
Esce domani il suo nuovo album 'Le Macchine non possono pregare'
"Una canzone facile è un delitto”, un tradimento all’arte per compiacere il pubblico. “Un'opera non dovrebbe essere mai facile perché ciò che è facile lo sanno fare tutti". Ed è per questo che Anastasio ha scelto di fare di "testa sua". Dopo quasi cinque anni di lavoro, il rapper torna con 'Le Macchine Non Possono Pregare', il suo primo album con l'etichetta Woodworm, un'opera rap in 12 capitoli che, come lui stesso afferma, lo rappresenta al 100%. L'album, in uscita domani, è un racconto ricco di messaggi. “Spero sia avvincente”, racconta all’Adnkronos. “C'è la rivolta personale, la rivolta contro sé stessi la rivolta contro la società. La rivolta contro la storia. La rivolta armata. C'è qualsiasi cosa”. L'immaginario dell'album è ulteriormente arricchito da un fumetto, realizzato in sinergia con l'artista Arturo Lauria: una graphic novel pubblicata da Edizioni BD. “Il fumetto è la rappresentazione grafica dell'album, mentre l'album è la sua colonna sonora", spiega Anastasio.
L'artista si apre sulle difficoltà degli ultimi anni, menzionando figure come 'scienziati' e 'geometri' che rappresentano i limiti esterni e interni, la tendenza a "troppi discorsi inutili intorno alla musica" e a cercare ispirazione nei posti sbagliati. "Ho proposto canzoni di cui ero fierissimo, ma percepivo che erano troppo difficili, troppo lunghe, non adatte ai canoni", racconta. Ma per Anastasio "una canzone facile è un delitto". Da qui nasce la sua convinzione che la semplicità sia l'obiettivo da perseguire, ma non la banalità della facile soluzione: "Una cosa semplice non la sanno fare tutti. 'Una Cosa Semplice', che è anche il titolo del mio singolo, rappresenta proprio questa ricerca".
'Le Macchine Non Possono Pregare' è un disco nato "di testa sua", frutto di un confronto sano con i collaboratori, ma guidato dalla sua visione artistica. "Questo album mi rappresenta al 100%. L'ho scritto divertendomi, sono sicuro di ogni parola, dedicandogli tutto il tempo necessario e senza pressioni interne. Non rinnego i miei lavori precedenti, anzi, ci sono canzoni di cui vado fiero, ma devo ammettere che non li ho realizzati con la stessa serenità. Questo disco, invece, rappresenta esattamente quello che volevo fare fino in fondo".
Anastasio riflette anche sull'evoluzione del rap, che a suo avviso sta "stranamente maturando", uscendo da una perenne adolescenza per affrontare temi più maturi con un approccio diverso. “Ci sono poi le nuovissime generazioni di rapper che trovo molto interessanti. Portano freschezza e un nuovo approccio". E aggiunge: "Spesso mi viene chiesto cosa ne penso del genere, soprattutto perché in certi ambienti viene etichettato come dannoso e diseducativo. Il mio scopo, almeno per quanto mi riguarda, non è educare o diseducare. Se la mia musica ha un impatto positivo ne sono felice, ma sono anche pronto ad accettare il rischio di eventuali effetti negativi. Non è questo, comunque, il criterio che guida la mia scrittura”.
Riguardo a Sanremo, Anastasio ritiene che sia stato il Festival a cercare il rap e non viceversa: "Secondo me il rap prima ha ampliato il pubblico e poi è andato a Sanremo. Ha molto più da guadagnare Sanremo che i rapper da Sanremo". Ricorda positivamente la sua partecipazione nel 2020 e commenta l'edizione di quest'anno: "Mi è piaciuto. Sono arrivati dei bei segnali. Forse non mi ha fatto impazzire la poca varietà. Ho visto bella musica ma poche idee. Poi c'è chi si è distinto ed è stato premiato perché aveva realmente qualcosa da dire”.
In questi anni, però, non c’è stata solo la musica. L’anno scorso la laurea in Scienze agrarie, forestali e ambientali: “È stato bello. Ho chiuso un cerchio ma mettermi a studiare mi ha aiutato molto anche mettere ordine nella mia testa”. E dopo una parantesi milanese, Anastasio è tornato a vivere nella sua città natale, Meta di Sorrento. Prossima tappa? “Mi piacerebbe Roma, sicuramente è una città che mi sta chiamando”, conclude. di Loredana Errico