
"Erodiade" di Giovanni Testori andrà in scena il 25 e 26 marzo al Teatro Vascello di Roma
Dopo una carriera lunga e ricca di successi, l'attrice Francesca Benedetti annuncia il suo addio al palcoscenico con l'ultimo spettacolo "Erodiade" di Giovanni Testori, che andrà in scena il 25 e 26 marzo al Teatro Vascello di Roma. L'attrice, 89 anni, vincitrice del Premio Flaiano 2024, è una delle figure più apprezzate del teatro italiano. Ha conquistato il pubblico e la critica con la sua straordinaria capacità di interpretare ruoli intensi e variegati. Con una carriera che spazia dal teatro classico alla contemporaneità, Benedetti ha segnato ogni sua performance con una passione e un'immedesimazione uniche.
Nel corso della sua carriera, Francesca Benedetti ha avuto il privilegio di lavorare con alcuni dei più importanti registi del panorama teatrale e cinematografico, tra cui Luca Ronconi, Giancarlo Sepe, Marco Bellocchio e Andrea De Rosa, contribuendo alla realizzazione di produzioni che hanno lasciato un segno indelebile nel cuore degli spettatori.
Il dramma "Erodiade", diretto da Marco Carniti, rappresenta la sua ultima grande interpretazione. La pièce di Testori racconta la tragica e complessa figura di Erodiade, un personaggio che affonda le radici nella mitologia e nella storia, ma che, attraverso la scrittura potente di Testori, diventa simbolo di conflitti interiori e drammi universali.
Al Teatro Vascello di Roma saranno due serate-evento per consacrare la grande carriera di un'attrice musa di Giovanni Testori che scrisse il "Macbetto" (1974) cucendolo addosso alla sua personalità di fuoriclasse.
Francesca Benedetti, seduta su un trono rosso sangue simbolico di una finzione continuamente dichiarata dall'autore, affronta la scrittura testoriana facendosi carne e sangue di un personaggio controverso e trasgressivo come Erodiade, che oggi si fa vittima più che carnefice. Il Mito di Erodiade per Testori si fa corpo, metà Dio, metà donna scoprendo il lato ambiguo e fluido della sua virilità. Testori, uno degli autori più significativi del panorama letterario e teatrale italiano, esplora la figura biblica della madre di Salomè e la ribalta. Lo fa spostando ambizione e passione da Salomè a Erodiade. Quindi non più Salomè ma la madre Erodiade, ama e desidera la testa del Battista e usa la figlia per ottenerla; il suo fascino di adolescente è lo strumento perfetto per tessere un piano diabolico: ottenere la testa del Profeta spingendo Salomè nel letto di suo marito. Nella visione testoriana, Erodiade è messa al centro di uno scandalo politico e diventa protagonista di una storia d’amore che sa di orrore e carne. Erodiade è un pugno alzato contro il cielo, un grido strozzato in gola, forte, aspro, verso un interlocutore sfuggente, un Dio, un Cristo fatto uomo, divenuto amante. Una sinfonia di parole amare e allo stesso tempo sublimi, erotiche ed evocative, con le quali il poeta scava nel profondo, in perpetuo conflitto tra la sua sfrenata voglia di libertà di esprimersi e l'educazione cattolica di un Italia borghese, dove la blasfemia e la carnalità di Testori squarciano lo stomaco ed il cuore creando un conflitto di religione.
Lo spettacolo è realizzato in collaborazione con Casa Testori di Milano dove si possono vedere esposti i 72 disegni originali delle Teste del Battista.
(di Paolo Martini)