far ridere, l'errore sta nel cercare di razionalizzare la comicità o in generale cercare troppi schermi nei racconti. Quando si cerca di incasellare quelle che devono essere delle emozioni naturali è chiaro che non fa più ridere", riflettono i Sansoni. "Il problema è affiancare la risata al numero di like e visualizzazioni". Inseguire i numeri "ti fa credere di avere uno spessore, ma poi il pubblico si dimentica di te. Per esempio, Ficarra e Picone in 30 anni di carriera hanno saputo reinventarsi e creare degli stili nuovi, quando hanno iniziato non c'era il web. Per noi quello è un grande esempio". Per il duo "questo è il potere dell'arte".(di Loredana Errico e Lucrezia Leombruni)