
L'attore racconta all'Adnkronos il debutto da protagonista nel film 'La città proibita': "Il mio Marcello un modello di uomo diverso dal solito"
"Mi piacerebbe interpretare Adriano Celentano, mi dicono che assomiglio a lui da giovane. Sarebbe una sfida complicatissima, ma la farei. Lui faceva il romano nei film, perché io non posso fare Celentano?!". A dirlo è Enrico Borello, ospite del nuovo episodio del vodcast dell'Adnkronos, disponibile in versione integrale sul sito www.adnkronos.com e sul canale YouTube dell'Adnkronos. L'attore è attualmente nelle sale con 'La città proibita' di Gabriele Mainetti, che gli ha dato il suo primo ruolo da protagonista: "Ha puntato su di me e io gli sono grato". Quando "ci sono dei soldi di mezzo, si fa un po' faticare a dire 'ma sì, rischiamo'. Gabriele, invece, ha avuto un grande coraggio a puntare su un attore che non conosceva nessuno. La lotta è stata dura", ricorda Borello, che interpreta Marcello, un giovane cuoco di un ristorante nel quartiere Esquilino a Roma. Un giorno la sua vita viene stravolta dall'arrivo di Mei (interpretata dalla stuntwoman cinese Yaxi Liu), che dalla Cina atterra nella Capitale alla ricerca della sorella scomparsa. "Sul set io e Yaxi abbiamo lavorato con l'interprete e qualche volta con il traduttore, proprio come vediamo nel film. Ma alla fine noi ci capiamo sempre, anche se io non so il cinese e lei l'italiano".
Tra kung fu, scene d'azione girate a regola d'arte, piatti di pasta all'amatriciana mangiati con le bacchette e dramma, tra Marcello e Mei nasce una tenera storia d'amore. "Lui ha la capacità di condensare gli aspetti sensibili della vita", dice l'attore. Una sensibilità che esce fuori anche dal personaggio di Marcello: "È un modello di uomo diverso dal solito. La forza che esprime il mio personaggio non è legata alla violenza", ma "alla forza interiore, che passa attraverso l'accettazione delle proprie fragilità". Nel cinema "spesso vediamo la debolezza raccontata come forma di sottomissione", invece "Marcello riesce a rimanere forte esprimendo la sua vulnerabilità". Mainetti "ci teneva che il mio personaggio non avesse quel retaggio della forza attraverso i muscoli". Sul set de 'La città proibita' ha ritrovato Marco Giallini, con il quale ha lavorato nel film 'Il principe di Roma': "La prima volta che l'ho incontrato, non sono stato simpatico". Ma sul set di Mainetti qualcosa è cambiato: "Giallini per me è un maestro, è uno degli attori più forti in assoluto. È una rockstar, quando si muove davanti la macchina da prese ti vengono i peli dritti". Come Giallini, Enrico Borello è romano fino al midollo: "Io sono uno di quei romani che non se n'è mai andato da questa città, sono un grande amante della storia e delle radici. La mia famiglia conserva delle tradizioni abbastanza pittoresche, come la tombola romana, cantiamo stornelli e recitiamo detti antichi".
Dopo 'La città proibita', ad attendere Borello ci sono "due film in uscita, e un altro le cui riprese devono ancora partire", inoltre "tra pochi giorni ho dei provini importanti a cui tengo molto". Tra suoi piani "c'è anche una bella vacanza, o almeno lo spero". Alla domanda 'da quale regista speri di ricevere una chiamata', l'attore non ha dubbi: "Aspetto che mi chiami Gabriele Mainetti per organizzare un pranzo".(di Lucrezia Leombruni e Loredana Errico).